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Scimmie a dieta, nuova assurda ricerca anti cancro

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Ultimo aggiornamento

domenica 29 giugno 2014

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Per l’ennesima volta assistiamo a indagini scientifiche dalla dubbia utilità e decisamente obsolete nell’approccio metodologico e scientifico. Luigi Fontana, docente di Medicina e Scienze nutrizionali alla Washington University a St.Louis (Usa) e all'Università di Brescia, afferma che “La restrizione calorica senza dubbio è il metodo principe con cui mantenersi magri, soprattutto riducendo il grasso addominale, ed attualmente la più straordinaria e potente strategia per il mantenimento della buona salute e per la prevenzione del cancro''.

Sarebbero queste le strabilianti rivelazioni dei test condotti su animali? C’era bisogno di usare scimmie, allevate e stabulate per una vita che non è degna di essere chiamata tale, per scoprire che restringendo il carico calorico dell’alimentazione si può lavorare sull’insulina e sulle conseguenze che i dannosi sbalzi ormonali producono?

Questi sono dati noti da moltissimo tempo e, oltretutto, facilmente ricavabili da rigorose ed etiche sperimentazioni cliniche. Tenere a dieta delle scimmie quando il mondo si ammala di obesità e le merende dei bambini sono un tripudio di grassi e zuccheri raffinati, a quale logica risponde se non a quella di mercato?

Studi durati  25 anni su scimmie sottoposte a restrizione alimentare hanno evidenziato come la riduzione di apporto di calorie comporti un aumento della lunghezza della vita. Da questi studi è passato un quarto di secolo. L’approccio scientifico non può più essere così superficiale, è ora di dire basta a queste inutili violenze e cercare di condurre una ricerca davvero utile per l’uomo.

 

Michela Kuan, biologa responsabile LAV Vivisezione