L'importanza della collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio.
Quando hanno varcato la soglia di quella porta per la prima volta, le volontarie della LAV non avevano idea della drammaticità della condizione umana e animale di fronte alla quale si sarebbero trovate.
In un attimo, sono state catapultate in una storia di fragilità e di malattia, in cui la rabbia di vedere dei cani detenuti in un grave stato di incuria si univa alla tristezza per un uomo dilaniato da una malattia cominciata a livello puramente fisico e poi sfociata in squilibri mentali gravi.
La vicenda nasce richiesta di collaborazione con la Comunità di S. Egidio per una situazione che ci era stata raccontata come particolarmente critica e che vedeva coinvolti un ragazzo con una malattia neurodegenerativa e i suoi 6 cani.
Il sopralluogo è avvenuto in una calda giornata primaverile romana. Già entrando nel portone della palazzina, si avvertiva un odore forte e acre. Salendo le scale fino al secondo ed ultimo piano, l'intensità dell'olezzo aumentava fino a diventare insopportabile. La realtà che si sono trovate di fronte una volta entrate nell'appartamento superava qualsiasi sforzo di immaginazione.
Lo scenario era drammatico, il degrado igienico e sanitario raggiungeva livelli decisamente inaccettabili. La giovane cagnolina e i suoi 5 figli erano magri e provati dall'ambiente, ma quello che rincuorava le nostre volontarie era la gioia che mostravano per la loro presenza. Sono state travolte dall'entusiasmo di questa piccola famiglia di cani di tutti i colori: la mamma nero focata, un piccolo marrone chiaro, uno marrone scuro, uno nero, uno bianco con le macchie nere e una bianca con macchie marroni. La loro euforia contagiosa strideva con lo scenario circostante ma ci dava il coraggio di affrontare con un sorriso i passi successivi.
Quanto alla casa, uno spesso strato di escrementi e urina ricopriva tutte le superfici, dai pavimenti ai mobili, fino al piano cucina.
I cani non avevano a disposizione né acqua né cibo. Figuriamoci una cuccia. Appena aperto il rubinetto, la cucciola che abbiamo poi chiamato Avena si è lanciata nel lavandino per reidratarsi.
Piero (nome di fantasia) non avrebbe mai voluto essere artefice di tanta sofferenza verso i suoi animali. È stato colpito da una forma particolarmente rapida ed aggressiva della malattia di Huntington che si è presentata non solo con spasmi e movimenti incontrollati, ma con disturbi cognitivi e forti alterazioni psichiatriche. Una situazione che Massimiliano, l'operatore della Comunità di S. Egidio con cui abbiamo collaborato, ci ha presentato da subito come particolarmente grave per Piero e per chi lo circonda.
Piero aveva adottato mamma Quinoa circa un anno prima, quando era ancora in salute. Con lei, faceva lunghe passeggiate al parco sotto casa, nella periferia nord-ovest di Roma, dove un giorno si è riuscita ad accoppiare lontano dallo sguardo del suo umano.
Al momento del nostro intervento, avvenuto a fine aprile, i cuccioli avevano già 5 mesi. Ci è stato raccontato che Piero, non avendoli ancora fatti vaccinare per motivi economici e per paura che potessero contrarre virus pericolosi, aveva deciso di non farli uscire di casa neanche per i bisogni. Alla notizia, sia le volontarie presenti che le colleghe che seguivano la vicenda a distanza hanno avuto un groppo alla gola e sentito l'urgenza di regalare ai piccoli un nuovo inizio.
Piero era a suo modo sinceramente legato ai suoi cani da un profondo affetto e non è stato affatto semplice per i nostri partner della Comunità di S. Egidio fargli affrontare la fase della separazione, anche considerando l'irritabilità e gli scatti di aggressività connessi all'evolvere della sua malattia.
In altri casi, non avremmo esitato ad agire per vie legali in quanto la situazione in cui versavano i sei cani rientrava nella fattispecie dell'articolo 727 del Codice penale. Oltre a mancare l'elemento della volontarietà del reato, abbiamo preferito optare per un lavoro di collaborazione con i nostri partner della Comunità di S. Egidio, cercando di non causare un trauma da distacco troppo forte a Piero, pur rimanendo fermi nella nostra pretesa di liberare in tempi brevissimi tutti i cani da quella situazione.
Mamma Quinoa ed i suoi cuccioli sono stati trasferiti in strutture idonee e visitati dal medico veterinario dell'ambulatorio sociale della LAV, che li ha trovati magri ed in stato di lieve deperimento.
Non sono state necessarie terapie farmacologiche, anche se alcuni dei cuccioli devono seguire un percorso di recupero per risolvere problemi di insicurezza e ansia da separazione.
Quinoa e i suoi 4 figli maschi hanno già trovato casa, mentre per la piccola e dolcissima Avena rinnoviamo l'appello di ricerca di adozione in una famiglia che sappia farle superare le sue paure.
Auguriamo a Piero di riuscire ad affrontare la sua malattia con serenità con l'aiuto della famiglia e degli operatori della Comunità di S. Egidio.