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Senato approva divieto utilizzo temine latte per le bevande vegetali

Nuovo attacco del Governo al settore plant-based!

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giovedì 27 novembre 2025

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Area food

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È necessario che l’articolo 9 del Ddl venga abrogato integralmente

Nuovo attacco del Governo al settore plant-based e alla transizione alimentare. È stato infatti approvato in prima lettura al Senato il  Disegno di legge “Tutela Agroalimentare” presentato dal Governo come un passo avanti nella difesa del sistema agroalimentare italiano, della tracciabilità e della salute pubblica. Tuttavia, il testo contiene misure gravemente dannose, in particolare il riferimento alle denominazioni lattiero-casearie utilizzate per i prodotti plant-based.

Il Ddl introduce infatti pesanti sanzioni per l’uso di terminologie milk-sounding: una reiterazione del tentativo già portato avanti dal Ministro Lollobrigida in sede europea e rispetto al quale la Commissione UE aveva già ricordato che la tutela degli stessi termini è regolata dalla Direttiva 2006/114/CE.

Le misure previste mirano apertamente a ostacolare produzione, commercio e consumo di alternative vegetali ai latticini. Un obiettivo privo di reali motivazioni, se non quella di proteggere l’industria zootecnica. I consumatori che scelgono consciamente prodotti vegetali sono infatti in crescita in Italia: stando alle rilevazioni di YouGov Shopper l’acquisto di prodotti plant-based nel 2024 ha coinvolto più di 15 milioni di famiglie, raggiungendo una penetrazione assoluta del 59,3%Domiziana Illengo, responsabile Area Alimentazione Vegana LAV

Il provvedimento vieta l’utilizzo del termine latte e delle denominazioni lattiero-casearie per prodotti vegetali, prevedendo sanzioni amministrative da 4.000 a 32.000 euro, o pari al 3% del fatturato annuo, anche quando tali termini siano accompagnati da indicazioni chiare sull’origine vegetale del prodotto o da formulazioni negative.

Noi di LAV denunciamo l’impianto sanzionatorio, in quanto immotivato, sproporzionato e chiaramente orientato a ostacolare la diffusione di alternative etiche e sostenibili alle produzioni zootecniche: un mercato, quello dei “latti” e “formaggi” vegetali che nel 2024 ha valso 410 milioni di euro.

La volontà di arginare la diffusione di alimenti più sostenibili e rispettosi dei diritti animali è riprovevole e rappresenta un regalo all’industria zootecnica, timorosa di essere presto soppiantata, obiettivo per cui lavoriamo da anni e continueremo a farlo, da produzioni migliori sotto ogni punto di vista, quelle plant-based.

Questo accanimento normativo, inoltre, presentato come tutela del Made in Italy, finirà per danneggiare proprio i piccoli produttori indipendenti italiani: ancora una volta si difende un modello produttivo che ogni anno imprigiona e uccide oltre 630 milioni di animali, mascherandolo da tutela della “italianità”.

L’articolo 9, quello inerente alle denominazioni milk-sounding, è il più grave, ciononostante anche quanto predisposto relativamente alla pesca, dove la rimodulazione dell’impianto sanzionatorio per attività irregolari – esercizio senza licenza, pesca in zone o periodi vietati, catture oltre le quote consentite – rischia di indebolire l’effetto deterrente delle norme, determinando una pericolosa riduzione delle sanzioni.

È necessario che l’articolo 9 del Ddl venga abrogato integralmente, abbandonando la crociata ideologica contro le produzioni vegetali e concentrando invece l’attenzione legislativa sulle reali criticità del settore, incluse le condizioni gravemente inadeguate degli animali negli allevamenti e durante il trasporto, di cui non c’è menzione alcuna.