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Soppressi topi al "Negri Sud": LAV denuncia

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Ultimo aggiornamento

giovedì 03 aprile 2014

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Secondo quanto riportato dagli organi di stampa locale, centinaia di topi “da laboratorio” della Fondazione Mario Negri Sud, Centro di ricerche farmacologiche e biomediche di Santa Maria Imbaro (Chieti) sarebbero stati soppressi nei giorni scorsi a causa della mancanza di fondi per mantenerli. Altri 800 sarebbero stati invece trasferiti presso l’Università di Bari non si sa con quali autorizzazioni.

Sarebbero queste le drammatiche conseguenze della parziale chiusura della struttura di ricerca abruzzese.

“Se la notizia sarà confermata denunceremo i responsabili per uccisione ‘non necessitata di animali’, come previsto dall’articolo 544 bis del Codice Penale che prevede la reclusione fino a due anni - annuncia Gianluca Felicetti, presidente LAV - per questo chiediamo subito un’indagine agli organi di Polizia e ci candidiamo a trovare una sistemazione agli eventuali sopravvissuti. Chissà cosa ne pensa il professor Garattini, garante della struttura che con la casa madre di Milano è riuscita a ottenere lauti finanziamenti pubblici per la realizzazione del Mario Negri Sud. Chiediamo quindi che lo stabulario venga convertito in un Centro che si avvalga di metodi senza animali, come oltretutto previsto e voluto dalla legge internazionale e italiana che indica i metodi sostitutivi come prioritari rispetto al modello in vivo. La vera ricerca innovativa è anche finanziata con il Programma Horizon 2020 della Commissione Europea, un treno che l’Italia sta colpevolmente perdendo”. 

 

L’articolo di oggi pubblicato su “Il Centro” riporta anche una dichiarazione del direttore amministrativo della Fondazione Negri Sud, Tommaso Pagliani, secondo cui "...come istituto ci siamo premuniti di cercare di trovare una collocazione alle cavie, così come prevede la nuova normativa che sta per essere emanata su trattamento degli animali da laboratorio e che però non è ancora in vigore”. 

Il Decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26 però è entrato  in vigore il 29 marzo scorso, “qualora la soppressione fosse avvenuta in data successiva al 29 marzo, quindi, saremmo di fronte anche alla violazione della nuova normativa che regola la sperimentazione animale nel nostro Paese – dichiara Michela Kuan, responsabile LAV del settore vivisezione – che prevede il ‘reinserimento   in  un habitat adeguato o in un sistema di allevamento appropriato alla loro specie’, qualora non vi siano, tra gli altri requisiti, pericoli per ‘la sanità pubblica, la salute animale o l'ambiente”.

 

Photo credits: Alessandro Musicorio