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Moda: delusione per il decreto sulla transizione ecologica

Incoraggia l'uso di materiali animali che, in quanto tali, non sono sostenibili.

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lunedì 23 settembre 2024

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Il Ministero del Made in Italy penalizza le imprese italiane

Mentre la Settimana della Moda volgeva verso il momento più “sostenibile” della kermesse con l'assegnazione degli Sustainable Fashion Awards, il Ministero per le Imprese e il Made in Italy dava notizia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Misure per la transizione verde e digitale nella moda in attuazione della Legge 206/2023 “Made in Italy” e atteso da oltre 7 mesi.

Il Decreto per la transizione sostenibile nella moda è inefficace e fuorviante, perché innanzitutto non finanzia la ricerca e lo sviluppo di materiali sostenibili di nuova generazione nelle produzioni moda.

Finanzia invece le imprese affinché possano ottenere le certificazioni degli standard industriali che regolamentano le produzioni animali (dal Responsible Down Standard, all'Alpaca, il Mohair ecc.), come se l'acquisizione di tali “certificazioni” comportasse una maggiore “Sostenibilità” dell'impresa beneficiaria. Ciò in palese contrapposizione con le scelte che diversi brand moda hanno già assunto di dismettere in via definitiva l'approvvigionamento di alcuni materiali animali, come piume, angora o mohair, proprio perché considerati non sostenibili.

Il Decreto MIMIT stanzia ben 15 milioni di euro (5 milioni per il 2023, più altri 10 milioni per il 2024, in attuazione dell'art.11 “Misure per la transizione verde e digitale nella moda”, comma 2, L206/2023 “Made in Italy”), a favore di “imprese che intendono intraprendere percorsi di sviluppo atti a favorire la transizione ecologica e digitale del processo produttivo o dei prodotti o servizi offerti” (art.5 C1).

Si tratta di un aspetto assolutamente positivo e per la quale noi di LAV abbiamo avuto un incontro con il MIMIT e il Ministro Urso in persona proprio per condividere proposte a favore delle imprese italiane della filiera moda impegnate verso la produzione di “Next-Gen Materials”, materiali sostenibili di nuova generazione e animal-free.

I “percorsi di sviluppo” definiti e finanziati dal MIMIT includono, in positivo:

  • Attività di formazione (articolo 5 Comma 2 lettera a)
  • Servizi di Analisi di Life Cycle Assessment LCA (articolo 5 comma 2 lettera d)

e in negativo:

  • Implementazione tecnologie (come Blockchain, Internet of Things, ecc.) che vanno esclusivamente nella direzione della “tracciabilità” della filiera, non per una conversione più sostenibile (articolo 5 comma 2 lettera b)
  • Supporto all'ottenimento di certificazioni in materia ambientale, qualigli Standard “responsabili” delle filiere animali di “Piuma” e “Filati animali” (Responsible Animal Fibers; Responsible Mohair Standard; Responsible Alpaca Standard”; Responsible Down Standard”; Global Traceable Down Standard”; Responsible Wool Standard”), nonché il “Leather Working Group” (articolo 5 comma 2 lettera d)

Inoltre, tra i soggetti beneficiari non rientrano (come invece da noi proposto):

  • attività economiche come la ‘Coltivazione di piante per la preparazione di fibre tessili' (ATECO 01.16.00). Questo aspetto va a penalizzare le produzioni italiane, come per esempio quella del cotone biologico per la quale proprio negli ultimi anni si è visto in Puglia e Sicilia il reshoring di una filiera che sembrava scomparsa.
  • attività professionali, scientifiche e tecniche come la 'Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie' (ATECO 72.11.00) e la ‘Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle altre scienze naturali e dell'ingegneria' (ATECO 72.19.09), quindi anche le Università. All'estero c'è invece un grande interesse (che attira importanti capitali privati) nella ricerca e sviluppo di “cultivated leather” , la produzione di pelle animale in laboratorio (materiale che se da una parte potrà assicurare il futuro dell'industria conciaria sostenibile, dall'altra esclude in partenza tutte le esternalità negative come sfruttamento animale e impatto ambientale).

Ancora una volta una grande delusione.

Il Ministero del Made in Italy e delle Imprese, con questo provvedimento va a penalizzare proprio le imprese italiane mentre all'estero l'industria dei “next-gen materials” è in pieno fermento, come si evince dal database che abbiamo pubblicato nel nostro portale dedicato.


Nella foto:  da sinistra Simone Pavesi - responsabile LAV Moda Animal Free,  il Ministro Adolfo Urso e Gianluca Felicetti - Presidente LAV.