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Udine: prima udienza processo per maltrattamento anche con collare antiabbaio

Ci siamo costituiti parte civile.

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Ultimo aggiornamento

martedì 27 maggio 2025

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Messa alla Prova: un istituto che riteniamo inadeguato e insufficiente

Si è tenuta al Tribunale di Udine la prima udienza del processo relativo al maltrattamento di un cane, il cui umano è un addestratore, rinvenuto vagante in provincia di Udine con indosso un collare antiabbaio e in gravi condizioni di salute.

La cagnolina si trovava in grave stato di incuria: sporca, con nodi di pelo, affetta da neoplasia mammaria non curata e con collare elettrico, fissato al collo con un doppio giro di cinghia, che le aveva causato anche una lesione cutanea.

LAV, già identificata come persona offesa dalla Procura di Udine, si è costituita parte civile nel processo con l’avv. Maddalena Bosio.

L’addestratore, presente all’udienza, ha richiesto la Messa alla Prova, che è stata ritenuta ammissibile dal Giudice, il quale ha fissato la prossima udienza al 10 novembre per l'esame del relativo programma.

La Messa alla Prova è un istituto che noi di LAV riteniamo inadeguato e insufficiente per reati di questo genere. Non possiamo più tollerare che gli animali, vittime di simili violenze, non ottengano la giustizia che meritano.

A fine novembre la Camera dei Deputati ha approvato a maggioranza in prima lettura la proposta di legge “Modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali”, ma il testo presenta delle criticità, prima fra tutte un aumento delle pene così lieve da continuare a permettere di evitare i processi e la certificazione dell'uso della catena come strumento di coercizione contro i cani

Per questo  chiediamo all'Aula del Senato che domani voterà la nuova Legge contro i maltrattamenti di approvare i positivi emendamenti al testo per rendere davvero efficace la nuova normativa.   

Con la partecipazione a questo procedimento speriamo di ottenere un precedente significativo anche contro la pratica di utilizzo dei collari elettrici antiabbaio, che in virtù della stimolazione dolorosa sull’animale ne limitano e condizionano le reazioni spontanee.

Considerando che l'imputato è un addestratore, presumibilmente utilizzava questi strumenti per addestrare, essendone stati ritrovati diversi presso di lui.

Gli addestratori che utilizzano questi sistemi coercitivi sottomettono gli animali generando in loro paura, inibizione e danni fisici e psicologici. I veri professionisti cinofili si basano sulla conoscenza dell'etologia del cane, della corretta comunicazione e sulla relazione.Alessandra Ferrari, responsabile Area Animali Familiari LAV

Ph. L'Arena