Dalla frenesia della quotidianità milanese al ritmo diverso delle giornate orientate alla nuova vita degli animali nei Rifugi LAV.
Nella vita quasi nessuna delle cose importanti ti accade perché l’hai pianificata. Il destino non ti avverte; il destino è un tipo in impermeabile che sbuca da un vicolo e ti chiama con un ‘psss’ che magari neanche senti perché sei preso dal correre da o verso qualcosa di importante che hai cercato di pianificare.
Nella mia vita, essere Responsabile Rifugi LAV è esattamente una di quelle cose importanti che non avevo pianificato, è accaduta perché, per una volta, mi sono fermata ad ascoltare quel “psss” del destino.
Ho sempre amato gli animali più di quanto riuscissi a spiegare.
Sono cresciuta in un piccolo paese in Toscana, in una famiglia non
particolarmente animalista, e quando da adolescente ho deciso di diventare
vegetariana, poi vegana, nessuno sembrava capire perché. Da bambina sognavo di lavorare con gli animali, ma non sapevo bene come.
Poi la vita mi ha portata
altrove: una laurea in Economia e Management, un decennio di lavoro tra grandi
aziende e società di consulenza, e così meno di un anno fa vivevo a Milano,
immersa in un lavoro frenetico, a correre tra meeting, scadenze e
presentazioni. A fine 2024 stavo rivedendo la strategia di efficientamento
delle filiali estere di un grande gruppo bancario, quando mi sono accorta che la
mia quotidianità era lontana da ciò che mi faceva battere il cuore. Aspettavo
la fine delle giornate lavorative per poter andare a fare volontariato al
canile o per trascorrere un weekend in mezzo alla natura. Così concentrata sul
“prossimo passo” della carriera da aver dimenticato dove volessi andare. Poi, quasi per caso, mi sono imbattuta in un annuncio di
lavoro della LAV.
Ho lasciato Milano, e oggi vivo in campagna, in Umbria, a pochi minuti da dove stiamo costruendo il rifugio La Casa degli Animali. La mia giornata si divide tra attività manageriali — le stesse per cui mi sono formata — e momenti che mai avrei immaginato di vivere: tra animali salvati, storie di rinascita e gesti di cura quotidiana. Potrei passare la mattina a compilare un file Excel e il pomeriggio ad aiutare il veterinario a fare una lastra a una mucca, se mi chiamate al telefono, potrei rispondervi “ora non posso, sono in call” tanto quanto “ora non posso, sto dando le carote ai macachi”.
Le associazioni non-profit come la LAV sono un mondo complesso e straordinario, fatto di persone che arrivano da percorsi diversi ma che condividono una cosa: la scelta di non separare più passione e lavoro. Persone che danno il 100% perché sanno perché lo fanno — e per chi lo fanno. E se capita di lavorare qualche ora in più, di passare una notte in bianco con il veterinario o di rinunciare a una domenica o un giorno festivo perché c’è bisogno al rifugio (e gli animali non conoscono weekend), non lo si vive come un sacrificio, è semplicemente il prezzo — e il privilegio — di fare il LAVoro dei propri sogni.