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Nuova vittoria per gli animali. Condannato titolare Circo Medrano

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Ultimo aggiornamento

martedì 12 luglio 2016

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Il Tribunale di Padova ha condannato A.C., titolare del Circo Medrano a otto mesi, con sospensione della pena, per maltrattamento animali ai sensi dell’articolo 544 ter del Codice Penale perché “senza necessità, cagionava lesioni psico-fisiche ad animali anche esotici ricoverati presso lo stesso circo dato che li sottoponeva a comportamenti incompatibili con le loro caratteristiche etologiche”.

“Siamo molto soddisfatti – afferma la LAV, parte civile nel procedimento – questa sentenza rende finalmente giustizia agli animali coinvolti e rappresenta la conclusione dell’attività congiunta di più associazioni, iniziata a dicembre del 2012 durante l’attendamento del Medrano a Padova, quando i sopralluoghi effettuati dai volontari prima e le ispezioni ufficiali poi, rivelarono condizioni di detenzione assolutamente inadeguate alle caratteristiche etologiche degli animali al seguito del circo”.

La sinergia tra volontari della LAV di Padova e Guardie Zoofile LAC, supportati della sede nazionale LAV e dal materiale fornito da Animal Amnesty, frutto di precedenti investigazioni, permise infatti l’inizio del procedimento giudiziario.

Sconcertanti le condizioni di detenzione in cui furono trovati gli animali. Gli elefanti erano detenuti in ambienti spogli e privi di arricchimenti ambientali capaci di fornire stimoli, senza zone ombreggiate per il riposo, costretti a sopportare le gelide temperature invernali in ambiente senza riscaldamento, nonostante la normativa preveda almeno 15° di temperatura. Assenti anche lettiera o materiale assorbente, e luoghi per bagni d’acqua. Uno dei tre elefanti, inoltre, manifestava un atteggiamento stereotipato, dondolando incessantemente in avanti e indietro, indicatore di stress cronico e sofferenza.

Anche il canguro presentava comportamenti stereotipati provocati da una grave situazione di stress psicofisico, incrociando le zampe anteriori e stringendole allo sterno, talvolta utilizzandole per grattare la parte dorsale superiore dell’arto opposto. Le tigri, invece, erano segregate in gabbie allestite sull’asfalto senza alcun isolamento e protezione, e camminavano ossessivamente avanti e indietro lungo il perimetro della gabbia, mentre i rettili, ma anche ragni e scorpioni, erano prigionieri in teche sottodimensionate senza verde o rami per riprodurre l’habitat.

“Questa nuova condanna per maltrattamento animali a carico di un circo non può che confermare l’incompatibilità tra il rispetto delle caratteristiche etologiche degli animali e il loro uso come strumenti negli spettacoli. – prosegue la LAV – Le modalità di detenzione di questi animali sono assolutamente inadatte a garantire il rispetto delle caratteristiche delle specie in questione: un aspetto rilevante tanto sul piano etico, quanto dal punto di vista giudiziario”.

COMUNICATO INTEGRALE