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Vivisezione: in aumento scimmie catturate e destinate ai laboratori

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Ultimo aggiornamento

lunedì 09 marzo 2015

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Il traffico internazionale di primati destinati alla sperimentazione non accenna a diminuire e in Italia il ricorso alle scimmie è addirittura in aumento (come confermano i dati del Ministero della Salute).

I macachi sono tra le specie di primati più diffuse nei laboratori, nonostante essi appartengano alla lista delle specie protette dal CITES; inoltre, questi animali hanno una complessa struttura comportamentale e soffrono profondamente le condizioni di cattività. Non potendo facilmente riprodursi in cattività, spesso essi non provengono da allevamenti, ma vengono prelevati in natura, con gravi implicazioni sulla fauna locale e con il finanziamento di metodi violenti di cattura.

Le Mauritius sono uno dei principali bacini di fornitura di macachi, destinati a tutti i laboratori del mondo, soprattutto a quelli europei. Come se non bastasse, il numero degli animali esportati da questo Paese è incredibilmente aumentato, passando dalle 2.937 scimmie nel 2013, alle 8.991 nel 2014. 

Da anni, la Coalizione europea contro la vivisezione - ECEAE, di cui la LAV è rappresentante per l’Italia, è impegnata a chiedere la fine di questo orrore. Infatti, nel febbraio 2015, la Coalizione ha consegnato al Governo mauritano oltre 160.000 firme, per chiedere la fine di questo immorale commercio di vite, rispetto al quale non c’è stato, fino ad ora, nessun impegno né da parte delle Istituzioni locali né da parte di quelle internazionali, come dimostrato dalle statistiche sul traffico.

Doveroso ricordare anche lo scandalo legato ad una recente investigazione condotta dalla BUAV (Associazione inglese partner nella coalizione ECEAE) presso la Noveprim, il più grande stabilimento allevatore di macachi delle Mauritius, che ha smascherato centinaia di cadaveri, tra cui femmine gravide e cuccioli, ammassati come spazzatura, perché considerati “di troppo”.

Un concetto ben noto anche in Italia, grazie al processo contro la Green Hill S.r.l., che ha confermato come gli animali destinati alla vivisezione siano spesso considerati dagli allevatori, come “merce in vendita”, da sopprimere nel caso in cui siano “difettosi”, invece di essere doverosamente curati, come prescritto dalla Legge.

Michela Kuan
Responsabile Settore Vivisezione