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Xenotrapianti: morto in Cina paziente con fegato di maiale, ennesimo fallimento

Si tratta di una pratica che continua a ricevere fondi e che in Italia dovrebbe essere vietata.

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martedì 14 ottobre 2025

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Ricerca senza animali

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Organo modificato con 10 alterazioni genetiche mirate

È stato eseguito in Cina il primo xenotrapianto al mondo di fegato da un maiale a un uomo di 71 anni affetto da cirrosi correlata a epatite B e da carcinoma epatocellulare.

Il fegato ausiliario, quindi non sostitutivo ma di supporto a quello del paziente, ha funzionato per un mese, ma dal 38° giorno sono emersi i primi problemi. Il paziente ha sviluppato una microangiopatia trombotica, una complicazione grave associata a reazioni immunitarie e danni ai vasi sanguigni, tipica negli xenotrapianti.

Nonostante le terapie abbiano parzialmente contenuto la condizione, l’uomo ha successivamente sofferto di emorragie interne ricorrenti.

L’organo animale era stato modificato con dieci alterazioni genetiche mirate a ridurre il rischio di rigetto da parte del sistema immunitario umano e a migliorare la sicurezza della coagulazione del sangue: una pratica complessa e lunga che evidentemente non è stata sufficientemente efficace. L'esito negativo non stupisce, basti ricordare la recente morte di un altro paziente di 62 anni deceduto dopo il trapianto di rene suino a soli 2 mesi di distanza dall’intervento nonostante gli avessero promesso 2 anni di vita.

FALSE ASPETTATIVE E ILLUSIONI
Oltre le problematiche non risolte relative alla tecnica dello xenotrapianto di tipo immunologico (rigetto), virologico (retrovirus) e genetico (passaggio di materiale genetico dall’animale all’uomo), è necessaria un’accurata analisi e valutazione degli aspetti etici, psicologici e giuridici ad essa correlati sia per gli animali che per le migliaia di pazienti a cui si vendono false aspettative e illusioni. 

Noi di LAV da quasi 50 anni lottiamo contro lo sfruttamento animale, e mai come nel caso degli xenotrapianti, la follia di una pseudoscienza si mescola al dolore e l’orrore della vivisezione. La legge li aveva vietati in Italia fin dal 2017, ma continue proroghe hanno permesso che tali sperimentazioni continuino anche nel nostro Paese, arrivando a gennaio 2026!

Abbiamo più volte sottolineato a Ministri e all’intero Governo quanto tale divieto non solo abbia ripercussioni nella tutela degli animali, ma sia anche fondamentale per l’avanzamento della ricerca nel nostro Paese e la tutela della salute pubblica e non ci fermeremo!