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Mufloni del Giglio: condanniamo l’uccisione da parte del Parco dell’Arcipelago Toscano

Lo spostamento di 52 animali in oasi protette è la prova che l’alternativa al piombo c’era.

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Ultimo aggiornamento

martedì 27 settembre 2022

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Il piano della Regione Toscana prevede l’uccisione di 37 mufloni sulla parte dell’isola che non rientra nell’area protetta

Non c’è pace per i mufloni che vivono sull’isola del Giglio. Lo scorso anno il Parco dell’Arcipelago Toscano, in virtù di un progetto europeo, decise di ucciderli tutti perché non originari dell’isola. Poi, grazie alle proteste e a un successivo accordo con LAV e WWF, il Parco ha deciso la sospensione delle uccisioni. Grazie a questo sono in corso e proseguiranno ancora le attività di cattura e trasferimento in luoghi sicuri che hanno già salvato dalla morte decine di mufloni.

Ma ora è la Regione Toscana a esigere un tributo di sangue, avendo deliberato un piano venatorio che prevede l’uccisione di 37 mufloni sulla parte dell’isola che non rientra nei confini dell’area protetta.

Con questa decisione non viene tenuto in alcun conto il recente lavoro scientifico, pubblicato a luglio scorso sulla rivista scientifica Diversity che, indagando il DNA di quegli animali, li ha individuati portatori di un patrimonio genetico particolarmente prezioso perché riconducibile alla popolazione sarda – dalla quale i mufloni del Giglio in effetti provengono – ma nella sua caratteristica più ancestrale, non ancora “contaminata” da successivi incroci con altre specie, quali le pecore che popolano l’isola dei quattro mori.

Considerando che il muflone sardo è rigorosamente protetto dalla Legge nazionale sulla fauna selvatica, a differenza di quello “continentale” che è purtroppo specie cacciabile, e visto che da marzo la biodiversità di cui i mufloni specie protetta fanno parte è protetta addirittura dalla nostra Costituzione all’articolo 9 comma 3 abbiamo inviato una diffida legale urgente alla Regione Toscana, perché cancelli subito ogni ipotesi di uccisione degli animali presenti sull’isola del Giglio fuori dai confini del Parco. Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali Selvatici

Alla luce delle recenti scoperte scientifiche, l’intervento dei cacciatori sull’isola potrebbe configurare infatti una grave illegalità, considerato che nei confronti di colui che uccide anche un solo muflone sardo è prevista una sanzione penale che comporta l’arresto da tre mesi a un anno e un’ammenda che può arrivare a circa seimila euro. Per questo motivo la LAV ha inviato una diffida anche all’Ambito Territoriale di Caccia Grosseto 7, al quale è demandata l’uccisione degli animali, in modo che i cacciatori siano informati dei potenziali rischi giudiziari ai quali andranno incontro nel momento in cui dovessero dare esecuzione alla delibera regionale.

Il lavoro di ricerca sul DNA del muflone conferma infatti che l’uccisione degli animali che vivono al Giglio potrebbe comportare un danno anche ecologicamente irreparabile, andrebbe infatti a distruggere una popolazione con caratteristiche uniche, oramai quasi non più riscontrabili neppure nella popolazione sarda di origine.

Chiediamo con forza al Presidente Giani e all’Assessora Saccardi di fermare subito i cacciatori, siamo certi che non vogliano essere ricordati come i responsabili dell’estinzione di una popolazione di mufloni unica al mondo, contribuendo così a danneggiare irrimediabilmente la peculiare biodiversità del nostro Paese.LAV

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