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Incidenti, maltrattamenti, uccisioni: la quotidiana normalità dell'allevamento

Vite buttate e spezzate, abbiamo il potere di cambiare le cose, basta smettere di girarsi dall'altra parte.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 12 giugno 2025

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MaltrattamentiAnimali negli allevamenti

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La normalità del male

Stavolta arrivano dalla provincia di Mantova due notizie aberranti, ma purtroppo non sorprendenti. Un allevamento di polli è andato a fuoco, le fiamme sarebbero partite dalla zona dove c'è l'incubatrice dei pulcini. Dalle notizie si legge che “sono morti 25mila animali, ma almeno gli altri sono stati salvati”.

Ci deve essere un'enorme dissonanza cognitiva dietro a questo modo di dare la notizia, ma anche di leggerla, relegando 25mila pulcini morti ad un conteggio di danno, e rallegrandosi per i rimanenti (altre decine o centinaia di migliaia) che si sono salvati, ebbene sì, ma solo per finire macellati tra poche settimane (4 o 5 al massimo, età a cui un pollo “da carne” viene spedito al macello).

DI CHE SALVEZZA STIAMO PARLANDO?
Un destino comune a oltre 630 milioni di animali allevati in Italia ogni anno, fatti nascere con l'unica funzione di essere macellati, quindi uccisi in modo violento. E quindi di che salvezza stiamo parlando?È come se parlando di questi eventi ci fosse un filtro, imposto dalla rassegnazione che deve per forza essere così. O dalla visione dominante dove appare normale quello che non lo è, come confinare in capannoni industriali centinaia di migliaia di animali, al chiuso, ammassati, veri e propri tappeti di animali, che non hanno la minima possibilità di esprimere se stessi. Una vita di tortura.

Proviamo a fare un esercizio: sostituiamo la parola cane alla parola pollo. In molti Paesi del mondo anche i cani sono considerati cibo. In un allevamento di cani a causa di un incendio perdono la vita 25mila cani, ma per fortuna gli altri si sono salvati. E finiranno al macello tra poco. Attenzione in questo esercizio a non applicare il filtro del “ma là è diverso”. Qualunque Paese, qualunque specie, non cambia. Ogni animale è un individuo, un essere che sente gioia, dolore, paura, stress, che ha delle motivazioni per vivere e per come vivere. E noi, sistematicamente, agli animali rinchiusi negli allevamenti, di qualunque specie siano, togliamo tutto. Qualunque dignità, qualunque libertà.

IL TAGLIO DEL BECCO ‘A NORMA'...
Sempre dalla provincia di Mantova arriva la notizia che un allevatore di anatre è stato denunciato per maltrattamento, per aver tagliato il becco senza seguire quanto disposto dalla legge e infliggendo quindi ulteriori sofferenze a quelle che è già possibile infliggere agli animali.

Anche qui, pur accogliendo positivamente la notizia della denuncia, notiamo la narrazione: l'allevatore ha tagliato il becco senza rispettare la legge e detiene 21mila animali invece di 18mila. Quindi il racconto sembra implicitamente dire che 18mila animali rinchiusi e con un taglio del becco a norma, necessario per evitare che si feriscano a vicenda, va bene. Ma anche qui, è un mondo al contrario. Pensiamo siano accettabili cose che non lo sono, in una normalità distorta in cui la violenza e la prevaricazione sono considerati elementi essenziali di un sistema produttivo che invece deve e può cambiare.

NON SEMPRE CIÒ CHE È LEGALE È GIUSTO
Per concludere, una precisazione: la legge è importante, è fondamentale, ma non sempre ciò che è legale è giusto.
Lavoriamo proprio per questo, per cambiare le leggi e renderle sempre più espressione di un mondo che sia giusto per chiunque abiti questo pianeta. È un processo lungo e tortuoso, ma già da subito ciascuno di noi può iniziare a farsi domande e decidere di non contribuire più a tutta questa sofferenza.

Educhiamoci a vedere il singolo, non la massa.
A far emergere ciò che in fondo sappiamo già.
A non girarci dall'altra parte. A mettere in discussione il sistema e a cambiarlo, ognuno con i suoi mezzi e nelle sue piccole e grandi scelte quotidiane.

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