Home | Notizie | Chiude la stagione di caccia ma l’attacco alla fauna selvatica non conosce limiti

Chiude la stagione di caccia ma l’attacco alla fauna selvatica non conosce limiti

Non si ferma neppure la nostra lotta per affermare il diritto alla vita di tutti gli animali.

Leggi l'articolo

Ultimo aggiornamento

mercoledì 31 gennaio 2024

Topic

#selvatici #caccia #animalisottoattacco
Animali selvatici

Condividi

L'uccisione degli animali selvatici non si ferma mai

Oggi 31 gennaio si chiude la stagione di caccia 2023/24.

Come ogni anno il bilancio delle vittime di doppiette, carabine e archi è impossibile, ma stimato in decine di milioni di animali uccisi per soddisfare il sanguinario passatempo di una risicata minoranza di cittadini.
È impossibile conoscere il numero di animali realmente uccisi perché la rendicontazione è lasciata nelle mani degli stessi cacciatori e ciò crea un evidente conflitto d’interesse che svuota di ogni valore i dati riportati nei tesserini venatori.

Ma se la caccia degli animali selvatici è temporaneamente sospesa fino alla terza domenica di settembre, quando aprirà la prossima stagione venatoria, quello che non è affatto terminato è l’assalto della politica alle pur minime norme poste a tutela degli animali selvatici.

La compagine filo-venatoria, ampiamente rappresentata nella maggioranza parlamentare ma anche nell’opposizione, continua il suo lavoro di demolizione dei principi cardine della Legge quadro nazionale sulla tutela della fauna selvatica, aiutata in questo da un Ministro dell’agricoltura al pieno servizio delle associazioni venatorie e agricole e da un Ministro dell’Ambiente che da quando si è insediato si trova in costante stato di “coma vigile”.

L'UCCISIONE DEGLI ANIMALI SELVATICI NON SI FERMA MAI

A causa dell’esecuzione dei piani di controllo faunistico redatti dalle Regioni, l’attività dei cacciatori è costante tutto l’anno.

Volpi, cornacchie, gazze, ghiandaie, sono uccise a decine di migliaia, mentre non tocca sorte migliore ai cinghiali, perseguitati con il pretesto del contrasto alla diffusione della Peste Suina Africana, nel 2024 cadranno in 612.000 sotto i colpi dei cacciatori, eufemisticamente ribattezzati “bioregolatori” dal Commissario straordinario alla PSA.

La situazione è drammatica oramai ci troviamo in un regime di caccia permanente che non potrà che peggiorare ulteriormente a seguito del più grande attacco mai sferrato nei confronti della fauna selvatica, avviato con l’approvazione del famigerato emendamento “caccia selvaggiache ora consente l’ingresso dei cacciatori anche in parchi e città.

Ciò che fa temere ancora di più per il futuro degli animali selvatici è la sistematica, puntuale estromissione della scienza dalle valutazioni dell’impatto della caccia su animali e ambiente.

È per questo che il Ministro dell’agricoltura ha costituito il Comitato Tecnico Faunistico Venatorio, parificandolo successivamente all’ISPRA nelle valutazioni sui calendari venatori, nonostante solo uno dei suoi 17 componenti rappresenti il mondo scientifico, mentre la componente venatoria/agricola è costituita da ben sei elementi.

Ma c’è anche un progetto di Legge che vuole svuotare le competenze di ISPRA in materia venatoria, affidandole a “osservatori faunistici regionali” sottoposti alla vigilanza della Giunta Regionale, che dovranno esprimere pareri su atti emessi dalla stessa Giunta in tema di gestione della fauna selvatica, alimentando un fragoroso conflitto d’interessi a tutto beneficio dei cacciatori.

La politica nazionale ha dichiarato guerra agli animali selvatici

Il convegno organizzato da LAV per il 22 febbraio presso la Sala degli Atti Parlamentari del Senato, nel quale presenteremo la ricerca “La tutela degli animali nel nuovo articolo 9 della Costituzione”, rappresenta la nostra risposta: chiederemo l’intervento del Quirinale perché il legislatore sia richiamato al pieno rispetto dell’articolo 9 della Costituzione, quindi degli animali e del loro ambiente.