Divieti antiscientifici e manovre che favoreggiano l'industria della carne.
In Italia c'è il Ministro Lollobrigida, che si impegna in battaglie ideologiche a favore della zootecnia, in Ungheria il Ministro István Nagy, ed entrambi sono appassionati di divieti antiscientifici e manovre che favoreggiano l'industria della carne.
Forse ispirato dalla condotta italiana, il Ministro ungherese, nonostante a ottobre 2024 la Commissione Europea già avesse bloccato la sua proposta di legge per bandire la carne coltivata nel Paese, ci ha riprovato.
Questa settimana ha infatti presentato all'Assemblea Nazionale dell'Ungheria il medesimo provvedimento, che è stato votato e approvato con 140 voti a favore, 10 contrari e 18 astensioni, al fine di introdurre un divieto totale sulla produzione e la vendita di carne da coltivazione cellullare. In base alle nuove regole, sarà vietato produrre o commercializzare qualsiasi prodotto ottenuto da cellule o tessuti animali coltivati in laboratorio, tranne che per scopi medici e veterinari.
Ciò che emerge davvero da questa notizia è che il proibizionismo e l'ideologia sembrano essere l'unica cosa che con efficacia il Ministero dell'Agricoltura italiano riesce a promuovere con successo. Tra diffide a “caseifici” vegani, proposte di legge per bandire le terminologie evocative del latte usate per i prodotti vegetali, promulgazione di leggi antagoniste al progresso inapplicabili e in antitesi al diritto europeo (sì perché la Legge italiana 172/2023 contro la carne coltivata è stata respinta da Bruxelles, anche per non aver seguito il corretto iter di approvazione) e, in ultimo, promesse di battaglie contro “sughi alla carbonara” che minacciano la vera italianità, questo è come Lollobrigida si spende per promuovere la cultura alimentare italiana, invece di supportare uno sviluppo positivo per tutti.
Perché agire con coscienza, nel segno di veri obiettivi di sostenibilità e con l'intenzione di promuovere l'eredità agroalimentare italiana in un modo moderno e che guardi al futuro – quindi distaccandosi da un modello basato su sofferenza e morte per concentrarsi sulla transizione a produzioni vegetali – non permetterebbe di strizzare l'occhio ai produttori zootecnici e la loro lobby.
L'Ungheria potrà aver seguito l'esempio dell'Italia e chi governa il nostro Paese essere platealmente antagonista alla transizione del sistema alimentare e alle produzioni plant-based, ma i dati sulla diffusione dell'alimentazione vegana e sulle vendite di cibi vegetali parlano chiaro: i consumatori sanno cosa vogliono e sanno che lo vogliono sempre più vegetale.
Lo abbiamo rimarcato in occasione della presentazione alla COP30 delle linee d'azione per far fonte alla crisi climatica: una politica che non tenga in egual considerazione clima, diritti umani, diritti animali e salute pubblica è una politica fallimentare.
Scopri qui quanto costa all'Italia la produzione e il consumo di carne ogni anno