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Fur Free Europe: la Commissione Europea ha deciso di non decidere

Il nostro lavoro prosegue sul piano tecnico e, non appena si insedierà la nuova Commissione Europea, anche su quello politico per un?Europa senza pellicce.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 07 dicembre 2023

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Moda animal free

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Fur Free Europe: la Commissione Europea ha deciso di non decidere

Oggi, il Vice Presidente Esecutivo della Commissione Europea, Maroš Šefčovič, e la Commissaria alla Salute Stella Kyriakides, in conferenza stampa nell’ambito del 14mo meeting della Piattaforma UE sul Benessere Animale (EUPAW) hanno comunicato la risposta ufficiale della Commissione alla Iniziativa dei Cittadini Europei “Fur Free Europe”: nonostante l’esistenza di un vasto insieme di prove scientifiche, che concludono che il sistema di stabulazione negli allevamenti da pelliccia non può in nessun caso soddisfare le esigenze etologiche delle specie allevate, oggi la Commissione Ue ha comunicato di avere conferito mandato all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) per ulteriori valutazioni sul Benessere Animale.

Di fatto una non risposta all’Iniziativa, con la quale oltre 1,5 milioni di cittadini hanno chiesto di:
- vietare in Unione Europea l’allevamento di animali per la pelliccia (come già fatto da molti Stati membri);
- introdurre, per coerenza, un nuovo divieto europeo per il divieto di commercio e import di prodotti di pellicceria.

L’Iniziativa Fur Free Europe, di cui LAV è stata la promotrice insieme ad altre ONG europee, è stata un successo: in meno di 10 mesi abbiamo raccolto +1,5 milioni di firme validate; in 18 Stati Membri abbiamo raggiunto la soglia nazionale. La Commissione Ue non poteva ignorare questa istanza fortemente sostenuta dai cittadini. Tuttavia, la Commissione Europea ha deciso di non decidere e così non ha risposto alla precisa richiesta dei cittadini europei che hanno chiesto la fine dell’industria della pelliccia. Un’istanza che è già stata in parte accolta da numerosi Stati Membri che, come l’Italia, hanno già vietato a livello nazionale questi allevamenti; così come dalla stragrande maggioranza delle aziende della moda che si sono dotate, da anni, di una policy fur-free. Siamo convinti che EFSA concluderà questo Parere con le stesse evidenze già ampiamente denunciate in numerosi altri Pareri scientifici, ossia che gli allevamenti di pellicce non sono sostenibili e rispettosi delle esigenze etologiche degli animali. Siamo però preoccupati e arrabbiati per quei milioni di animali che, nel frattempo, continueranno ad essere sfruttati per la produzione di pellicce. Simone Pavesi, Responsabile LAV Moda Animal Free

EFSA dovrà valutare sul piano scientifico quale è l’impatto sul benessere animale degli attuali sistemi di allevamento di animali selvatici (quali visoni, volpi, cani procione e cincillà) e quali eventuali nuovi standard strutturali e gestionali potrebbero essere introdotti. Il Parere dovrà essere consegnato entro marzo 2025, e la Commissione Europea deciderà di conseguenza entro il marzo 2026.

Pur nella positiva considerazione che anche il Parere EFSA confermerà la insostenibilità degli allevamenti di pellicce, resta il limite di questo mandato: EFSA, infatti, concentrerà la propria attività sulle quattro specie allevate in UE: visoni, volpi, cani procioni e cincillà. Mentre la ICE “Fur Free Europe” chiede il divieto totale di allevamento, a prescindere dalla specie.

Il rischio è che, nel 2026, la Commissione Europea avvii una iniziativa legislativa per vietare l’allevamento di pellicce limitatamente a queste quattro specie; con il paradosso che, l’industria della pelliccia, grazie alla carenza di ulteriori evidenze scientifiche, potrà così dare inizio a nuove forme di allevamento di altre specie, come lo zibellino e ogni altro animale ritenuto commercialmente utile a fornire pellicce.

Negli allevamenti da pelliccia, animali selvatici quali visoni, volpi e cani procione, vengono tenuti in piccole gabbie, impossibilitati a soddisfare comportamenti naturali e uccisi esclusivamente a causa del valore della loro pelliccia.

Questi allevamenti rappresentano anche un rischio per la salute pubblica considerato che durante la pandemia di Covid-19 si sono registrati oltre 400 focolai di coronavirus SARS-CoV-2 in allevamenti di visoni (4 casi anche in Italia) e, attualmente, sono stati documentati oltre 60 focolai di Influenza Aviaria ad Alta patogenicità (H5N1) proprio in allevamenti di visoni, volpi e cani procione (dunque con spillover dagli uccelli selvatici ai mammiferi).

In Europa, ogni anno 8,6 milioni di animali vengono allevati e uccisi per la produzione di pellicce. 20 Stati membri, tra cui l’Italia, hanno già vietato totalmente o parzialmente l’allevamento di animali “da pelliccia” o implementato misure più severe per motivi di benessere degli animali, ambiente e salute pubblica.

L’appello a vietare gli allevamenti da pelliccia in Europa è stato sostenuto da eurodeputati di tutti gli schieramenti politici.

La pubblicazione del Parere Scientifico di EFSA è prevista a marzo 2025; la Commissione UE ha programmato una conseguente decisione entro marzo 2026. LAV insieme ad Eurogroup for Animals e al network Fur Free Alliance sta già lavorando per accelerare i tempi e far sì che l’Industria della Pelliccia chiuda i battenti il prima possibile e per sempre. Il benessere degli animali negli allevamenti di pellicce non può essere migliorato, l’unica opzione è un divieto totale. Simone Pavesi, Responsabile LAV Moda Animal Free