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La Spezia: famiglia di cinghiali bloccati all'interno di un parco cittadino

Concluse le operazioni di sterilizzazione dei cinghiali in collaborazione con l’Università di Torino. Chiediamo al Ministro della Salute Schillaci di poter trasferire gli animali in un rifugio sicuro.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 22 dicembre 2022

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Avviate le sterilizzazioni dei cinghiali della Spezia in collaborazione con l’Università di Torino

Era il 26 agosto scorso quando, dopo quasi un mese di mobilitazione di animalisti e associazioni, i 9 cinghiali (2 femmine adulte e 7 piccoli) rinchiusi in un parco urbano di La Spezia e destinati ad essere macellati, grazie alla mediazione della LAV venivano catturati e traslocati in un recinto individuato dalla Regione Liguria in provincia di La Spezia.

Purtroppo, poche settimane dopo il salvataggio, abbiamo dovuto registrare la scomparsa delle due femmine adulte, prontamente denunciata presso le autorità competenti che però, a oggi, non sono riuscite a fare chiarezza sul destino degli animali.

A fronte dell’evidente mancanza di sicurezza del recinto, a novembre era stata individuata la disponibilità all’accoglienza di tutti i cinghiali presso un rifugio in Toscana. La Regione Liguria aveva dato il suo nulla osta alla traslocazione che però è stata impedita dall’ASL competente toscana con il pretesto del rischio di diffusione della Peste Suina Africana, per la quale i cinghiali sono già stati testati e risultati negativi. A fronte del muro eretto dalla Regione Toscana, la LAV ha subito contattato il Ministro della Salute chiedendo un suo intervento per sbloccare la situazione, che è in tutta evidenza fortemente insicura per gli animali.

Avevamo comunque promesso che ci saremmo presi cura di loro e quindi, oltre alla ricerca di una nuova destinazione, proprio ieri sono cominciate le operazioni di sterilizzazione dei cinghiali, allo scopo di evitare riproduzioni indesiderate, che nel breve volgere di qualche mese e a causa dell’alta prolificità della specie, avrebbero reso il recinto che li ospita ancora più inadeguato. Massimo Vitturi, Responsabile LAV Animali Selvatici

L’operazione, cominciata nelle prime ore del mattino di mercoledì, ha visto il coinvolgimento di una ventina di persone fra professionisti e volontari, nonostante le pessime condizioni atmosferiche e la pioggia durata tutta la giornata. Il Centro Animali Non Convenzionali dell’Università di Torino è intervenuto con la sua clinica mobile e ben 5 veterinari, inoltre sono stati coinvolti 3 professionisti nell’uso del fucile per la telenarcosi oltre a una decina di volontari che hanno collaborato alle catture degli animali.

I primi due cinghiali sono stati sterilizzati tramite laparoscopia, limitando quindi al massimo qualsiasi rischio post-operatorio e sottoposti ad indagini cliniche che ne hanno confermato l’ottimo stato di salute. Le attività di sterilizzazione termineranno a breve, distribuite nel corso delle prossime settimane al fine di ridurre al minimo lo stress patito dagli animali.

Ora la nostra priorità si concentra sul trasferimento degli animali in una nuova sistemazione che ne garantisca la sicurezza fino a fine vita naturale. Purtroppo, però, le recenti disposizioni introdotte per il contenimento della Peste Suina Africana non aiutano la ricollocazione dei cinghiali, imponendone il divieto allo spostamento sul suolo nazionale con destinazioni diverse dal macello.

Si tratta di una situazione assurda per gli animali che stiamo accudendo, perfettamente sani, risultati tutti negativi alla Peste Suina Africana e che vivono in una situazione di isolamento garantito da un recinto alto quasi due metri in una provincia che non ha registrato alcun caso di positività, chiediamo perciò che il Ministro della Salute, Schillaci, autorizzi lo spostamento degli animali in un rifugio sicuro come già richiesto con la nostra lettera inviatagli lo scorso 2 dicembre. LAV

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