Avviate le sterilizzazioni dei cinghiali della Spezia in collaborazione con l’Università di Torino
Era il 26 agosto scorso quando, dopo quasi un mese di mobilitazione di animalisti e associazioni, i 9 cinghiali (2 femmine adulte e 7 piccoli) rinchiusi in un parco urbano di La Spezia e destinati ad essere macellati, grazie alla mediazione della LAV venivano catturati e traslocati in un recinto individuato dalla Regione Liguria in provincia di La Spezia.
Purtroppo, poche settimane dopo il salvataggio, abbiamo dovuto registrare la scomparsa delle due femmine adulte, prontamente denunciata presso le autorità competenti che però, a oggi, non sono riuscite a fare chiarezza sul destino degli animali.
A fronte dell’evidente mancanza di sicurezza del recinto, a novembre era stata individuata la disponibilità all’accoglienza di tutti i cinghiali presso un rifugio in Toscana. La Regione Liguria aveva dato il suo nulla osta alla traslocazione che però è stata impedita dall’ASL competente toscana con il pretesto del rischio di diffusione della Peste Suina Africana, per la quale i cinghiali sono già stati testati e risultati negativi. A fronte del muro eretto dalla Regione Toscana, la LAV ha subito contattato il Ministro della Salute chiedendo un suo intervento per sbloccare la situazione, che è in tutta evidenza fortemente insicura per gli animali.
Avevamo comunque promesso che ci saremmo presi cura di loro e quindi, oltre alla ricerca di una nuova destinazione, proprio ieri sono cominciate le operazioni di sterilizzazione dei cinghiali, allo scopo di evitare riproduzioni indesiderate, che nel breve volgere di qualche mese e a causa dell’alta prolificità della specie, avrebbero reso il recinto che li ospita ancora più inadeguato.
L’operazione, cominciata nelle prime ore del mattino di mercoledì, ha visto il coinvolgimento di una ventina di persone fra professionisti e volontari, nonostante le pessime condizioni atmosferiche e la pioggia durata tutta la giornata. Il Centro Animali Non Convenzionali dell’Università di Torino è intervenuto con la sua clinica mobile e ben 5 veterinari, inoltre sono stati coinvolti 3 professionisti nell’uso del fucile per la telenarcosi oltre a una decina di volontari che hanno collaborato alle catture degli animali.
I primi due cinghiali sono stati sterilizzati tramite laparoscopia, limitando quindi al massimo qualsiasi rischio post-operatorio e sottoposti ad indagini cliniche che ne hanno confermato l’ottimo stato di salute. Le attività di sterilizzazione termineranno a breve, distribuite nel corso delle prossime settimane al fine di ridurre al minimo lo stress patito dagli animali.
Ora la nostra priorità si concentra sul trasferimento degli animali in una nuova sistemazione che ne garantisca la sicurezza fino a fine vita naturale. Purtroppo, però, le recenti disposizioni introdotte per il contenimento della Peste Suina Africana non aiutano la ricollocazione dei cinghiali, imponendone il divieto allo spostamento sul suolo nazionale con destinazioni diverse dal macello.
Si tratta di una situazione assurda per gli animali che stiamo accudendo, perfettamente sani, risultati tutti negativi alla Peste Suina Africana e che vivono in una situazione di isolamento garantito da un recinto alto quasi due metri in una provincia che non ha registrato alcun caso di positività, chiediamo perciò che il Ministro della Salute, Schillaci, autorizzi lo spostamento degli animali in un rifugio sicuro come già richiesto con la nostra lettera inviatagli lo scorso 2 dicembre.
A fronte di questo triste evento che ha comportato la morte di un piccolo, non dobbiamo comunque dimenticare che gli altri otto cinghiali stanno bene e si sono ambientati nella nuova area che li ospita, dopo un’operazione di salvataggio unica nel suo genere, mai accaduta fino a oggi, perché in situazioni analoghe le autorità hanno sempre deciso di uccidere i cinghiali.
Gli animali stanno bene nei 30mila metri quadri di bosco recintato a loro dedicati. Mi raccomando, alza l’audio per vedere il video!
Grazie a una delle foto-trappole che abbiamo posizionato e che ricordiamo sono assolutamente innocue per gli animali, abbiamo ripreso le immagini della famiglia di animali nel pieno delle loro attività notturne.
Trattandosi di peste suina (PSA) e visti i motivi di salute pubblica in gioco, il Commissario straordinario alla Peste Suina Africana è stato l’ente che ha deciso la destinazione degli animali nonostante le nostre proposte in altre aree della Liguria, perché il trasferimento degli animali avrebbe comportato l’attraversamento della zona rossa istituita nella provincia di Genova. Non risulta a LAV, per altro, che altri abbiano mai proposto luoghi alternativi.
Gestire in maniera diretta l’area boschiva di circa 30 mila metri quadri, una porzione sufficiente ai loro bisogni etologici vitali, permetterebbe di poterla rendere ancora più sicura e accogliente sia verso la famiglia di 8 cinghiali, ma anche verso l’esterno, nel pieno rispetto delle normative in tema di bio-sicurezza.
Le operazioni di trasferimento hanno visto l’impegno di personale estremamente professionale e competente: agenti della vigilanza regionale, medici veterinari dell’ASL5, Carabinieri Forestali e agenti della Polizia Locale che, tutti assieme, hanno garantito che le operazioni si svolgessero nel più breve tempo possibile, limitando così lo stress e quindi i rischi per la vita e la salute degli animali. Alle operazioni ha partecipato un veterinario designato dalla LAV come esperto.
LAV aveva indicato un rifugio come luogo definitivo di accoglienza di questi animali ma le autorità sanitarie non hanno accolto favorevolmente la nostra proposta per ragioni di prevenzione sanitaria della peste suina, poiché sarebbe stato necessario transitare nella provincia di Genova attualmente zona rossa per la PSA. La scelta del luogo quindi è stata operata da Regione e autorità locali. Il luogo non verrà divulgato per garantire la sicurezza di questi animali ed evitare che malintenzionati che non volevano la salvezza di questi animali possano creare ritorsioni. Durante le operazioni di salvataggio dei 9 animali, uno dei cuccioli a cui non era stata effettuata narcosi è deceduto. Attendiamo gli esiti dell’autopsia per conoscere le cause della morte.
L'incontro ha messo nero su bianco la volontà del Presidente Toti, del Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini di concerto con il commissario Ferrari, e la decisione di non voler uccidere i cinghiali ma di attivare un trasferimento entro questa settimana della famiglia di suidi verso un rifugio in provincia della Spezia.
“Siamo soddisfatti di come si è risolta la situazione: tutte e tutti i volontari, le associazioni da tutta Italia che hanno vigilato sulla vita di questi animali hanno contribuito ad un esito positivo. Le istituzioni hanno saputo ascoltare e decidere per il bene di tutti” ha dichiarato Massimo Vitturi, Responsabile Animali Selvatici LAV a chiusura dell’incontro in Regione.
“Siamo orgogliosi e felici che finalmente stia prevalendo il buon senso in tutta questa vicenda” ha dichiarato Gianluca Felicetti, Presidente LAV. “La quotidiana e attenta mobilitazione di cittadine, cittadini e associazioni da tutta Italia ha fatto sì che i riflettori non si spegnessero su Spezia e ha spianato la strada ad un primo grande successo per assicurare a questi animali una vita degna di essere vissuta” ha concluso Felicetti.
Siamo felici che il Sindaco della Spezia con il suo Assessore all’ambiente, abbiano deciso di impedire l’uccisione dei cinghiali, ma ora è necessario che sia la Regione a fornire l’indicazione definitiva per la destinazione degli animali dando un chiaro indirizzo perché siano affidati a un rifugio indicato dalla LAV.
Nessuna legittimazione all’azione cruenta o al sequestro può derivare dalla presenza della PSA, poiché il territorio interessato non risulta compreso nell’area infetta, ciò significa che un’eventuale misura di prevenzione o controllo cruenta nei confronti di questo nucleo di cinghiali deve ritenersi assolutamente illegittima.