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Covid e visoni: aumentano i focolai negli allevamenti europei

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Ultimo aggiornamento

martedì 17 novembre 2020
Foto di AP

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Individuati altri 4 focolai in Grecia e che si aggiungono al primo segnalato solo pochi giorni fa; e almeno 16 lavoratori risultano anch’essi infettati.

In Svezia i focolai accertati sono passati da 1 allevamento infettato (segnalato il 23 ottobre all’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale) a 13

I focolai accertati in Danimarca (dove il governo ha già assunto la decisione di abbattere 17 milioni di visoni e vietare l’allevamento per almeno tutto il 2021) sono quasi triplicati in un solo mese (283 ad oggi contro i 101 del 16 ottobre).

Anche la Polonia (che con 6 milioni di visoni è il terzo produttore mondiale di pellicce dopo Cina e Danimarca) finalmente questa settimana ha deciso di avviare uno screening con test diagnostici.

In Italia in questi giorni sono in corso test diagnostici in almeno un allevamento di visoni, ma solo dopo che abbiamo denunciato violazioni da parte di operatori alle minime disposizioni di biosicurezza. 

Nonostante la evidente ed inarrestabile diffusione del coronavirus tra i visoni di tutta Europa, e con alcuni casi positivi anche in Italia già ad agosto (episodio che abbiamo reso pubblico lo scorso ottobre), e nonostante i documentati casi di salto di specie uomo-visone-uomo con un virus mutato (fatto segnalato anche dall’Agenzia Europea per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, ECDC, nella Valutazione Rapida del Rischio rilasciata il 12 novembre), il Governo italiano non ha ancora dato alcun segnale di volere chiudere definitivamente questi allevamenti.

L’allevamento di visoni per la produzione di pellicce oltre che essere crudele per gli animali è oggi anche pericoloso per la salute pubblica. L’inerzia del governo è irresponsabile.