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Uno dei fratelli Bianchi a processo per uccisione di animali: siamo parte civile

Avevamo denunciato il comportamento nel 2021: alla prima udienza abbiamo depositato la richiesta di costituzione come parte civile. Siamo stati ammessi.

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 20 ottobre 2021

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Caso Fratelli Bianchi e torture sugli animali: presentiamo denuncia!

Sta suscitando molto clamore la notizia relativa ai fratelli Bianchi, accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, che ha avuto luogo a Colleferro (Roma) nel settembre 2020, secondo la quale nei loro cellulari sarebbero state trovate immagini che mostrerebbero i due agire con atti di crudeltà nei confronti di animali indifesi, uccisi per gioco e per sadico divertimento.

Fatti che, qualora trovassero conferma, rappresenterebbero crimini da perseguire in modo esemplare, oltre a confermare la personalità violenta e criminale dei due fratelli.

Noi di LAV, tramite il nostro ufficio legale, assistiti dall'avvocato Maurizio Mazzi del foro di Roma, abbiamo presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Velletri con la quale chiediamo che i due siano mandati a giudizio anche per il reato di uccisione e di maltrattamento di animali.

“Nel giorno dell’udienza in Corte d’Assise, esprimiamo la nostra piena solidarietà alla famiglia di Willy. La denuncia che abbiamo presentato è un atto dovuto, verso le vittime di ogni violenza. In questo caso, animali indifesi che, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero stati sottoposti a torture e crudeltà. Non possiamo lasciare impuniti questi crimini, e chiediamo che anche gli animali vengano finalmente riconosciuti come vittime, parte offesa a tutti gli effetti. A ciò si aggiunge la necessità di inasprire le sanzioni per i delitti contro gli animali, sbloccando l’esame della nuova Legge, ferma colpevolmente da tantissimi mesi nella Commissione Giustizia del Senato, e di attuare efficaci politiche di prevenzione di tali reati”. Gianluca Felicetti, Presidente LAV

Tali fatti dimostrano ancora una volta la necessità di inasprire le sanzioni per i delitti contro gli animali - sbloccando l’esame della nuova Legge, ferma colpevolmente da tantissimi mesi nella Commissione Giustizia del Senato - e di attuare efficaci politiche di prevenzione di tali reati.

Non possiamo lasciare impuniti questi crimini e rinnoviamo la nostra piena solidarietà a Willy e alla sua famiglia, vittime della stessa efferata violenza.

Perché è il momento di considerare gli animali maltrattati come vittime?

Questa notizia ha creato un moto di sdegno con seguito di commenti che sottolineano il rapporto tra violenza contro gli animali e violenza contro le persone, come se fosse un dato nuovo, una novella scoperta scientifica che illumina definitivamente la questione.

In realtà l’idea di un legame tra la violenza esercitata a danno di umani e la violenza contro gli animali non è nuova. Fin dall’antichità filosofi, scrittori, studiosi e ricercatori hanno teorizzato e parlato di tale collegamento.

Del resto, la saggezza comune ritiene che se qualcuno tratta male gli animali sarà propenso a trattare male anche le persone. Questo concetto ha accompagnato gran parte del pensiero occidentale che ha analizzato la condotta degli uomini nei riguardi degli altri animali e le conseguenze etiche, sociali e giuridiche che ne derivano.

La stessa normativa sulla tutela penale degli animali del nostro Paese – Dei delitti contro il sentimento per gli animali - affonda le radici nella visione secondo la quale il maltrattamento di animali è scuola di crudeltà per gli uomini, in ossequio all’assunto che occorre vigilare sugli abusi a danno di animali per prevenire quelli agiti nei riguardi degli umani.

Manco a dirlo, pura visione antropocentrica e specista che lascia trapelare chiaramente che la preoccupazione non è tanto per la vittima animale quanto per quella umana: gli interessi della specie umana sono anteposti a quelli delle altre specie anche solo per la mera possibilità che da una condotta a delinquere a danno di animali vi possano essere conseguenze a danno degli uomini.

Fortunatamente è intervenuta la Cassazione a mettere nella giusta direzione la cosa: gli animali sono esseri senzienti e vanno protetti nella loro integrità psicofisica.

Resta il fatto che, in un’ottica antispecista, il maltrattamento di animali è pericoloso socialmente a prescindere delle conseguenze che ne possono derivare per l’uomo, poiché mette in pericolo e offende i diritti di un componente di una comunità intesa come non limitata alla specie umana: gli animali, appunto.

La pericolosità va valutata per il danno fatto alla vittima animale. Nella nostra visione, nel concetto di società, di comunità sociale, entrano a pieno titolo anche gli altri animali, e, nel momento in cui vengono colpiti gli interessi di uno di essi, viene offesa innanzitutto la vittima animale, ma anche l’intera società.

Ma, cosa più importante, viene offeso un essere senziente nella sua integrità psicofisica, nei suoi interessi individuali e di specie, nella sua capacità di “sentire se stesso”, di “rappresentarsi” e di rapportarsi con ciò che lo circonda.

Ogni 58 minuti in Italia viene denunciato un reato a danno di animali, e questo dato rappresenta solo una minima parte dei reati realmente consumati. Migliaia di vittime silenziose. C’è da chiedersi perché una valanga quotidiana di tale sofferenza, violenza, crudeltà passi perlopiù inosservata, senza suscitare clamore, mentre il ritrovamento di immagini violente apre il dibattito.

Una risposta la possiamo trovare in Arthur Schopenhauer quando sentenziava sul “cattivo argomento secondo cui la crudeltà verso gli animali conduce alla crudeltà verso gli uomini; come se soltanto l’uomo fosse un oggetto diretto di dovere morale e l’animale soltanto un oggetto indiretto in sé essendo niente altro che una cosa!

È il momento di considerare l’animale maltrattato come vittima e di attuare politiche giudiziarie ispirate a tale principio. Questo, per noi, è il bene da tutelare, prima di ogni altra considerazione. Ciro Troiano,  Responsabile Osservatorio Zoomafia