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Caso Genta: un anno per maltrattamento e esercizio abusivo professione

Siamo soddisfatti per la condanna ma la pena non è commisurata alla gravità delle azioni.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 15 maggio 2025

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Ricorreremo in appello perché sia giudicato colpevole anche per uccisione di animali

Oggi presso il Tribunale di Pavia l’ex veterinario Giuseppe Genta, già condannato nel 2017, radiato dall’Ordine nel 2015 e detenuto in carcere per il reato di violenza sessuale, è stato nuovamente condannato in primo grado ad un anno per i reati di esercizio abusivo della professione veterinaria e per maltrattamento di animali, oltre al risarcimento per le parti civili (LAV e L’ordine dei Medici Veterinari).

L’uomo, infatti, dopo la condanna in via definitiva pronunciata dalla Cassazione, aveva continuato ad approfittare della scarsa disponibilità economica delle persone che si rivolgevano a lui per curare i propri animali. Tanto che LAV, grazie all’attività della sua sede di Oltrepò Pavese, che ha consentito di raccogliere numerose prove, nel luglio 2021 depositò una denuncia che consentì di aprire un nuovo fascicolo di indagine sulle condotte illecite di Genta.

Il caso più eclatante contestato a Genta è stato quello che ha coinvolto la cagnolina Cocò. A causa di un intervento di sterilizzazione eseguito in maniera errata e in condizioni igienico-sanitarie pessime sul tavolo della cucina di un’abitazione privata, la cagnolina aveva sviluppato una gravissima infezione interna, che l’ha letteralmente mangiata viva facendola agonizzare per quattro mesi, durante i quali Genta aveva minimizzato le sue condizioni, fino a portarla alla morte.

Oggi eravamo in aula per assistere alla lettura della sentenza e siamo soddisfatti che due dei tre reati contestati siano stati riconosciuti, pur comminando una pena troppo esigua rispetto al dolore che Genta ha causato a molti cani e gatti e alla gravità ulteriore che ha caratterizzato il suo agire proprio in quanto veterinario, nel pieno disprezzo del codice deontologico di quella che era la sua professione e della radiazione che aveva seguito la sua prima condanna. Ricorreremo in appello affinché venga giudicato colpevole anche per il reato di uccisione di animali, perché la drammatica morte di Cocò, di cui abbiamo portato due gigantografie fuori dall’aula per mostrare come era stata ridotta da Genta, è direttamente collegata non solo alla sua imperizia e al totale spregio di ogni corretta procedura veterinaria, ma anche al cinismo e al disinteresse con cui ha ignorato la sua sofferenza e impedito che si salvasse.Jennifer Ravetta, Responsabile della sede LAV Oltrepò Pavese


Casi come questo evidenziano la necessità di poter contare su una normativa che funga de reale deterrente per i reati a danno degli animali e al tempo stesso li punisca adeguatamente.

 A fine novembre la Camera dei Deputati ha approvato a maggioranza in prima lettura la proposta di legge “Modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali”, ma il testo presenta delle criticità, prima fra tutte un aumento delle pene così lieve da continuare a permettere di evitare i processi e la certificazione dell'uso della catena come strumento di coercizione contro i cani.

Chiediamo ai Senatori della Commissione Giustizia, dal relatore Potenti alla Presidente Bongiorno, che hanno questo tema all’Ordine del Giorno, di approvare la nuova Legge con le modifiche positive necessarie

Si ringrazia l’avv. Barbara Citterio del Foro di Pavia per l’assistenza legale.