Non lasceremo nulla di intentato e cercheremo in ogni modo di salvare i lupi.
È stato messo a segno un primo importante passo per salvare i due lupi
della Val Venosta, condannati a
morte dal presidente della Provincia di Bolzano, grazie al ricorso che noi di LAV depositato questa notte - con ENPA e LNDC Animal Protection - contro l'ordine esecutivo
di abbattimento autorizzato da Arno Kompatscher, che avrebbe potuto porre fine
alla vita dei due animali oggi stesso.
Il fatto che il presidente abbia subito accolto la richiesta di sospensiva dell'uccisione, contenuta nel ricorso convocando per l'8 agosto la Provincia autonoma di Bolzano e il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica per avere chiarimenti, significa che le motivazioni portate da noi associazioni a favore dell'annullamento dell'ordinanza sono importanti oltre che fondate, d'altro canto, simili a quelle che hanno invalidato altre uccisioni analoghe lo scorso anno, sospese perché presentavano le medesime criticità.
Come associazioni riteniamo che la Provincia non disponga di dati certi ed aggiornati sulla consistenza numerica e sullo stato di vitalità̀ genetica della popolazione di lupi presente sul suo territorio. La quasi totalità̀ delle 1459 malghe della zona - riporta il ricorso - sarebbe destinata all'alpeggio di mandrie di bovini, legittimando la pratica del pascolo brado senza ricovero e guardiania degli animali con possibile autorizzazione di uccisioni di lupi nel caso in cui vengano segnalati almeno due casi di predazione di bovini nell'arco di quattro mesi.
Inoltre, non si evincerebbero nemmeno i criteri di individuazione delle possibili misure alternative all'uccisione di un numero indeterminato di lupi sul territorio provinciale, quali la cattura.
Fucilare due lupi a caso perché alcune pecore incustodite sono state predate è una decisione assurda, antiscientifica, figlia di pregiudizi e di una chiara scelta politica fondata sull'ideologia venatoria e sulla ragione del più forte una vendetta che non ha nulla a che vedere con la tutela degli animali allevati.
Il ricorso pone anche l'accento sull'esclusione a priori dell'attuabilità in tutte le zone di pascolo protette delle principali misure di protezione degli animali allevati, riconosciute come maggiormente efficaci dalla letteratura scientifica (recinzioni elettrificate, presenza dei pastori e cani da guardiania), generando l'uccisione di un numero indeterminato di lupi a fronte del raggiungimento del numero prefissato di eventi di predazione in un determinato arco di tempo.
In aggiunta non è dato sapere in concreto sulla base di quali dati sia stata ravvisata la gravità dei danni accertati nei pascoli di riferimento e, soprattutto, se sia stata appurata l'impraticabilità o l'inefficacia delle misure alternative all'uccisione: il tema delle misure di prevenzione e protezione delle greggi e delle mandrie sarebbe stato affrontato, quindi, in modo alquanto superficiale oltre al fatto che, allo stato attuale, deve ritenersi immutato, nell'ordinamento italiano, il regime di stretta tutela della specie Canis lupus.
Insieme alle altre associazioni accogliamo con favore la richiesta di approfondimenti fatta dal presidente e confidiamo sul fatto che nessuna documentazione potrà scalfire le nostre concrete e strutturate argomentazioni, che dovranno condurre a una sospensione definitiva in vista dell'udienza collegiale del 9 settembre.