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Uccisione F36: si aprirà il processo nei confronti dei cacciatori indagati per la sua morte

Grazie al nostro intervento il procedimento non è stato archiviato, ora chiediamo giustizia per l’orsa e per il suo cucciolo reso orfano dal clima d’odio creato dalla giunta Fugatti

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Ultimo aggiornamento

martedì 22 luglio 2025

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Restiamo in attesa della fissazione della data della prima udienza del procedimento

Due cacciatori trentini saranno rinviati a giudizio e dovranno rispondere di bracconaggio e animalicidio. Il GIP del Tribunale di Trento ha infatti riconosciuto le motivazioni con le quali la LAV si era opposta all’archiviazione del procedimento aperto a seguito del rinvenimento del cadavere dell’orsa F36.

La notizia ricevuta oggi ci rende molto felici, ora finalmente potrà essere fatta giustizia sull’uccisione di F36, vittima anche lei del clima d’odio creato ad arte dalla giunta Fugatti nei confronti degli orsi e speriamo serva da deterrente per impedire casi analoghi. Massimo Vitturi, Responsabile LAV Area Animali Selvatici

F36 era un’orsa condannata a morte da Fugatti perché responsabile di avere semplicemente seguito due escursionisti senza alcun contatto. Grazie all’intervento della LAV il TAR Trentino annullò la condanna a morte, ma Fugatti si premurò di emettere immediatamente un nuovo atto per la cattura e la condanna all’ergastolo dell’orsa.

Successivamente, a settembre 2023 il cadavere di F36 venne rinvenuto in val Bondone. Le conseguenti indagini dei forestali trentini avevano permesso di appurare che l’orsa era stata verosimilmente uccisa da un proiettile esploso da un fucile a canna rigata che aveva sparato da un appostamento di caccia che si trovava a circa 600 metri di distanza caccia, indirizzando subito le indagini verso quattro cacciatori, i cui cellulari e le denunce di uscita per caccia confermavano la loro presenza in quella zona proprio il 24 settembre 2023, data della morte dell’orsa.

Le analisi compiute dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie avevano infine permesso di rinvenire tracce di piombo sul corpo dell’animale, confermando così il fatto che F36 era stata uccisa da mano umana.

La denuncia depositata da noi di LAV era però destinata all’archiviazione decisa dal PM, ma la pronta e circostanziata opposizione che abbiamo presentato ha scongiurato l’ipotesi e ora il GIP del tribunale di Trento accogliendola ha chiesto al PM di formulare l’imputazione a carico dei due cacciatori, V.G. e P.D. che potrebbero trovarsi sul banco degli imputati anche perché secondo le ipotesi investigative, l’uccisione era stata posta “in essere senza alcuno stato di necessità come le evidenze della posizione dimostravano che l’animale non doveva trovarsi nella posizione di attacco”.

Se inoltre fosse confermato il coinvolgimento di due cacciatori, sarebbe ancora una volta dimostrato che il loro dichiararsi paladini della tutela della biodiversità è solo uno slogan vuoto di contenuti ma utile a una sorta di green washing a vantaggio di una categoria di cittadini che passa il proprio tempo divertendosi ad ammazzare gli animali selvatici.

Ora restiamo in attesa della fissazione della data della prima udienza del procedimento, il nostro ufficio legale è già al lavoro per supportare il futuro processo che confidiamo faccia giustizia sull’animalicidio dell’orsa. LAV