Noi di LAV faremo ricorso al TAR, inaccettabile la taglia legalizzata sull’uccisione degli animali.
600.000 euro per catturare e uccidere bovini ed equini domestici “inselvatichiti”. È la taglia che la Regione Lazio ha stanziato per lavarsi le mani per la non gestione degli animali liberi sul territorio.
Noi di LAV abbiamo depositato ricorso al TAR per chiedere l’annullamento delle Linee Guida per la predisposizione degli interventi di contenimento della fauna inselvatichita e della Determina che prevede la concessione di contributi ai Comuni per le attività di controllo e gestione delle specie domestiche inselvatichite, entrambi provvedimenti della Regione Lazio.
La Regione Lazio, senza indicare piani di controllo alternativi basati su interventi non cruenti e non letali, ha concesso contributi “per affrontare la problematica dei bovini inselvatichiti presenti sul nostro territorio”, come scrive sui social Stefano Cacciotti, sindaco di Carpineto Romano.
Carpineto Romano, insieme a Montelanico, ha infatti comunicato con giubilo di aver ricevuto 120.000 euro per “la realizzazione di interventi mirati alla gestione e alla definitiva risoluzione della criticità, a tutela della sicurezza pubblica, dell’ambiente, della sicurezza stradale e delle attività produttive locali” che, in altri termini, non significa altro che uccidere gli animali colpevoli solamente di non essere stati adeguatamente custoditi da chi di dovere.
Oltre che sorprendente, appare anche alquanto grave che a stanziare soldi per catturare ed uccidere gli animali liberi sul territorio sia la Regione, che, ricordiamo, in quanto tale ha il compito, attraverso le Aziende Sanitarie Locali, di vigilanza e controllo degli animali “da allevamento” e del loro ambiente per salvaguardare la salute animale e tutelare il benessere degli animali stessi. Una simile attività di vigilanza non sembrerebbe essere quindi stata adeguatamente svolta dalla Regione, che ora vuole risolvere drasticamente una questione ciclica che si protrae da anni.
Resta da chiedersi come tutti questi animali siano arrivati sul territorio e in che modo si siano raggiunti numeri considerevoli di bovini ed equidi liberi. La stessa Regione, nei provvedimenti, fa riferimento a “non ultimo il fenomeno delle macellazioni clandestine”, che evidentemente va avanti da tempo ed è diretta conseguenza della mala gestione degli animali da parte di alcuni allevatori, ma anche di carenza nei controlli da parte della Asl competente e quindi della Regione e di scarico di responsabilità delle amministrazioni comunali.
Ora, invece, bovini ed equini un tempo domestici, abbandonati prima da chi li avrebbe dovuti accudire e poi da chi li avrebbe dovuti tutelare, rischiano di venire uccisi perché classificati come “rinselvatichiti”, cancellando le responsabilità di chi li ha abbandonati o di chi avrebbe dovuto gestirli.
Né le Linee Guida regionali né la Determina relativa ai fondi per i Comuni sembrano prendere in considerazione metodi alternativi di controllo non cruento che possano essere usati prima di arrivare a misure più drastiche. Inoltre, non viene citato alcun parere dell’ISPRA, nonostante la legge preveda espressamente che debba essere coinvolto. Le Linee Guida non sembrano neanche analizzare in modo approfondito i possibili effetti sull’ambiente e sulla biodiversità, né spiegare chiaramente dove si interverrà, con quali criteri e come individuare gli animali su cui agire.
Gli animali liberi sul territorio sono di proprietà pubblica ed è dovuta loro la tutela, non la condanna a morte. Invece che “donare” 600.000 euro a chi ucciderà gli animali liberi sul territorio, la Regione Lazio potrebbe impiegarli per costruire un santuario pubblico e tutelare finalmente quegli animali che avrebbe dovuto controllare a suo tempo.