Vittime non solo delle fiamme, ma di logiche commerciali.Scegliere di non acquistare animali è il modo più concreto per sottrarli a sofferenze e morte.
Il 5 ottobre, si è verificato un incendio all’interno del Viridea di San Martino Siccomario (PV) c he ha coinvolto il reparto destinato agli animali vivi, causando la morte di alcuni rettili e la chiusura temporanea dell’area.
Quanto accaduto è l’ennesima, tragica dimostrazione di come sia inadeguata e inaccettabile la presenza di animali vivi negli esercizi commerciali.
Secondo
le prime ricostruzioni, l’incendio si sarebbe propagato rapidamente, facendo
esplodere le teche di vetro e sprigionando fumo tossico, che ha reso l’ambiente
letale per gli animali intrappolati. Grazie al pronto intervento dei Vigili del
Fuoco, le fiamme sono state spente e molti altri animali sono stati messi in
salvo, ma ciò non è bastato a evitare la morte di diversi rettili.
Questa tragedia poteva, e doveva, essere evitata. Se quegli animali non fossero stati rinchiusi in un esercizio commerciale, non avrebbero perso la vita in un incendio. La presenza di animali in negozi, garden center e punti vendita non solo è eticamente sbagliata, ma li espone a sofferenze, stress, e, come dimostrato da questo episodio, alla morte.
Già nel luglio 2024 la sede LAV di Oltrepò Pavese era intervenuta presso questo stesso negozio per un guasto all’impianto di condizionamento, con animali visibilmente in difficoltà per il caldo. È evidente che situazioni come questa non possono più essere considerate, quindi, semplici criticità gestionali: in un contesto che mercifica gli animali, la loro tutela finisce inevitabilmente in secondo piano rispetto alle logiche commerciali.
Ogni anno in Italia milioni di animali esotici vengono venduti come merce.
I negozi in cui sono esposti e, successivamente, gli appartamenti in cui vengono rinchiusi non rappresentano un ambiente adeguato alla loro vita, spesso lunga e complessa, che dovrebbe svolgersi in natura. Confinati in spazi angusti, ben diversi dai loro habitat naturali, privati della libertà e ridotti a semplici oggetti, questi animali diventano prigionieri innocenti.
In caso di eventi tragici, come un incendio, la loro condizione si trasforma in una condanna a morte: senza possibilità di fuga, intrappolati in teche e gabbie, restano vittime indifese di un sistema che li considera solo come prodotti da vendere. I negozi di animali non forniscono alcuna garanzia reale di sicurezza, tutela o rispetto dei loro bisogni naturali.
Grazie al
Decreto Legislativo 135/2022, fortemente voluto da LAV, è stato raggiunto un risultato importante: il divieto
di importare animali selvatici esotici catturati in natura. Questo rappresenta più tutele per gli animali, per la
salute umana, più prevenzione contro epidemie e pandemie. Eppure, non basta,
perché il commercio di animali è ancora estremamente diffuso e fiorente, ed
episodi come quello di San Martino Siccomario devono rappresentare un
campanello d’allarme: non si tratta di un incidente inevitabile, ma del
prevedibile esito di un sistema che considera gli animali come oggetti di
consumo.
Abbiamo inviato richieste ufficiali ad ATS Pavia, Carabinieri Forestali, Vigili del Fuoco e Comune di San Martino Siccomario per conoscere le condizioni degli animali ancora presenti e garantire che vengano effettuate tutte le verifiche necessarie. L’episodio ha suscitato attenzione e partecipazione tra i cittadini, segno di una sensibilità crescente verso gli animali e del desiderio, sempre più condiviso, di vederli rispettati e tutelati, non esposti (anche a rischi evitabili) e venduti come oggetti.
Restiamo in attesa di riscontri ufficiali, con la convinzione che fatti come questo richiedano una riflessione urgente sull’opportunità di continuare a esporre e vendere animali.