Home | Notizie | Studio ISPRA: la caccia ai cinghiali non è la soluzione!

Studio ISPRA: la caccia ai cinghiali non è la soluzione!

L’emendamento caccia selvaggia si conferma un pretesto per far divertire i cacciatori. ISPRA dimostra infatti che la caccia ai cinghiali non diminuisce i danni che vengono loro attribuiti.

Leggi l'articolo

Ultimo aggiornamento

lunedì 16 gennaio 2023

Topic

#NoCaccia #animalisottoattacco
Animali selvatici

Condividi

I cacciatori potranno dare libero sfogo alla loro passione sanguinaria con ciò che li soddisfa di più: la braccata

Un recentissimo studio di ISPRA, presentato la scorsa settimana, afferma che tra il 2015 e il 2021 le uccisioni di cinghiali sono aumentate di ben il 45%, con una media di 300.000 animali uccisi ogni anno.

Nonostante ciò, le lamentele degli agricoltori per i danni patiti non accennano a diminuire, dimostrando così, con la concretezza dei fatti, che la caccia non è la soluzione, nonostante gran parte della politica nazionale si sia fatta abbindolare dalla narrazione dei cacciatori sul tema.

I dati ISPRA riportano anche che la consistenza della popolazione di cinghiali a livello nazionale si aggira su un milione e mezzo di animali, ridimensionando così e notevolmente, le fantasiose cifre degli agricoltori che arrivano ad ipotizzare la presenza di circa due milioni e mezzo di animali.

Ma c’è un ulteriore elemento di interesse. Scorrendo i dati pubblicati dal massimo istituto nazionale per lo studio della fauna selvatica, si conferma che la braccata è la tecnica di caccia preferita dai cacciatori, che con quella modalità uccidono l’88% degli animali. Si tratta di una tecnica riconosciuta di gravissimo impatto, oltre che per i cinghiali, anche per l’ambiente e la biodiversità dei luoghi dove viene praticata, con ricadute gravissime che possono perdurare per molti anni, con buona pace dell’articolo 9 della nostra Costituzione. Una modalità di caccia non selettiva, che destruttura le popolazioni di cinghiali e che vede impegnate squadre di 50-100 cacciatori, accompagnati da decine di cani sguinzagliati a stanare i cinghiali, ma che piace molto ai cacciatori.

Questi dati hanno così permesso di smascherare un altro fine delle modifiche normative apportate dal noto emendamento caccia selvaggia, per cui ora la legge nazionale sulla caccia non prevede più l’obbligatorietà del ricorso ai metodi selettivi per eseguire i piani di controllo dei cinghiali. Ciò significa che i cacciatori potranno dare libero sfogo alla loro passione sanguinaria con ciò che li soddisfa di più: la braccata. Con buona pace degli agricoltori, ancora una volta strumentalizzati a esclusivo beneficio della lobby venatoria.

ISPRA su questo punto è molto chiaro, i danni all’agricoltura attribuiti ai cinghiali sono in continua crescita, come anche il numero di animali uccisi. Le evidenze dimostrano quindi la totale inefficacia del metodo venatorio, capace ogni anno di procurare una vera e propria strage di animali senza risolvere i problemi sollevati dagli agricoltori.

Con i dati a disposizione non è necessario essere degli scienziati per capire che la strada per ridurre i danni agricoli attribuiti ai cinghiali non passa attraverso la caccia, ma soprattutto attraverso la prevenzione, come indicato dallo stesso ISPRA.

Tuttavia i politici, ignorando ogni evidenza scientifica, continuano a tenere in ostaggio gli agricoltori utilizzandoli come pretesto per favorire la lobby venatoria, ben rappresentata in questo Parlamento e anche al Governo.

E’ ora che la gestione del rapporto tra agricoltura e fauna selvatica sia tolta dalle mani dei cacciatori, solo agendo sul controllo della riproduzione dei cinghiali tramite i vaccini immunocontraccettivi sarà finalmente possibile mettere d’accordo ogni componente sociale, togliendo ogni pretesto al massacro di animali innocenti perpetrato dai cacciatori. Massimo Vitturi, area Animali Selvatici