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Traffico cuccioli: fenomeno zoomafioso che non conosce crisi

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 18 agosto 2021

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Il 40,2% degli italiani accoglie animali nella propria casa, e la tendenza è di averne più d’uno. Dal 2018 ad oggi risulta in progressivo aumento il numero di chi ha almeno un animale: 32,4% nel 2018, 33,6% nel 2019, 39,5% nel 2020 e 40,2% nel 2021. Cane (43,6%) e gatto (35,1%) sono i più amati.

È quanto emerge dal Rapporto Italia 2021 dell’Eurispes. Il 20,7% di chi ha un animale lo ha ricevuto in dono, il 19,3% lo ha preso in un canile/gattile, il 17,1% lo ha raccolto dalla strada, il 13% lo ha acquistato in un allevamento, il 12,3% lo ha comprato in un negozio di animali, l’11,4% lo ha acquistato da conoscenti o privati, il 5,7% ha tenuto il cucciolo di un animale che possedeva già e lo 0,5% lo ha acquistato attraverso la Rete. Stando a questa ricerca, quindi, oltre il 37% degli animali che arrivano nelle case, sono stati acquistati

Le rotte della sofferenza

Il traffico di cuccioli rappresenta uno dei fenomeni zoomafiosi più preoccupanti, come riporta il recente Rapporto Zoomafia 2021Nei Paesi dell’Unione Europea vengono “movimentati” circa 46 mila cani e solo nella metà dei casi è possibile la tracciabilità, cioè ricostruire il percorso che li ha portati dalla nascita al destinatario: il resto diventa profitto per il mercato clandestino. Cani e gatti rappresentano un grosso giro d’affari che, come tale, attira anche gli appetiti di malavitosi e truffatori. La moda del cucciolo di razza alimenta un traffico milionario e, in questo quadro, la tratta dei cuccioli dai Paesi dell’Est si conferma uno dei business più redditizi che coinvolge migliaia di animali ogni anno e che vede attive vere e proprie organizzazioni transazionali.  

Secondo una ricerca della BBC, in concomitanza con la pandemia, sarebbe aumentata l’offerta di vendita di cuccioli sui Social perché molte persone, per amore sincero, solitudine, noia o altro hanno cercato animali domestici. Le associazioni zoofile inglesi hanno criticato fortemente gli allevatori giudicandoli “estremamente irresponsabili”. La pandemia avrebbe creato, quindi, condizioni ideali per far prosperare i venditori di animali domestici senza scrupoli. L’aumento delle vendite ha portato anche ad un incremento di frodi e truffe. Secondo la ricerca non ci sarebbe nessun controllo sulla pubblicizzazione di vendita dei cuccioli. Non solo, ma la vendita online avverrebbe senza nessun tipo di accertamento sulla reale età, stato di salute o genealogia.

La BBC ha fatto alcuni esempi. In un annuncio, veniva pubblicizzata la vendita di gatti persiani a pelo lungo con dicitura “consegna in tutto il mondo”: con un deposito di circa 170 euro non rimborsabili si assicurava l’acquisto. Il servizio di segnalazione delle truffe Action Fraud ha riscontrato che molti truffatori facevano pubblicità online con foto di animali da acquistare, chiedendo un deposito esoso anche quando non c’era nessuna disponibilità di cuccioli. 

46 mila cani scambiati tra gli Stati dell’UE sviluppano, secondo la ricerca “On the welfare of dogs and cats involved in commercial practice”, finanziata dalla Commissione Europea, un valore complessivo di 5,5 milioni di euro ogni mese, ma riteniamo che il valore effettivo sia almeno il doppio. I cani segnalati nel 2014 nelle incomplete anagrafi nazionali sono stati 20.800. La discrepanza tra le cifre fa intuire come in questo contesto si innestino anche dinamiche illegali, criminali e malate.  

Un animale non è un oggetto e acquistarne uno finisce sempre con l’alimentare un business, legale o sommerso che sia. L’adozione da un canile, infatti, da un lato consente di contrastare l’odioso fenomeno del randagismo – in Italia ci sono oltre 100.000 cani in attesa di una famiglia – dall’altro contrasta la domanda che alimenta il commercio di animali “di razza” e, quindi, anche l’incentivo per chi su questo business lucra illecitamente. Accanto al problema di tipo commerciale ed etico, il traffico illegale di animali comporta un elevato rischio di introduzione di malattie trasmissibili dagli animali all’uomo. 

Le caratteristiche di un mercato di dolore

I cuccioli vedono la luce in situazioni esasperate. Vengono stipati in furgoni e bagagliai e trasportati per distanze enormi; troppo spesso sono a rischio di contrarre malattie trasmissibili o ne sono già portatori, con grave rischio anche per la salute pubblica.  

I confini tra commercio legale e traffico illegale sono labili e non solo perché il tragitto e la provenienza spesso sono gli stessi, ma anche perché molte volte, dietro importazioni legali e autorizzate, vengono celati, tra i meandri di documentazione, certificati e passaporti, animali clandestini. Gli animali, privi di certificati d’identificazione, ovvero scortati da false certificazioni che attestano trattamenti vaccinali e di profilassi mai eseguiti, sono poi rivenduti all’interno del territorio nazionale, con riverberi fiscali illeciti di non poco conto.

I cani vengono allevati in condizioni pietose, vi è un’altissima mortalità. Questi animali sono comprati per pochi euro e spesso arrivano ammalati e accompagnati da falsi pedigree e da documentazione contraffatta. Naturalmente, oltre al dolore di vedere soffrire l’animale, le persone che prendono tali cani vanno incontro a notevoli spese mediche. Spesso, poi, i cuccioli vengono venduti in nero. Ma al di là di questi aspetti, c’è da dire che questo commercio, in cui la linea di confine tra lecito e illecito non è sempre facile da individuare, è in mano a gruppi organizzati, non sempre illegali, che importano gli animali e li smerciano attraverso una rete di venditori e commercianti.  

Prevalentemente i cani arrivano dai Paesi dell’Est, in particolare Ungheria. I reati contestati a vario titolo sono: maltrattamento di animali, trasporto e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, frode in commercio, utilizzo di falsa documentazione, traffico illecito di animali da compagnia, sostituzione di persona, usurpazione di funzioni pubbliche, ricettazione, associazione per delinquere, falso materiale falso, ideologico e truffa.  

L’accertamento di queste attività non si basa su uno specifico reato, ma vede concorrere più violazioni che vanno dal maltrattamento alla truffa. I controlli su strada, lungo le principali vie di accesso nel nostro Paese, danno i risultati più positivi, come pure un immediato accertamento presso le strutture a cui gli animali erano destinati, dove, spesso, viene trovata documentazione contraffatta. Uno dei canali più preoccupanti è rappresentato dal commercio su Internet. Sovente coloro che pubblicano annunci di vendita utilizzano svariati siti, sotto diversi nomi, e offrono diversi animali. Lo scambio avviene per lo più lungo svincoli autostradali o altri punti dove viene consegnato frettolosamente l’animale. 

Reti di malaffare ben organizzate

I trafficanti sono organizzati in vere e proprie associazioni per delinquere che sono capaci di una notevole disponibilità economica. Posseggono mezzi e risorse umane e sono in grado di intrecciare rapporti scellerati con veterinari, negozianti e allevatori collusi. Costituiscono vere e proprie reti del malaffare, anche attraverso società di facciata. A fianco di questi gruppi vi è un traffico disorganizzato, portato avanti spesso da cittadini stranieri che vivono in Italia e che, fiutando l’affare, rientrano dai Paesi d’origine con cucciolate per venderle in Italia. È il caso delle “badanti”: in alcuni furgoncini usati per il trasporto di cittadini stranieri, quelli che fanno la spola tra il nostro Paese e quelli dell’Est, sono stati trovati cuccioli nascosti. Alcuni addirittura legati con il nastro adesivo sotto i sedili dei passeggeri. Il traffico avviene in particolare su determinate rotte, ma ne sono emerse altre, ad esempio da Malta alla Sicilia e dall’Italia alla Tunisia. Un fenomeno internazionale, quindi. Negli Stati Uniti, dopo che alcuni clienti hanno pagato migliaia di dollari per acquistare cuccioli di razza pura mai esistiti, il Better Business Bureau ha emanato un avviso per i consumatori che vogliono comprare cani online. Una rete di undici allevatori di cani affermava di avere sede a Fort Worth, ma il Better Business Bureau ha scoperto che i siti che vendevano gli animali erano falsi. Celandosi dietro nomi accattivanti, ospitavano foto di adorabili cuccioli a cui, però, non corrispondeva nessun animale reale. 

I numeri del traffico di cuccioli

La gravità del fenomeno si comprende facilmente dai numeri: solo nel 2020 sono stati sequestrati 500 cani e 1 gatto; 19, invece, le persone denunciate. Dal 2010, anno in cui è entrata in vigore la legge contro la tratta dei cuccioli, fino al 2020 compreso, sono stati sequestrati 6565 cani e 92 gatti (dal "valore" complessivo di circa 5.252.000 euro). 383, invece, le persone denunciate. Ovviamente sono stime per difetto. L’analisi della nazionalità delle persone denunciate conferma la transnazionalità di questo tipo di reato: russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, rumeni, polacchi e, ovviamente, italiani. Alcuni di loro sono stati denunciati più volte in diverse parti d’Italia.  

A riprova del fatto che non si tratta di un “semplice” fenomeno di malaffare, la tratta dei cuccioli è diventata argomento di studio ed analisi dei Vertici Nazionali Antimafia, di Contromafie e anche della Commissione Parlamentare Antimafia: «Risulta, altresì, riconducibile a organizzazioni criminali operanti, in particolare, in Ungheria e nella Repubblica Ceca, il fenomeno della cosiddetta “zoomafia”, neologismo che descrive l’importazione clandestina di cuccioli (cani e, occasionalmente, anche gatti) di razze pregiate, utilizzando i valichi del nord-est quale porta d’ingresso per il territorio nazionale, già collaudati per altri traffici illeciti» (Commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere - relazione conclusiva - Approvata dalla Commissione nella seduta del 7 febbraio 2018).  

Cosa dice la legge 

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 283 del 3 dicembre 2010 maltrattamenti e uccisioni di animali sono punite più severamente. La legge n. 201 del 4 novembre 2010 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell’ordinamento interno”, ha aumentato, infatti, le sanzioni previste dal Codice Penale per i reati di uccisione e maltrattamento di animali: la previsione della reclusione è passata “da tre a diciotto mesi” a “da quattro mesi a due anni” nel caso dell’uccisione, da “tre mesi a un anno” a “da tre a diciotto mesi”, la previsione della multa passa invece “da 3000 a 15000 euro” a “da 5.000 a 30.000 euro”.

La Legge dà anche un importante un giro di vite contro i trafficanti di cuccioli: grazie al nuovo reato “Traffico illecito di animali da compagnia” chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, reiteratamente o tramite attività organizzate, introduce, trasporta, cede o riceve cani o gatti privi di sistemi di identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie, e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale è punito con la reclusione da tre mesi a un anno e la contestuale multa da 3.000 a 15.000 euro. Un’aggravante è prevista se i cani o i gatti introdotti illecitamente sono cuccioli di età accertata inferiore a dodici settimane o provengono da zone sottoposte a misure restrittive di polizia veterinaria. La nuova Legge codifica, inoltre, l’introduzione illecita di animali da compagnia.

Le condotte sanzionate, seppur analoghe a quelle previste dal reato di traffico illecito, si differenziano però da esso poiché poste in essere da soggetti che non hanno approntato un’attività organizzata o reiterata. La pena prevista è una sanzione amministrativa da 100 a 1000 euro - ecco un’altra novità - per ogni animale privo di sistemi di identificazione individuale, e da 500 a 1000 euro per ogni animale introdotto nel territorio nazionale in violazione della legislazione vigente, assenza delle necessarie certificazioni sanitarie e, ove richiesto, di passaporto individuale. Previste sanzioni amministrative accessorie per il trasportatore o il titolare di un’azienda commerciale che violino più volte l’articolo di introduzione illecita (sospensione dell’esercizio dell’attività da uno a tre mesi o revoca nei casi più gravi). Quando l’introduzione illecita, sanzionata amministrativamente, viene commessa con un veicolo immatricolato all’estero, la legge dispone l’applicazione dell’articolo 207 del Codice della strada: se il trasgressore non paga immediatamente la sanzione in misura ridotta è disposto il fermo amministrativo del veicolo. 

Si tratta di una legge utile (non perfettissima e sicuramente migliorabile), che consente di inquadrare i traffici di cuccioli, quando ne ricorrono gli estremi, tra i delitti associativi. L’importazione illegale di cuccioli, infatti, vede attivi gruppi organizzati, che fanno uso di modalità operative raffinate, e che hanno reti di appoggio e connivenza. La nuova normativa rende finalmente possibile un’attività investigativa più energica.  

Cosa fa la LAV 

L’Italia è l’unico Paese dell’Unione ad avere una specifica legge contro il traffico di cuccioli, la Legge 201/10. E questa legge è stata fortemente voluta dalla LAV, che ha anche diffuso un manuale che aiuta a fare chiarezza nel panorama della normativa europea per il commercio di cani e gatti. La guida, “Procedure per l’esecuzione dei controlli nella movimentazione comunitaria di cani e gatti”, è stata realizzata da LAV, Ministero della Salute, e FNOVI in collaborazione con la Polizia di Stato, con il patrocinio dei Ministeri degli Affari Esteri e del Turismo. Lo scopo del manuale, diretto a Veterinari ufficiali e Forze dell’Ordine, è quello di ottimizzare le attività di contrasto alla tratta di cuccioli dall’Est Europa verso l’Italia e l’applicazione della Legge 201/2010 - che ha introdotto lo specifico reato di “traffico di animali da compagnia” - e di favorire la conoscenza del complesso quadro normativo che regola gli scambi commerciali di questi animali tra Paesi UE e la loro introduzione sul nostro territorio. Ma può essere utile anche per aiutare le persone comuni ad individuare e denunciare eventuali irregolarità per riuscire a punire chi commetta il “reato di traffico illecito di animali da compagnia” o la fattispecie di introduzione illecita.  

Sono decine i processi in cui la nostra associazione, tramite il suo ufficio legale, si è presentata parte civile, contribuendo ad affermare la verità processuale e alla condanna dei trafficanti.

Ciro Troiano
Criminologo, responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV