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Ultima ora: la Polonia vieta gli allevamenti di pellicce

Storica vittoria per gli animali!

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martedì 02 dicembre 2025

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Moda animal free

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Il 24esimo stato europeo a mettere fine agli allevamenti di animali 'da pelliccia'

Storica vittoria per gli animali, il presidente polacco Karol Nawrocki ha firmato la legge approvata lo scorso 7 novembre dal Parlamento e che rende la Polonia il 24° paese in Europa a porre fine agli allevamenti di pellicce.

La nuova legge dispone un periodo di transizione per la cessazione dell’attività di allevamento sino al 31 dicembre 2031, mentre da subito non sarà possibile ampliare allevamenti esistenti o avviarne di nuovi.

"Questa è sicuramente una svolta e un momento storico che aspettavamo da molto tempo. Siamo estremamente lieti che il presidente abbia ascoltato le voci dei cittadini polacchi e abbia firmato questa legge", ha dichiarato Marta Korzeniak di Anima International, partner di LAV nell’ambito della coalizione internazionale Fur Free Alliance.

La legge è il risultato di decenni di dibattito pubblico e di crescenti pressioni da parte di cittadini preoccupati, organizzazioni per la protezione degli animali e comunità rurali colpite dagli impatti negativi del settore a livello locale. La nuova legge, tanto attesa, segna il settimo tentativo dal 2011 di chiudere definitivamente il settore, a seguito di numerose indagini che hanno messo a nudo la crudeltà sistemica sugli animali negli allevamenti di pellicce polacchi.

L'azione decisiva della Polonia arriva pochi mesi dopo un Parere Scientifico dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che ha confermato che gli attuali sistemi di gabbie negli allevamenti di pellicce sono fondamentalmente incompatibili con gli standard di benessere animale, e in vista della decisione della Commissione europea, prevista per marzo 2026, sul futuro del crudele commercio di pellicce in Europa.

La Polonia è il maggiore produttore di pellicce in Europa e il  secondo al mondo, con oltre 3 milioni di animali uccisi ogni anno, tra cui visoni, volpi, procioni e cincillà.  Con questo divieto, milioni di animali saranno risparmiati da una vita di prigionia e sofferenza, segnando uno dei passi avanti più significativi verso una Fur Free Europe.

Non ci sono veramente più ragioni per rimandare quello che oltre 1,5 milioni di cittadini hanno chiesto sottoscrivendo l’Iniziativa dei Cittadini Europei ‘Fur Free Europe’ promossa nel 2022 dalla LAV e numerosi partner europei e alla quale la Commissione UE deve ancora rispondere in via definitiva: estendere a tutta l’Unione i tanti divieti nazionali agli allevamenti di pellicce e, per coerenza, introdurre in divieto di import di pellicce da Paesi terzi.Simone Pavesi, Responsabile LAV Area Moda Animal Free.

Proprio la scorsa settimana, anche gli eurodeputati in seduta plenaria a Strasburgo hanno sollecitato la Commissione UE ad agire con urgenza.

Clicca sul + per leggere i dati di approfondimento


  • In Polonia ci sono 281 allevamenti di pellicce, tra cui 169 allevamenti di visoni, 37 allevamenti di volpi, 11 allevamenti di procioni e 64 allevamenti di cincillà.
  • Per quasi un decennio, la Polonia ha registrato un calo sia del numero di allevamenti (da 810 nel 2015 a 281 nell'ottobre 2025) sia del numero di animali allevati. Dal 2015, le esportazioni di pelli di visone in Polonia hanno registrato un calo di circa l'80% (da 10,1 milioni a 2,4 milioni di pelli).
  • Negli ultimi due decenni, 24 paesi europei (tra cui l’Italia) hanno preso posizione contro la crudeltà nei confronti delle pellicce, introducendo divieti sull'allevamento e abbandonando gradualmente il settore.
    • i 18 Stati membri dell'UE: Paesi Bassi, Austria, Belgio, Bulgaria (divieto di allevamento di visoni), Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Slovenia, Lussemburgo, Malta, Irlanda, Estonia, Francia (divieto di allevamento di specie non domestiche), Italia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania (divieto di allevamento di visoni e cincillà)
    • più 6 paesi europei: Regno Unito, Norvegia, Guernsey (ufficialmente Baliato di Guernsey, dipendenza della Corona britannica), Macedonia del Nord, Serbia e Bosnia-Erzegovina. Diversi altri paesi europei hanno limitato l'allevamento di alcune specie o introdotto norme più severe che hanno di fatto limitato la pratica.
    In Bulgaria, Finlandia e Svezia è attualmente in corso una discussione politica su un possibile divieto