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EU: deludente la votazione in commissione ENVI sulla Direttiva Emissioni

Si è espressa ieri la Commissione ENVI, votando l’aggiornamento dell’Industrial Emissions Directive europea e confermando una posizione debole nella gestione delle emissioni.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 25 maggio 2023 12:00

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Deludente la votazione in commissione ENVI sulla Direttiva Emissioni

Si è espressa ieri, 24 maggio, la Commissione ENVI, votando l’aggiornamento dell’Industrial Emissions Directive europea e confermando una posizione debole nella gestione delle emissioni: il dibattito che ha preceduto il voto aveva infatti messo sotto i riflettori l'intensificazione dell'allevamento in Europa.

A riguardo LAV si era già espressa, sottolineando l’importanza di confermare una soglia di animali (UBA “unità di bestiame adulto”, come da definizione della Direttiva) ambiziosa, includere anche gli allevamenti di bovini nella Direttiva e respingere la deroga proposta al Capitolo 4, per cui la zootecnica avrebbe potuto beneficiare di un “regime alleggerito”.

Difatti, la proposta originaria della Commissione suggeriva di includere un maggior numero di allevamenti industriali, fissando una soglia di 150 animali (“UBA”). 150 UBA corrispondono, ad esempio, a una grande azienda agricola con 500 suini, o 150 vacche da latte, o 10.700 galline ovaiole o 21.400 polli da carne.

Una soglia di 150 animali avrebbe permesso di includere nella Direttiva i più grandi allevamenti commerciali aumentando la conseguente copertura del 60% delle emissioni di ammoniaca provenienti da bovini, suini e pollame e del 43% delle emissioni di metano.

Il risultato della votazione, dunque, non può che essere definito “parziale”: la Commissione ENVI ha incluso gli allevamenti di bovini dalla direttiva, segnale positivo nella giusta direzione, aumentando tuttavia la soglia a 200 UBA per gli allevamenti di suini e avicoli, 300 UBA per quelli di bovini e 250 per quelli misti. Sono stati supportati gli emendamenti relativi all’efficienza delle risorse e alla migliore definizione delle responsabilità delle autorità competenti, ma è invece stata respinta la richiesta di rifiutare la deroga per le industrie zootecniche al sistema di permessi, più articolato per tutte le altre tipologie di industrie.

L’aumento della soglia rende la Direttiva non efficace quanto avrebbe potuto essere nel controllare le emissioni dell’allevamento, benché l'inclusione dei bovini sia comunque un risultato positivo.

Inoltre, aver accordato agli allevamenti la deroga permetterà al comparto zootecnico europeo di beneficiare di un’applicazione più lassa della Direttiva, risultato inaccettabile se si considera che gli allevamenti intensivi sono responsabili dei due terzi dell'inquinamento dovuto alle emissioni di ammoniaca.

Dal momento che la Industrial Emissions Directive controlla le emissioni dei più grandi impianti industriali dell'UE e che il settore agricolo europeo è responsabile della metà delle emissioni di metano, un potente gas serra, il risultato dalla votazione pone l'Unione europea in una posizione da cui non sarà in grado di ridurre le proprie emissioni adeguatamente.

Gli effetti della crisi climatica e la necessità di intervenire sulle emissioni della zootecnica sono sempre più evidenti, alluvioni ed eventi climatici estremi saranno via via più frequenti e quanto è accaduto in Emilia-Romagna ne è l’esempio. Attendiamo ora il voto in seduta plenaria previsto per il mese di luglio e confidiamo che il Parlamento possa esprimersi in favore di quegli emendamenti necessari a costruire un’UE che sia davvero più sostenibile.

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mercoledì 24 maggio 2023

Voto IED: Eurodeputati sostengano l'inclusione di tutti gli allevamenti

È quanto mai urgente riconoscere anche a livello normativo quanto ormai inequivocabilmente mostrato dalla scienza: la zootecnia è uno dei principali settori produttivi che contribuiscono al surriscaldamento globale con grandi impatti sulle emissioni di gas climalteranti (FAO).

In vista del prossimo voto della Commissione ENVI circa la revisione della Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali, è quindi estremamente necessario sia presa una posizione ambiziosa sul tema dell’inquinamento derivante dalle emissioni del comparto zootecnico, correndo ai ripari rispetto a quanto deciso in precedenza nella Commissione AGRI, che ha di fatto annacquato questo provvedimento.

LAV chiede agli Eurodeputati di sostenere la conferma di una soglia minima di UBA (“unità di bestiame adulto”, come definito nella direttiva) per gli allevamenti di suini, di avicoli, di bovini e misti, e la conferma dell’inclusione degli allevamenti di bovini nella Direttiva.

La Direttiva attualmente in vigore riguarda solo gli allevamenti di suini e pollame, a partire da 40.000 capi di pollame, 2.000 di suini e 750 di scrofe (punto 6.6 dell'Allegato I), i quali necessitano di un'autorizzazione ad operare. Dunque, solo gli allevamenti industriali più grandi, che rappresentano appena il 18% delle emissioni di ammoniaca e il 3% delle emissioni di metano nell'Unione Europea rientrano nel campo di applicazione dell’attuale direttiva.

Nella sua forma attuale, la Direttiva non ha un impatto significativo nel prevenire o ridurre l'inquinamento derivante dal comparto zootecnico. Il settore agricolo dell'Unione Europea è responsabile del 53% delle emissioni di metano, dell'80% dell'acidificazione del suolo e 67% delle emissioni di ammoniaca, causate principalmente dall'allevamento di animali a scopi alimentari, non contemplato nell'attuale normativa.

L’attuale gestione delle emissioni zootecniche ostacola il raggiungimento degli obiettivi dell'UE nell'ambito del European Green Deal e della Global Methane Pledge, come confermato dalle previsioni di riduzione delle emissioni di gas serra (non-CO2) di solo il 3,7% entro il 2030. 

Risulta quindi prioritario includere tutte le tipologie di allevamento della Direttiva e stabilire soglie ambiziose, dal momento che la Direttiva stabilisce standard per l'emissione di sostanze inquinanti, quali metano, ammoniaca e idrogeno solforato, che hanno un impatto sulla possibilità dell'Unione Europea di raggiungere le proprie ambizioni climatiche e producono effetti dannosi sulla salute e sul benessere degli animali, oltre che sulla salute umana. 

Regolando le emissioni derivanti dall’allevamento, con la conferma di una soglia minima di inclusione che sia ambiziosa, la Direttiva può contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici e al miglioramento della qualità dell'aria e dell'acqua, con conseguenti e significativi benefici, in linea con l’European Green Deal. 

Le critiche mosse alla revisione della Direttiva, indicata come potenzialmente distruttiva per il settore agricolo europeo, devono necessariamente confrontarsi con i danni ambientali, sanitari ed economici provocati dalla zootecnica, attualmente quasi completamente esentati dalle proprie responsabilità. Preme inoltre sottolineare che sono proprio le grandi aziende zootecniche che inquinano di più a porre grandi problemi alla sostenibilità, ambientale ed economica, del settore agricolo nell’UE. Aziende che sono quindi allo stesso tempo responsabili e vittime del cambiamento climatico e dell’inquinamento, il cui ruolo in questa sfida va riconosciuto senza remore.

Inoltre, l’articolo 4 della direttiva introduce una deroga che permetterebbe agli Stati membri di optare per una semplice registrazione delle aziende zootecniche, entrando quindi in un regime per così dire “alleggerito” rispetto al robusto sistema di autorizzazione previsto dal Capitolo II.

Per la prossima votazione del 25 maggio chiediamo ai Membri del Parlamento europeo di:

  • Confermare una soglia minima ambiziosa di UBA per gli allevamenti di bovini, suini, avicoli e misti.
  • Confermare l’inclusione degli allevamenti di bovini nella Direttiva.
  • Respingere la deroga proposta al Capitolo 4, paragrafo 1, per gli impianti zootecnici, mantenendo l’attuale definizione della Direttiva attualmente in vigore, al punto 6.6 dell'Allegato I, degli "allevamenti intensivi di pollame e di suini”.

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