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Capretta di Anagni: depositiamo opposizione a nuova assurda richiesta di archiviazione

Servono pene esemplari.

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 24 settembre 2025

Topic

#maltrattamento #capretta
MaltrattamentiAnimali negli allevamenti

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La verità nei cellulari dei ragazzi

Noi di LAV ci opponiamo nuovamente alla richiesta di archiviazione del caso riguardante una capretta uccisa a calci nell'agosto del 2023 ad Anagni. La richiesta di archiviazione era stata formulata dal Pubblico Ministero all'esito delle nuove indagini, espletate su indicazione del Giudice per le Indagini Preliminari di Frosinone che aveva accolto la prima opposizione da noi depositata.

L'Avv. Annarita D'Errico, che segue il caso legale per nostro conto e che ringraziamo per il lavoro svolto, dopo aver attentamente analizzato il contenuto della consulenza tecnica disposta dal PM sui cellulari dei ragazzi in sequestro, ha scoperto l'esistenza di alcuni messaggi, sorprendentemente non considerati dal consulente tecnico del PM.

Non ci è affatto chiaro il motivo per il quale il consulente tecnico abbia tralasciato l'analisi di questi messaggi, a nostro avviso molto gravi, sostenendo che nelle chat fosse emerso che la capretta era già morta quando è stata presa a calci.Bianca Boldrini, Responsabile del settore Animali negli Allevamenti LAV

L'IMPORTANZA DI QUANTO EMERSO DALLE CHAT

Ad essere stati trascurati, infatti, sono messaggi di notevole rilevanza, in cui si ammette chiaramente di aver ucciso la capretta con tre calci in bocca, a differenza di quanto affermato dalla difesa dei ragazzi coinvolti. L'importanza di quanto emerso dalle chat è palese perché si è in presenza di una vera e propria ammissione di responsabilità avvenuta, peraltro, in un momento in cui ancora la notizia dell'uccisione della capretta non era diventata virale.

“Sì, l'ho presa io a calci (bestemmia) l'ho uccisa io (bestemmia) sta fogliona…cogliona…L'HO DISTRUTTA, CI HO DATO 3 CALCI IN BOCCA E L'HO AMMAZZATA”.

Questo è uno dei messaggi, il più eclatante, scritto nella chat di gruppo da chi ha sferrato i calci mortali alla capretta, che ricordiamo era stata vista la mattina stessa del gesto dai titolari dell'Agriturismo.

E il fatto che era stata vista viva dai titolari dell'agriturismo cozza ulteriormente con la tesi della difesa dei ragazzi, che l'avevano descritta come “morta da mesi”, “gonfia come una palla” e “maleodorante”. Come è possibile dare di un essere vivente due versioni così contrastanti a distanza di poche ore nella medesima giornata?

Il messaggio in questione è stato scritto la stessa sera in cui il video iniziava a circolare nel gruppo ristretto dei ragazzi che avevano partecipato alla festa e, dunque, prima che venisse divulgato pubblicamente.

In queste chat alcuni ragazzi, nello specifico quelli non presenti alla festa, stigmatizzano la condotta degli altri; gli altri, protagonisti della vicenda, reagiscono diversamente. Sicuramente appaiono preoccupati di quello che sarebbe potuto accadere loro dopo che la situazione è diventata virale ed è diventata notizia di tutti i giornali locali e nazionali. La loro preoccupazione diventa quella di far credere a tutti che la capretta fosse già morta per non essere imputati di nessun reato.

Una spietata lucidità che, pur non configurando reato in sé, è però indicativa della pericolosità sociale e della potenzialità criminale dei soggetti in questione. Giovani ragazzi sprezzanti di un essere senziente che suggerivano in chat di farsi refertare falsamente patologie di tipo psicologico per poter poi chiedere un risarcimento del danno ed eventualmente denunciare per diffamazione il titolare dell'Agriturismo e tutti i giornalisti che avevano riportato la notizia.

CONTINUEREMO AD OPPORCI ALL'ARCHIVIAZIONE

Noi di Lav continueremo ad opporci a questa ennesima richiesta di archiviazione formulata, ancora una volta, senza aver approfondito e vagliato tutto il copioso materiale in atti. Approfondimenti che anche il Consulente informatico a cui era stato chiesto di estrapolare il contenuto dei cellulari dei ragazzi aveva suggerito di svolgere.

Andremo avanti perché non possiamo più assistere a casi del genere, in cui gli animali sono considerati vittime di serie B, i cui soprusi e violenze sono poco attenzionati dalle autorità competenti o tollerati dalla legge.

Nessuna persona deve poter pensare di “farla franca” qualora abbia maltrattato o ucciso un essere senziente.

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Sono sempre di più i casi di maltrattamento e uccisione di animali da parte dei più giovani. Su questo tema così delicato abbiamo raccolto una riflessione di Annamaria Manzoni, psicologa e saggista.

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