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Deforestazione e allevamento polli: il legame che non vediamo

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Ultimo aggiornamento

giovedì 10 dicembre 2020

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Le immagini e i dati diffusi pochi giorni fa dall'Istituto spaziale brasiliano (Inpe) hanno dimostrato ancora una volta l’aggravarsi della situazione in Amazzonia: almeno 11.088 kmq di foresta pluviale distrutta tra agosto 2019 e luglio di quest'anno - il dato più alto dal 2008. La superficie rasa al suolo è quasi vasta come l’Abruzzo o come 9 volte l’estesissimo comune di Roma.  

Sono numeri che dimostrano come ci stiamo muovendo in direzione contraria a quella che l’umanità dovrebbe prendere per gestire i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e la conseguente facilitazione di potenziali spillover di virus

Dopo l’allevamento dei bovini, la coltivazione la soia, la maggior parte destinata ai mangimi animali, è la seconda maggiore causa mondiale della deforestazione. Il Brasile è anche il maggiore produttore al mondo dei semi destinati ai mangimi che vanno a ingrassare con la massima velocità, oltre agli altri, anche i 550 milioni di polli ‘da carne’ allevati ogni anno nel nostro Paese. 550 milioni di individui trattati come fossero oggetti commestibili, 550 milioni di esseri senzienti, in grado di provare dolore, paura, ma anche di vivere con serenità i loro giorni, se ciò viene loro concesso, come dovrebbe essere. 

A questo proposito, dovrebbe far riflettere il senso della notizia che il governo di Singapore ha dato il permesso alla commercializzazione delle ‘pepite’ di pollo sviluppate in laboratorio, da colture di cellule, in sostanza senza sfruttamento di animali. La carne ‘coltivata’ è ancora molto costosa  e sarà disponibile in un solo ristorante, ma la strada per arrivare sulle tavole si preannuncia relativamente breve. Ci sarà l’imbarazzo della scelta tra proteine 100% vegetali e – per chi proprio non può staccarsi dal gusto di carne – questo genere di prodotti. In ogni caso, si salveranno miliardi di animali. E questo è ciò che conta.

Ora più che mai #NONCOMEPRIMA 

Paola Segurini, Area Veg LAV e Roberto Bennati, Direttore Generale LAV