Home | Notizie | Sanzionata Fileni dall’Antitrust: 100mila euro per pratica commerciale scorretta

Sanzionata Fileni dall’Antitrust: 100mila euro per pratica commerciale scorretta

Una sanzione dimostra la veridicità delle nostre dichiarazioni e dei nostri intenti. 
leggi l'articolo

Ultimo aggiornamento

venerdì 26 gennaio 2024

Topic


Condividi

100mila euro di sanzione per pratica commerciale scorretta

Dopo l’inchiesta di “Report” su Rai3 nel gennaio 2023, le domande di LAV a Fileni rimaste inevase e la nostra richiesta all’ente certificatore Blab di revocare la certificazione B-Corp, ad intervenire su Fileni si è mossa anche l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato.

Il Codacons nei mesi scorsi aveva infatti segnalato all’Antitrust alcuni messaggi potenzialmente ingannevoli con cui Fileni presentava al pubblico la propria produzione di carne di pollo.

A seguito di tale esposto, l’Antitrust ha aperto un procedimento circa la comunicazione commerciale pubblicizzata sul sito di Fileni, che dichiarava l’integrale produzione agricola delle derrate/materie prime utilizzate per la realizzazione dei mangimi biologici e l’origine totalmente italiana delle derrate/materie prime utilizzate per l’alimentazione degli animali.

IL CARATTERE INGANNEVOLE DELLE DICHIARAZIONI

Dagli elementi  acquisiti in istruttoria è emerso il carattere ingannevole di tali  dichiarazioni, tanto che Fileni Alimentare è stata sanzionata da parte  dell’Antitrust al pagamento di 100mila euro per pratica commerciale scorretta

Tale sanzione dimostra la veridicità delle nostre dichiarazioni e dei  nostri intenti.

Come aveva evidenziato LAV in seguito all’inchiesta di “Report” e allo studio della documentazione approfondito nei mesi, per il quale LAV ha anche coinvolto B-lab le derrate/materie prime coltivate, direttamente o indirettamente, da Fileni risulterebbero insufficienti a coprire il fabbisogno del proprio mangimificio biologico e, inoltre, le predette derrate/materie prime non sarebbero esclusivamente di origine italiana.

Posto che tali dichiarazioni sembrerebbero ingannevoli e quindi in contrasto con l’obbligo di diligenza professionale in capo a Fileni, esse indurrebbero anche in errore il consumatore riguardo a caratteristiche dei prodotti avicoli di Fileni.

Dichiarazioni ingannevoli per indurre i consumatori ad acquistare prodotti che altrimenti non acquisterebbero sono uno dei tanti aspetti che LAV contrasta. Siamo convinti, infatti, che se i consumatori conoscessero cosa avviene negli allevamenti, non si riterrebbero più tali e più facilmente approccerebbero, invece, una alimentazione vegetale.  Per questo motivo l’attività di sensibilizzazione che portiamo avanti è frutto di approfondimenti, studi e verità che il comparto zootecnico non dice.

LA MANCANZA DI TRASPARENZA

La mancanza di trasparenza è uno  degli argomenti che da anni il Comitato  per la Vallesina contesta  al Gruppo Fileni negli allevamenti marchigiani.

Quello per la Vallesina è un comitato per la tutela dagli effetti degli allevamenti, che raccoglie i cittadini che vivono in prossimità di 5 allevamenti di polli del Gruppo Fileni: Monte Roberto, Jesi Pone Pio, Jesi Cannuccia, Ripa Bianca e Cingoli. Cittadini esasperati da odori terribili che non consentono lo svolgimento di una vita normale e preoccupati per le ripercussioni sulla loro salute e stato psicofisico.

Le numerose denunce sia di carattere penale che i ricorsi amministrativi in corso imputano una serie di irregolarità che vanno da quelle urbanistiche a quelle relative alle immissioni in atmosfera ed anche all’uso della risorsa idrica. Su tutti questi aspetti stanno indagando le forze di Polizia  e la magistratura. Secondo il Comitato tutto questo è la dimostrazione di un modo di fare impresa che molto poco ha di etico e di sostenibile ma che ha come unico obiettivo la massimizzazione del profitto aziendale.

Emerge pertanto la necessità, anche a seguito di questa ultima vicenda che ha visto protagonista l’Autorità Garante, di una maggiore attenzione nei controlli di un settore, come quello dell’allevamento intensivo, che è stato lasciato per molto tempo in balia dei soli autocontrolli da parte dei gestori.

Cogliamo l’occasione per porre di nuovo le domande a Fileni auspicando risposte chiare, e chiediamo a B-lab, alla luce di tale notizia, di velocizzare la sua procedura di indagine per arrivare alla revoca della certificazione.

Testo a cura di Bianca Boldrini (LAV - Animali negli Allevamenti) e Andrea Tesei (Presidente del Comitato per la Vallesina)

Ripercorri la storyline

mercoledì 27 dicembre 2023

Inchiesta sui polli Fileni: a un anno di distanza nulla ti fatto, chiediamo incontro.

A seguito dell’inchiesta andata in onda lo scorso 9 gennaio su Rai 3, all’interno programma Report, avevamo scritto a B-Lab per chiedere di avviare una revisione ufficiale della posizione di Fileni, al fine di valutare la possibilità di revocare la certificazione B-Corp.

A seguito di un primo processo di revisione, conclusosi ad aprile 2023 – i cui risultati si trovano nel Fileni Transparent Disclosure Report 2023 - era stata riconosciuta la necessità di proseguire con un’indagine ufficiale sulla posizione dell’azienda.

Abbiamo sollecitato più volte nel corso del 2023 l’ente certificatore per chiedere conto di tale indagine, ma B-Lab ha risposto che, seppur inizialmente avessero pianificato di avviarla ufficialmente entro e non oltre agosto 2023, a causa di vincoli interni, l’avvio è posticipato addirittura al 2024. B-Lab non ritiene urgente avviare un’indagine ufficiale, quindi non vi è nemmeno una tempistica specifica per l’iter della stessa.

Questo nonostante:

  • quanto emerso nell’ultimo anno grazie al servizio di Report, che ha mostrato immagini di animali sofferenti, ricevute e consegnate alla giornalista Giulia Innocenzi;
  • Fileni non abbia mai risposto chiaramente alle nostre domande;
  • ciò che continua ad avvenire a Maiolo con la costruzione del maxi allevamento di polli Fileni.

Si tratta di un ritardo critico non solo per la gravità di quanto potenzialmente imputabile a Fileni, ma risulta ancora più grave se si considera la natura di B-Lab, un ente certificatore che fa della trasparenza uno dei propri tratti distintivi.

Chiediamo a B-Lab di iniziare effettivamente l’attività di indagine e di comunicarne l’esito quanto prima. Ribadiamo che nell’analisi da noi svolta e trasmessa a B-Lab è possibile rilevare numerose potenziali criticità che riteniamo debbano essere analizzate in quanto possono significativamente pregiudicare il mantenimento della certificazione B-Corp da parte di Fileni Alimentare, in virtù di una potenziale sussistenza di elementi in contrasto con quanto previsto dal disciplinare e su cui ci attendiamo al più presto riscontro.Bianca Boldrini, Campaigner settore Animali negli allevamenti 

In particolare, le criticità emerse, e su cui chiediamo e ribadiamo   anche oggi la necessità di urgenti verifiche, rientrano in diverse delle categorie utilizzate per valutare l’idoneità di un’azienda a ricevere la certificazione B-Corp, nello specifico la categoria ambientale, della comunità, dell’etica, e della trasparenza.

Le nostre richieste sono due:

  • la revoca della certificazione B-Corp a Fileni Alimentare;
  • l’inserimento delle aziende zootecniche nelle “controversial issues” di B-Lab, ovvero in quella categoria di attività che non possono ricevere la certificazione salvo precisi impegni vincolanti.

Chiediamo infatti che la certificazione sia concessa solo a quelle aziende zootecniche che vincolino l’attività a parametri di dismissione o riconversione dell’attività produttiva verso produzioni non animali, mostrando un chiaro impegno per la transizione ecologica, che non può prescindere dalla transizione alimentare.

Chiediamo  a B-Lab un incontro e offriamo piena collaborazione, come già mostrato con l’invio di un dossier approfondito, confidando nella positiva e tempestiva – almeno in questo caso – risposta di B-Lab.

 


CHIUDI

venerdì 24 novembre 2023

LAV riscrive a B-Lab per chiedere conto della verifica e della revoca della certificazione a Fileni

A seguito dell’inchiesta andata in onda su Rai3 nel programma Report, lo scorso 9 gennaio, LAV aveva scritto a B-Lab che aveva dato il via ad una revisione ufficiale della posizione di Fileni, al fine di valutare la possibilità di revocare la certificazione B-Corp.

Oggi abbiamo nuovamente scritto all’ente certificatore per chiedere conto di questa verifica.

Le nostre richieste sono due: la revoca della certificazione B-Corp a Fileni Alimentare e l’inserimento delle aziende zootecniche nelle “controversial issues” di B-Lab, ovvero in quella categoria di attività che non possono ricevere la certificazione salvo precisi impegni vincolanti.

Chiediamo infatti che la certificazione sia concessa solo a quelle aziende zootecniche che vincolino l’attività a parametri di dismissione/riconversione dell’attività produttiva verso produzioni non animali, mostrando un vero impegno per la sostenibilità e la transizione ecologica. Proprio a seguito del programma TV e della nostra richiesta, è partito l’iter di verifica. La procedura di revisione interna avrebbe dovuto concludersi in 90 giorni, come dichiarato dalla stessa B-Lab e terminare, entro il terzo trimestre del 2023 (settembre). Tuttavia, al momento, l’ente certificatore non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito, né l’associazione ha ricevuto notizia dell’esito della procedura di revisione.

Questo ritardo di comunicazione è critico non solo per la gravità di quanto potenzialmente imputabile a Fileni a seguito della inchiesta Report, ma risulta ancora più grave se si considera la natura di B-lab, un ente certificatore che fa della trasparenza uno dei propri tratti distintivi.

B-Lab, è infatti un ente non-profit della Pennsylvania che si occupa di certificare un nuovo modello di business, premiando realtà che si dovrebbero – e il condizionale è d’obbligo – impegnare a raggiungere alti standard sociali e ambientali, oltre che di trasparenza e responsabilità.

Fileni risulta ancora una di quelle aziende certificate B-Corp, nonostante il servizio di Report che ha anche mostrato immagini ricevute e consegnate da LAV alla giornalista Giulia Innocenzi, abbia mostrato qualcosa di molto lontano dagli obiettivi di B-Lab. Il fatto che B-Lab non pubblichi l’esito della procedura della revisione lede anche tutte quelle aziende che ne fanno parte e si riconoscono in quelli che dovrebbero essere – e ancora il condizionale è d’obbligo – i valori fondanti, sociali e ambientali.

Va ricordato anche che diventare una B-Corp è un’importante strategia di marketing che rafforza l’immagine e la reputazione dell’azienda, ma se l’ente certificatore dovesse continuare a non dare riscontro sull’esito delle procedure, verrebbe meno anche l’automatica affidabilità che il consumatore dà alla certificazione in sé e ciò danneggerebbe senza dubbio tutte quelle aziende che ad oggi vantano questa certificazione.

Ribadiamo che nell’analisi svolta da LAV e trasmessa a B-Lab è possibile rilevare numerose criticità che riteniamo possano significativamente pregiudicare il mantenimento della certificazione B-Corp da parte di Fileni Alimentare, in virtù di una potenziale sussistenza di elementi in contrasto con quanto previsto dal disciplinare e su cui ci attendiamo al più presto riscontro.

In particolare, le criticità emerse, e su cui LAV chiedeva urgenti verifiche, rientrano nelle categorie ambientale, della comunità, dell’etica e della trasparenza.

Come ampiamente mostrato dalla letteratura scientifica, le produzioni animali in generale sono insostenibili dal punto di vista ambientale e climatico. Inoltre, l’allevamento di animali a fini alimentari, in particolar modo quello su scala industriale, pone minacce anche sulla sanità pubblica, a partire dall’antimicrobico-resistenza e dalla diffusione di zoonosi, come l’influenza aviaria.

Infine, un elemento fondamentale che dovrebbe imporre revoca e impossibilità per aziende zootecniche o di trasformazione di carne e prodotti animali di accedere a certificazioni di “sostenibilità”: la scienza ha ampiamente confermato che gli animali sono esseri senzienti, che quindi, confinati negli allevamenti, non possono vivere secondo le loro esigenze di specie e sono esposti a gravi sofferenze.

E il recentissimo caso della morte di 240 mila polli, sempre Fileni come si apprende da diversi articoli di stampa, proprio nell’allevamento di Cannuccia a Jesi, sottolinea le enormi criticità di un sistema alimentare simile.

In questa poca trasparenza del comparto zootecnico, perpetrata, nel caso di specie, da Fileni in comunicati e risposte affatto esaustive ed esplicative, chiediamo a B-Corp di essere trasparente e di rendere quindi noto l’esito della procedura di revisione.

Con l’occasione LAV rivolge nuovamente queste domande a Fileni, confidando ancora, prima o poi, in un chiaro riscontro.


CHIUDI

mercoledì 08 marzo 2023

Giunte regionali interpellate sul caso Fileni: richiesti controlli

A quasi due mesi di distanza dall’inchiesta di Report, andata in onda su Rai3 il 9 gennaio scorso, continuano gli aggiornamenti sul caso Fileni: le Giunte di Marche ed Emilia-Romagna dovranno rispon... LEGGI I DETTAGLI

A quasi due mesi di distanza dall’inchiesta di Report, andata in onda su Rai3 il 9 gennaio scorso, continuano gli aggiornamenti sul caso Fileni: le Giunte di Marche ed Emilia-Romagna dovranno rispondere alle interrogazioni presentate rispettivamente dai Consiglieri Maurizio Mangialardi (Capogruppo Pd) e Silvia Zamboni (Capogruppo Verdi) sulla situazione degli animali coinvolti negli allevamenti di uno dei più grandi produttori italiani di polli “da carne”, primo nella produzione biologica.

Le Giunte di entrambe le regioni sono chiamate a verificare le modalità di controllo degli allevamenti da parte dei servizi veterinari competenti ed i protocolli utilizzati in azienda per quanto riguarda la gestione degli animali coinvolti nella filiera, oltre che ad accogliere le istanze di cittadini che si battono contro nuove aperture e contro lo stravolgimento del territorio che la costruzione di un nuovo sito produttivo comporterebbe.

I controlli richiesti sono un atto dovuto, alla luce di quanto emerso dall’inchiesta di Report e in considerazione a quanto, con partecipata preoccupazione, i cittadini lamentano da tempo.

Sono sempre di più, infatti, le richieste di chiarimento su questa vicenda, che costringono i diversi attori coinvolti a prendere atto della necessità di cambiare modello di consumo e di produzione alimentare. Una presa di coscienza obbligata se si osservano effettivamente, e quindi da vicino, gli effetti devastanti del comparto zootecnico sugli animali, sul territorio e sulle persone.


CHIUDI

giovedì 02 marzo 2023

LAV sostiene il Comitato Valmarecchia

LAV sostiene con forza il Comitato Valmarecchia per contrastare l’apertura del nuovo allevamento di polli Fileni a Maiolo. La preoccupazione su questa apertura è tanta, come mostrato dalle proteste... LEGGI I DETTAGLI

LAV sostiene con forza il Comitato Valmarecchia per contrastare l’apertura del nuovo allevamento di polli Fileni a Maiolo. La preoccupazione su questa apertura è tanta, come mostrato dalle proteste di cittadini e associazioni di categoria, nonché dall’interrogazione regionale Emilia-Romagna.

Il caso è arrivato anche alla Camera dove ieri il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida è intervenuto dando risposte evasive che nulla aggiungono alla narrazione e alle soluzioni alternative, al di là del “come dovrebbe essere” in virtù di una promessa di futura vigilanza.

Un allevamento industriale ha enormi impatti non solo in termini di emissioni di gas climalteranti e inquinanti, come l’ammoniaca, di stravolgimento dell’ecosistema e del territorio circostante, ma anche sulle centinaia di migliaia di animali coinvolti.

È necessario che il sistema alimentare divenga tema centrale della discussione politica e della consapevolezza dei singoli, e con esso la necessità di traghettare produzioni e consumi verso l’alternativa vegetale. Gli animali rinchiusi negli allevamenti, ammassati, senza possibilità di vivere rispettando le proprie esigenze, sono ovunque. La loro salute e la loro tutela riguardano tutti noi, sempre, non solo quando un nuovo allevamento viene costruito di fronte alle nostre abitazioni. Ecco perché LAV, che da anni si batte per la libertà degli animali, ha deciso di supportare il Comitato Valmarecchia. Lorenza Bianchi, area Animali negli Allevamenti

Sono ormai all’ordine del giorno le proteste di cittadini – riportate anche dalla stampa locale – che si sentono accerchiati da queste vere e proprie fabbriche di animali ed espropriati della possibilità di fruire del territorio come hanno sempre fatto. L’unica via di uscita è riconoscere che il modello alimentare è crudele ed ingiusto verso animali, ambiente e persone. Ed è ingiusto sempre, non solo quando è “dietro casa”. È quindi un gesto di civiltà  supportare la petizione del Comitato per la Valmarecchia.


CHIUDI

mercoledì 22 febbraio 2023

B-Lab revochi a Fileni la certificazione B-Corp

A seguito dell’inchiesta andata in onda su Rai3 nel programma Report, lo scorso 9 gennaio, LAV ha ritenuto doveroso scrivere a B-Lab, ente non-profit della Pennsylvania che si occupa di certificare ... LEGGI I DETTAGLI

A seguito dell’inchiesta andata in onda su Rai3 nel programma Report, lo scorso 9 gennaio, LAV ha ritenuto doveroso scrivere a B-Lab, ente non-profit della Pennsylvania che si occupa di certificare un nuovo modello di business, premiando realtà che si dovrebbero – e il condizionale è d’obbligo - impegnare a raggiungere alti standard sociali e ambientali, oltre che di trasparenza e responsabilità.

Fileni era una di quelle aziende certificate B-Corp, ma il servizio di Report ha mostrato qualcosa di molto lontano dagli obiettivi di B-Lab.

E proprio pochi giorni dopo l’inchiesta di Giulia Innocenzi, B-Lab ci ha tenuto a divulgare la notizia che come ente certificatore “ha dato il via a una revisione ufficiale delle accuse a Fileni, come previsto dalla nostra Procedura di Reclamo”, dove la stessa B-Lab ha dichiarato “di risolvere il caso entro altri 90 giorni”.

Le richieste di LAV sono due: la revoca della certificazione B-Corp a Fileni Alimentare e l’inserimento delle aziende zootecniche nelle “controversial issues” di B-Lab, ovvero in quella categoria di attività che non possono ricevere la certificazione, salvo precisi impegni vincolanti.

Chiediamo infatti che la certificazione sia concessa solo a quelle aziende zootecniche che vincolino l’attività a parametri di dismissione/riconversione dell’attività produttiva verso produzioni non animali, mostrando un vero impegno per la sostenibilità e la transizione ecologica.

Diventare una B-Corp è un’importante strategia di marketing: tale certificazione rafforza l’immagine e la reputazione dell’azienda, rendendola automaticamente sicura e affidabile agli occhi del consumatore. E le perplessità sulla permanenza dell’azienda nel gruppo delle B-Corp nascono proprio su quei temi citati da Roberta Fileni al momento dell’ottenimento della certificazione come distintivi per l’azienda: “bene comune”, “valorizzazione del territorio” e delle “comunità”.

Ma il consumatore finale, i cittadini che acquistano i prodotti Fileni perché rassicurati da una certificazione che dovrebbe garantire “alti standard”, di fatto da B-Lab sono stati lasciati soli, rimandando alla stessa Fileni la totale responsabilità di quanto trasmesso da Report.

Nell’analisi svolta da LAV e trasmessa a B-Lab è possibile rilevare numerose criticità che riteniamo possano significativamente pregiudicare il mantenimento della certificazione B-Corp da parte di Fileni Alimentare, in virtù di una potenziale sussistenza di elementi in contrasto con quanto previsto dal disciplinare.

In particolare, le criticità emerse, e su cui LAV chiede urgenti verifiche, rientrano nelle categorie ambientale, della comunità, dell’etica e della trasparenza e impongono di valutare una riduzione del punteggio (necessario per attivare la procedura B-Lab) che potrebbe matematicamente portare alla revoca della certificazione.

Lasciare ad un’azienda come Fileni, con le criticità emerse, il mantenimento della certificazione B-Corp senza intraprendere le dovute urgenti verifiche ed azioni conseguenti, è fuorviante e pericoloso per quei consumatori che affidano ad una certificazione i propri acquisti, e che si aspettano il pieno accertamento di condotte trasparenti, etiche e sostenibili. Ecco perché riteniamo necessario che B-Lab difenda la propria credibilità e con essa quella di numerose aziende certificate che fanno della sostenibilità ambientale, della trasparenza e della responsabilità sociale il proprio impegno quotidiano. LAV

È necessario, inoltre, sottolineare l’insostenibilità ambientale e climatica delle produzioni animali in generale, come ampiamente mostrato dalla letteratura scientifica.

Non da meno, l’allevamento di animali a fini alimentari, in particolar modo quello su scala industriale, pone minacce anche sulla sanità pubblica, a partire dall’antimicrobico-resistenza e dalla diffusione di zoonosi, come l’influenza aviaria. Infine, la scienza ha ampiamente confermato che gli animali sono esseri senzienti, che quindi, confinati negli allevamenti, non possono vivere secondo le loro esigenze di specie e sono esposti a gravi sofferenze.

Tali elementi non lasciano dubbi sul fatto che attività di produzione animale non rispettano in generale le condizioni per ottenere la certificazione B-Corp. LAV

In attesa di aggiornamenti sulla revisione di B-Lab in corso, LAV rinnova le sue domande a Fileni, rimaste ancora senza risposta.

Le nostre domande:

Che procedura di gestione mette in atto l’azienda per quei polli non idonei agli standard commerciali, ad esempio che non crescono e restano più piccoli degli altri?
Quali sono i dati sulla mortalità in azienda per le diverse tipologie di allevamento (convenzionale e biologico)?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda cosa pensa della selezione genetica dei polli broiler?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda pensa di convertirsi interamente al biologico nei prossimi anni, dismettendo in toto l’utilizzo di razze a rapido accrescimento e riducendo contestualmente il numero di animali allevati?
In quali casi e per quali motivi il pollo Rusticanello, simbolo della produzione biologica dell’azienda, non ha accesso all’aperto? Se del caso, quale percentuale del ciclo di allevamento rappresenta il periodo senza accesso all’aperto?
Quanti sono i polli allevati secondo il metodo biologico in percentuale rispetto al totale dei polli allevati dall’azienda?
Il disciplinare sull’etichettatura di Unaitalia, cui l’azienda aderisce, è di pubblica consultazione? Dove è possibile consultarlo? Tutti i prodotti dell’azienda seguono questo disciplinare?
Ci sono differenze nel numero di veterinari a disposizione tra allevamento convenzionale e biologico?

LEGGI LA LETTERA APERTA DI LAV ALL'AZIENDA



CHIUDI

giovedì 16 febbraio 2023

Nuovo allevamento Fileni a Maiolo (RN)

È tanto il fermento sulla possibile apertura di un nuovo allevamento di polli nel comune di Maiolo, in Valmarecchia. Le preoccupazioni e le proteste si levano da diversi versanti, dai cittadini che s... LEGGI I DETTAGLI

È tanto il fermento sulla possibile apertura di un nuovo allevamento di polli nel comune di Maiolo, in Valmarecchia. Le preoccupazioni e le proteste si levano da diversi versanti, dai cittadini che si sono sentiti scavalcati dalle istituzioni locali e si sono organizzati in un comitato, fino ai rappresentanti degli associati Confcommercio e Confesercenti, preoccupati per il grande impatto che tale allevamento avrà sull’ambiente e sul territorio nel suo complesso.

Preoccupazioni legittime e fondate, considerato l’impatto che un allevamento industriale ha in termini di emissioni di gas climalteranti e inquinanti, di stravolgimento dell’ecosistema e del territorio circostante, e di conseguenze dirette sulla vita di tutti i residenti.

Ma vale la pena uscire dal singolo caso, che pur merita grande attenzione, e dalla logica del NIMBY, un’espressione inglese che sta ad indicare “Not in My Back Yard”, ovvero “non nel mio giardino”. Sono ormai all’ordine del giorno le proteste di cittadini che si sentono accerchiati da queste vere e proprie fabbriche di animali ed espropriati della possibilità di fruire del territorio come hanno sempre fatto.

E la questione sta proprio qui: nessuno vuole un nuovo allevamento dietro casa, ma finché il sistema alimentare non diventa in sé e per sé un tema centrale della discussione politica e della consapevolezza dei singoli, e con esso la necessità di traghettare produzioni e consumi verso l’alternativa vegetale, tali proteste avranno forse successo localmente, senza incidere sulla back yard di qualcun altro, e quindi sulla collettività.

Gli animali rinchiusi negli allevamenti, ammassati, senza possibilità di vivere rispettando le proprie esigenze, sono ovunque. Sono nel giardino di tutti, solo che non si vedono.

In Italia sono oltre 630 milioni gli animali terrestri macellati ogni anno, da qualche parte devono pur stare. E se è vero che la crudeltà si è spinta molto avanti, prevedendo spazi angusti e sovraffollati, per limitare l’occupazione del suolo e confinare decine di migliaia di animali in capannoni ben nascosti alla vista, è pur vero che prima o poi, tutti, si trovano direttamente coinvolti nella prossima nuova apertura.

E allora emerge ancora una volta l’urgenza di ripensare totalmente questo modello alimentare, crudele con gli animali ed ingiusto verso ambiente e persone.

Noi continueremo a batterci perché nessun animale sia più fatto nascere e allevato in condizioni inaccettabili con il solo scopo di diventare cibo. Per gli animali e per tutti noi.


CHIUDI

mercoledì 15 febbraio 2023

Ricorso Fileni rigettato

Ci sono nuovi aggiornamenti sul caso dell’allevamento di Monte Roberto: è notizia di questi giorni che il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso al TAR da parte di Fileni contro il decreto dell... LEGGI I DETTAGLI

Ci sono nuovi aggiornamenti sul caso dell’allevamento di Monte Roberto: è notizia di questi giorni che il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso al TAR da parte di Fileni contro il decreto della Regione Marche che imponeva la cessazione dell’attività. Cessazione mai avvenuta, come documentato anche nel servizio di Report di qualche settimana fa.

Questo allevamento convenzionale ospita due milioni e mezzo di polli l’anno ed è da tempo sotto i riflettori: una sentenza del Consiglio di Stato annullava l’autorizzazione dell’attività, poiché lo stabilimento è stato realizzato in una fascia fluviale protetta. La Regione Marche aveva quindi emesso l’ordine di chiusura dell’impianto stabilendo che il gestore potesse fare un ulteriore ciclo oltre a quello in corso e che l’attività cessasse non oltre il 31 ottobre 2022. Nonostante ciò, il gestore ha continuato l’esercizio di un’attività soggetta ad AIA (autorizzazione integrata ambientale) pur in assenza di autorizzazione.

La Procura si occuperà di questa vicenda, ma, nel frattempo, continuiamo a chiedere risposte all’azienda. Le domande che abbiamo più volte rivolto a Fileni sono ad oggi ancora senza risposta.

Le nostre domande:

Che procedura di gestione mette in atto l’azienda per quei polli non idonei agli standard commerciali, ad esempio che non crescono e restano più piccoli degli altri?
Quali sono i dati sulla mortalità in azienda per le diverse tipologie di allevamento (convenzionale e biologico)?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda cosa pensa della selezione genetica dei polli broiler?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda pensa di convertirsi interamente al biologico nei prossimi anni, dismettendo in toto l’utilizzo di razze a rapido accrescimento e riducendo contestualmente il numero di animali allevati?
In quali casi e per quali motivi il pollo Rusticanello, simbolo della produzione biologica dell’azienda, non ha accesso all’aperto? Se del caso, quale percentuale del ciclo di allevamento rappresenta il periodo senza accesso all’aperto?
Quanti sono i polli allevati secondo il metodo biologico in percentuale rispetto al totale dei polli allevati dall’azienda?
Il disciplinare sull’etichettatura di Unaitalia, cui l’azienda aderisce, è di pubblica consultazione? Dove è possibile consultarlo? Tutti i prodotti dell’azienda seguono questo disciplinare?
Ci sono differenze nel numero di veterinari a disposizione tra allevamento convenzionale e biologico?

LEGGI LA LETTERA APERTA DI LAV ALL'AZIENDA



CHIUDI

venerdì 27 gennaio 2023

Tre interrogazioni parlamentari interpellano i Ministri sui contenuti dell'Inchiesta

Sono passate due settimane da quando Report ha mandato in onda su Rai3 l’inchiesta di Giulia Innocenzi sulle modalità di allevamento di polli bio e non bio di un noto marchio italiano. Da allora mo... LEGGI I DETTAGLI

Sono passate due settimane da quando Report ha mandato in onda su Rai3 l’inchiesta di Giulia Innocenzi sulle modalità di allevamento di polli bio e non bio di un noto marchio italiano. Da allora molto è stato detto e scritto.

A questo si sono ora aggiunte tre interrogazioni parlamentari, di cui due alla Camera dei Deputati a firma di Evi e altri (Verdi e Sinistra Italiana) e Raffa (M5S), e una al Senato a firma di Naturale – Vicepresidente Commissione della Commissione Agricoltura, e altri parlamentari M5S.
I Ministri formalmente interpellati sono Schillaci
per la Salute, Lollobrigida per l’Agricoltura, ma ad aver preso contezza del contenuto dell’inchiesta è chiamato anche il Ministro Calderoli per quanto concerne le Regioni con le proprie Asl veterinarie.

Noi di LAV, in attesa delle risposte dei Ministri alle interrogazioni, continuiamo però ad attendere risposte ai quesiti posti alla Fileni:

Che procedura di gestione mette in atto l’azienda per quei polli non idonei agli standard commerciali, ad esempio che non crescono e restano più piccoli degli altri?
Quali sono i dati sulla mortalità in azienda per le diverse tipologie di allevamento (convenzionale e biologico)?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda cosa pensa della selezione genetica dei polli broiler?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda pensa di convertirsi interamente al biologico nei prossimi anni, dismettendo in toto l’utilizzo di razze a rapido accrescimento e riducendo contestualmente il numero di animali allevati?
In quali casi e per quali motivi il pollo Rusticanello, simbolo della produzione biologica dell’azienda, non ha accesso all’aperto? Se del caso, quale percentuale del ciclo di allevamento rappresenta il periodo senza accesso all’aperto?
Quanti sono i polli allevati secondo il metodo biologico in percentuale rispetto al totale dei polli allevati dall’azienda?
Il disciplinare sull’etichettatura di Unaitalia, cui l’azienda aderisce, è di pubblica consultazione? Dove è possibile consultarlo? Tutti i prodotti dell’azienda seguono questo disciplinare?
Ci sono differenze nel numero di veterinari a disposizione tra allevamento convenzionale e biologico?

LEGGI LA LETTERA APERTA DI LAV ALL'AZIENDA



CHIUDI

venerdì 20 gennaio 2023

Dopo il servizio di Report

Le immagini ricevute da LAV e andate in onda su Report, con un’inchiesta della giornalista Giulia Innocenzi, mostrano la realtà crudele della zootecnia. Per rispondere alla richiesta del mercato, i... LEGGI I DETTAGLI

Le immagini ricevute da LAV e andate in onda su Report, con un’inchiesta della giornalista Giulia Innocenzi, mostrano la realtà crudele della zootecnia. Per rispondere alla richiesta del mercato, i polli sono costretti a condurre una non vita, ammassati in capannoni che sono vere e proprie fabbriche di animali, dove spesso restano bloccati a terra sulle proprie feci perché non in grado di alzarsi, schiacciati dall’enorme petto che sviluppano e del peso che la loro muscolatura e le loro ossa di animali di pochi giorni di vita non riescono a sostenere.

Dopo il servizio di Report, ora visibile anche su YouTube, che ipotizza maltrattamenti e il mancato rispetto del disciplinare sugli allevamenti di polli Fileni, sono emersi i primi dubbi non solo tra i consumatori, che soprattutto sui social hanno chiesto chiarimenti, ma anche tra gli enti certificatori.

Lorenzo Pileri, Ad di Ccpb, l’ente di certificazione che si occupa di Fileni bio, intervistato da “Il Salvagente, ha rivendicato la serietà dei controlli Ccpb, ma, contestualmente, ha dichiarato “faremo più visite a sorpresa e saremo più attenti”.

Anche BLab, ente che certifica a livello internazionale l’eticità della produzione e del quale Fileni ha annunciato ad inizio 2022 di essere il primo produttore di carne al mondo ad avere ottenuto questa certificazione, ha sentito la necessità di chiarire la propria posizione rispetto all’azienda. BLab ha infatti dichiarato che, a seguito di una segnalazione formale ricevuta, tramite reclamo sulla Certificazione BCorp, mesi prima della messa in onda del 9 gennaio, è stata avviata una revisione ufficiale alla luce di quanto emerso su Fileni.

Dopo le posizioni di Ccpb e di Bcert, entrambi certificatori di Fileni, è giunto anche il comunicato di Assobio, associazione nazionale delle imprese di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali, della quale Fileni è socia. Nel comunicato Assobio dichiara che Massimo Fileni, Vicepresidente dell’azienda, nonché Consigliere di Assobio, ha deciso “di autosospendersi momentaneamente dal suo ruolo di membro del Consiglio direttivo per consentire una serena ed adeguata analisi della situazione”.

Le reazioni a quanto andato in onda sembrano non fermarsi. A pochi giorni dalla decisione di Massimo Fileni di autosospendersi dal consiglio direttivo di Assobio, giunge anche la dichiarazione di Sara Tomassini, presidente di Terre marchigiane, che ha scritto al Distretto regionale bio per chiedere la sospensione di Fileni per evitare che “la situazione si ripercuota pesantemente su tutto il comparto biologico marchigiano e sull’immagine della regione”.

LAV, che da sempre si batte contro lo sfruttamento di tutti gli animali, ha scritto una lettera aperta all'azienda, a seguito dell’inchiesta di report andata in onda il 9 gennaio 2023, ponendo a Fileni diverse domande per le quali si attende una risposta.

Quello della carne, ed in particolare della carne di pollo, è un sistema di produzione crudele e sempre più insostenibile, dove, per un numero così elevato di animali, il bassissimo valore commerciale del singolo individuo non giustifica interventi quali cure e terapie, in un contesto dove gli animali non sono altro che unità produttive.

In attesa di risposte, rinnoviamo le seguenti domande all’azienda:

Che procedura di gestione mette in atto l’azienda per quei polli non idonei agli standard commerciali, ad esempio che non crescono e restano più piccoli degli altri?
Quali sono i dati sulla mortalità in azienda per le diverse tipologie di allevamento (convenzionale e biologico)?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda cosa pensa della selezione genetica dei polli broiler?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda pensa di convertirsi interamente al biologico nei prossimi anni, dismettendo in toto l’utilizzo di razze a rapido accrescimento e riducendo contestualmente il numero di animali allevati?
In quali casi e per quali motivi il pollo Rusticanello, simbolo della produzione biologica dell’azienda, non ha accesso all’aperto? Se del caso, quale percentuale del ciclo di allevamento rappresenta il periodo senza accesso all’aperto?
Quanti sono i polli allevati secondo il metodo biologico in percentuale rispetto al totale dei polli allevati dall’azienda?
Il disciplinare sull’etichettatura di Unaitalia, cui l’azienda aderisce, è di pubblica consultazione? Dove è possibile consultarlo? Tutti i prodotti dell’azienda seguono questo disciplinare?
Ci sono differenze nel numero di veterinari a disposizione tra allevamento convenzionale e biologico?

LEGGI LA LETTERA APERTA DI LAV ALL'AZIENDA


CHIUDI

lunedì 09 gennaio 2023

Lettera aperta di LAV all'azienda sulla tutela degli animali nei suoi allevamenti

L’inchiesta di Report, appena andata in onda su Rai Tre, mette ancora una volta in luce le gravi problematiche del sistema zootecnico, che produce miliardi di animali ogni anno, con 533 milioni di p... LEGGI I DETTAGLI

L’inchiesta di Report, appena andata in onda su Rai Tre, mette ancora una volta in luce le gravi problematiche del sistema zootecnico, che produce miliardi di animali ogni anno, con 533 milioni di polli macellati solo in Italia nel 2021 (fonte Banca Dati Nazionale).

Dall’inchiesta emergono degli interrogativi su cui chiediamo chiarimenti ad uno dei gruppi più grandi in Italia nel mercato della carne di pollo, conosciuto soprattutto per la produzione biologica.

Circa il 98% dei polli allevati in Italia per la loro carne è della razza broiler, appositamente selezionata e modificata geneticamente negli anni per sviluppare enormemente e in tempi record le parti del corpo più richieste dal mercato. Ed è così che, attraverso la selezione genetica, i broiler sviluppano in poche settimane di vita un enorme petto, tanto da essere inviati al macello giovanissimi, intorno alle 4 settimane di vita.

Nonostante la loro brevissima esistenza, i polli broiler soffrono di malattie cardiorespiratorie e muscoloscheletriche proprio a causa di un corpo deforme che si ingrossa più di quanto i loro muscoli e il loro cuore possono sostenere. La sofferenza di questi animali è tangibile. Le immagini che abbiamo visto su Report mostrano senza filtri ciò che accade all’interno dei capannoni negli allevamenti.

Ha dichiarato Roberto Bennati, Direttore Generale LAV, durante l'intervista a Report, riferendosi al settore zootecnico in generale: 

La presenza quotidiana della malattia e cioè del far stare male gli animali e accettare che questa malattia sia economicamente tollerabile rispetto al sistema di produzione significa creare un allevamento malato. Dentro questi allevamenti è praticamente impossibile il controllo dato il numero elevato di animali e di allevamenti, ma l’illegalità si radica proprio in questo. Roberto Bennati, Direttore Generale LAV

In Italia il consumo della carne di pollo è in crescita, contrariamente ai consumi di altre carni che sono stabili o in declino. E per rispondere alla richiesta del mercato, ma è chiaro e dimostrato anche dalle immagini dell’inchiesta di Giulia Innocenzi, che questa è una non vita.

Vivere ammassati in capannoni, spesso bloccati e costretti a terra sulle proprie feci perché non in grado di alzarsi, non può essere infatti considerata una vita. Ma tutto questo è noto ai consumatori? Assolutamente no, perché crediamo che nessuno acquisterebbe – per salute? per dignità degli animali? per etica? - un pollo che ha vissuto così miseramente.

Altro dato interessante che emerge dall’inchiesta di Report è: i controlli dei servizi pubblici veterinari, essenziali, sono sufficienti? Probabilmente no, soprattutto considerato che – come spesso accade – vengono concordati con le aziende senza verifiche dettagliate sulla salute di tutti gli animali coinvolti.

Ciò su cui dobbiamo riflettere, visto che abbiamo oltre mezzo miliardo di polli macellati in Italia, è come possiamo fare affinché queste violenze, in un Paese come il nostro che ha riconosciuto gli animali nella Costituzione, si fermino, e non si guardi solo al centesimo di profitto come fa oggi il sistema industriale dei polli. Roberto Bennati, Direttore Generale LAV

Una soluzione, noi di LAV l’abbiamo trovata: ciascuno di noi può contribuire a mettere fine definitivamente alla sofferenza dei polli, scegliendo fin da subito di lasciare la carne di questi animali appena nati fuori dal proprio piatto, al di là di una narrazione pubblicitaria che garantisce prodotti “naturali” e “buoni”, salvo poi scoprire che di naturale, per gli animali che muoiono a 4 settimane con malformazioni fisiche, c’è ben poco.

Pubblichiamo quindi una lettera aperta all'azienda per avere informazioni sulle modalità di tutela degli animali nei loro allevamenti, con domande dirette tra le quali:

Che procedura di gestione mette in atto l’azienda per quei polli non idonei agli standard commerciali, ad esempio che non crescono e restano più piccoli degli altri?
Quali sono i dati sulla mortalità in azienda per le diverse tipologie di allevamento (convenzionale e biologico)?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda cosa pensa della selezione genetica dei polli broiler?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda pensa di convertirsi interamente al biologico nei prossimi anni, dismettendo in toto l’utilizzo di razze a rapido accrescimento e riducendo contestualmente il numero di animali allevati?
In quali casi e per quali motivi il pollo Rusticanello, simbolo della produzione biologica dell’azienda, non ha accesso all’aperto? Se del caso, quale percentuale del ciclo di allevamento rappresenta il periodo senza accesso all’aperto?
Quanti sono i polli allevati secondo il metodo biologico in percentuale rispetto al totale dei polli allevati dall’azienda?
Il disciplinare sull’etichettatura di Unaitalia, cui l’azienda aderisce, è di pubblica consultazione? Dove è possibile consultarlo? Tutti i prodotti dell’azienda seguono questo disciplinare?
Ci sono differenze nel numero di veterinari a disposizione tra allevamento convenzionale e biologico?

LEGGI LA LETTERA APERTA DI LAV ALL'AZIENDA

Guarda l'inchiesta di Report

Le immagini trasmesse nel servizio, alcune delle quali ricevute da LAV, mostrano la condizione di sofferenza dei polli rinchiusi in alcuni allevamenti biologici italiani.


CHIUDI

lunedì 09 gennaio 2023

L'inchiesta vuole fare luce sulle condizioni di sofferenza degli animali negli allevamenti

Questa sera andrà in onda su Report alle 21.25 su Rai Tre, un’inchiesta di Giulia Innocenzi che vuole fare luce sulle gravi problematiche del sistema zootecnico che produce miliardi di animali ogni... LEGGI I DETTAGLI

Questa sera andrà in onda su Report alle 21.25 su Rai Tre, un’inchiesta di Giulia Innocenzi che vuole fare luce sulle gravi problematiche del sistema zootecnico che produce miliardi di animali ogni anno, con 533 milioni di polli macellati solo in Italia nel 2021.

Circa il 98% dei polli allevati in Italia per la loro carne è della razza broiler, appositamente selezionata e modificata geneticamente negli anni per sviluppare enormemente e in tempi record le parti del corpo più richieste dal mercato. Ed è così che, attraverso la selezione genetica, i broiler sviluppano in poche settimane di vita un enorme petto, tanto da essere inviati al macello giovanissimi, intorno alle 4 settimane di vita.

Le clip video che stanno già circolando da giorni sui canali social di Report hanno mostrato la crudeltà che si cela dietro i capannoni degli allevamenti intensivi. 

Durante la puntata verranno trasmesse immagini ricevute da LAV.


Attendiamo questa sera per scoprire ancora di più!


CHIUDI