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“A Natale puoi... fare quello che non vuoi fare mai…”: scoprire lo specismo e scegliere il bene.

Festeggiare senza sfruttamento.

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giovedì 18 dicembre 2025

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Area food

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Antispecismo: non stile di vita imposto ma spazio di riflessione

In questo periodo dell'anno apriamo i social e vediamo foto di cani in posa davanti all'albero di Natale, gatti che fanno la lotta con addobbi e lucine, foto di gruppo in cui questi animali sono veri e propri componenti della famiglia e poi immagini di tavole imbandite con arrosti, salumi, formaggi e piatti di pesce.

Due modi opposti di guardare gli animali e forse c'è qualcosa che stride.

Perché celebriamo le Feste insieme ad alcuni animali — quelli che consideriamo “di famiglia” — mentre altri li mettiamo nel piatto come pietanza tradizionale?

In una società in cui tutto questo è normale, raramente ci si sofferma a pensare perché alcuni animali siano nostri compagni e altri siano cibo, ma mentre giochiamo con il nostro amato cane tra pacchetti e decorazioni, possiamo fare caso a cosa imbandisce la tavola. Mucche, maiali, polli: individui senzienti ridotti a tradizione, a ricetta, a simbolo di abbondanza. È qui, in questa apparente normalità, che possiamo vedere come il sistema di valori che ci è stato tramandato non è altro che un'invenzione del tutto arbitraria.

Infatti, animali considerati “familiari” e quelli destinati all'industria alimentare variano da cultura a cultura, in America l'idea di mangiare un coniglio respinge i più, mentre in alcuni Paesi orientali mangiare i cani è assolutamente normale. In Italia, di contro, ci indigniamo all'idea di mangiare un cane o un gatto, ma non troviamo nulla di strano nel mangiare maiali, conigli o agnelli.

Tutti questi animali sono senzienti, hanno quindi tutti capacità emotive, di relazione e di pensiero e nessuno di loro merita di essere segregato, soffrire per la sua breve vita e finire ucciso per diventare prodotto alimentare.

Questa differenza, che divide gli animali in chi merita di vivere e chi deve essere ucciso per diventare cibo, si chiama specismo, ossia l'attribuzione a diversi animali di differenti diritti in base proprio alla specie a cui appartengono. L'antispecismo nasce per ricucire questa frattura, riflettendo sulla domanda circa il perché attribuiamo valore alle vite in base alla specie. Non è un concetto astratto, né un esercizio filosofico, è uno sguardo critico su ciò che diamo per scontato.

FESTEGGIARE  SÌ, MA SENZA INFLIGGERE SOFFERENZA E MORTE

Se consideriamo la sofferenza e la capacità di provare emozioni un criterio morale rilevante tutti gli esseri senzienti, allora tutti gli animali hanno diritto a una vita libera e dignitosa, esattamente come la vorremmo per noi stessi o per i nostri compagni a quattro zampe.

Mettere in discussione le nostre abitudini non significa negare i ricordi legati a certi piatti, ma riconoscere che si può fare tutto senza che nessuno debba soffrire o morire, così che le nostre tradizioni si modifichino con noi, senza snaturarle.

In una tavola senza sofferenza potremmo trovare un paté a base di funghi e tempeh dal gusto pieno e rustico, l'insalata russa con maionese vegetale, salamini vegani, formaggi freschi e stagionati a base di frutta secca e poi ancora pappardelle al ragu di soia e noci, salsicce vegane e patate e il salame di cioccolato per riportarci all'infanzia.

Un menu ricco, conviviale e avvolgente, preparato con ingredienti e prodotti che facilmente si possono trovare nei supermercati, senza preparazioni complicate, ma che permette di festeggiare con le persone a noi care senza sottrare nulla al momento se non sofferenza e sfruttamento animale.

In questo periodo dell'anno in cui gioia, pace e amore la fanno da padrone, possiamo provare a adottare lo sguardo dell'antispecismo e andare oltre l'abitudine, riconoscere nei piatti i diversi animali, ricordare che anche per latte, formaggi e uova gli animali sono soggetti a terribili sofferenze e che comunque quando “perdono di produttività” – come se non fossero degli individui – vengono mandati al macello.

Promuovendo l'antispecismo non si impone uno stile di vita, ma si offre uno spazio di riflessione: se abbiamo la possibilità concreta di festeggiare senza causare sofferenza, perché non esplorare questa possibilità e sperimentare un menu 100% vegetale.

Noi di LAV lavoriamo per i diritti degli animali tutti i giorni, portando alla luce quello che l'industria zootecnica non vorrebbe far sapere, gettando luce sulla correlazione tra allevamenti, impatto climatico e salute delle persone, e favorendo la transizione a un sistema alimentare che non sfrutti più nessuno e sia centrato sui prodotti vegetali.

Ora tocca a te, festeggia senza sfruttamento!