Oggi, la Fur Free Alliance - coalizione globale della quale facciamo parte anche noi di LAV - ha lanciato una campagna
globale per esortare il marchio di outwear Woolrich a seguire l'esempio dei
suoi concorrenti – tra cui Canada Goose, Moncler, Napapijri, Parajumpers,
Patagonia e molti altri – nell'adottare una politica fur-free.
I numerosi tentativi di contattare l'azienda, che conta 34
negozi e outlet in Europa e Asia, sono rimasti inascoltati; per questa ragione
la Fur Free Alliance, forte di oltre 50 ONG affiliate e attive in oltre 30
paesi, ha deciso di avviare quella che sarà una delle più grandi corporate
campaign anti-pellicce di tutti i tempi.
Woolrich dovrebbe riconsiderare le proprie scelte commerciali per una maggiore coerenza con quanto dichiara circa il proprio impegno nella sostenibilità. La produzione di pellicce animali è quanto di meno etico, sostenibile, ecologico che ci possa essere nelle produzioni moda e la maggioranza dei brand globali ne ha già preso atto dotandosi di formali corporate policy fur-free. Simone Pavesi, Responsabile LAV Area Moda Animal Free
La pelliccia animale utilizzata per i parka Woolrich
proviene da allevamenti intensivi, dove animali selvatici come cani
procione e volpi trascorrono l'intera vita in piccole gabbie con
fondo metallico, privati della capacità di adottare comportamenti naturali,
per poi essere uccisi tramite gas o elettrocuzione. Allevamenti che, proprio
recentemente, sono anche stati oggetto di un Parere Scientifico pubblicato
dall'Agenzia Europea EFSA e che, di fatto, li ha bocciati per l'impossibilità
di assicurare adeguate condizioni di benessere animale.
NON SOLO GABBIE
Woolrich utilizza anche pellicce di coyote catturati
in natura, intrappolati con dispositivi brutali come tagliole o lacci,
che causano una sofferenza
prolungata costringendo gli animali senza cibo e
acqua per giorni prima di morire di stenti o con un colpo di fucile, se non a
colpi di bastone o per annegamento. Nel disperato tentativo di fuggire, non è
raro che questi animali provino ad amputarsi un arto pur di sopravvivere.
Woolrich si vanta di preservare e proteggere la natura,
eppure l'azienda continua a sostenere un commercio di pellicce che uccide
inutilmente la fauna selvatica ed è considerato uno dei settori più devastanti
per l'ambiente.
Gli allevamenti intensivi e le concerie sono estremamente
dannosi per il nostro suolo e i nostri corsi d'acqua, riversando rifiuti e
sostanze chimiche tossiche nell'ambiente circostante. Le trappole responsabili
dell'uccisione di animali selvatici sono indiscriminate, spesso mutilando e
uccidendo animali non-target come specie in via di estinzione e animali
domestici.
L'industria delle pellicce è un incubo ambientale e, se
Woolrich avesse davvero a cuore la natura, sceglierebbe di proteggere la fauna
selvatica e il suo ambiente piuttosto che distruggerli.
IL CAMBIAMENTO È INARRESTABILE
Ventidue paesi in tutta Europa, tra cui l'Italia dal 2022,
hanno vietato la produzione di pellicce a causa della crudeltà sugli animali e
dei rischi per l'ambiente e la salute pubblica, mentre in California e 16 città
degli Stati Uniti (ma anche in Israele) è vigente un divieto alla vendita di
prodotti di pellicceria. Il 1° luglio 2025, la Svizzera ha imposto un divieto
all'importazione di pellicce prodotte in modo crudele. Il divieto è il primo in
Europa ed entrerà in vigore con un periodo di transizione di due anni.
Nel 2023, la Fur Free Alliance ha chiesto ai suoi
sostenitori in tutto il mondo di contattare Max Mara per chiedere al marchio
italiano del lusso di abbandonare l'uso di pellicce, ricevendo oltre 270.000 e-mail,
5.000 telefonate e innumerevoli post sui social media. La coalizione ha persino
fatto sorvolare la sede centrale di Max Mara con una mongolfiera per garantire
che l'azienda e i suoi dipendenti recepissero il messaggio. Max Mara ha
finalmente abbandonato l'uso di pellicce lo scorso anno, diventando l'ultimo
grande marchio di moda a compiere un passo del genere, dopo Gucci, Armani, Hugo
Boss e molti altri.