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Aviaria: aumenta il rischio di trasmissione agli umani

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Ultimo aggiornamento

martedì 19 aprile 2022
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Basta temporeggiare, servono soluzioni. Non possiamo tornare come prima!

Non vogliamo fare allarmismo, ma crediamo che sia oggi, subito, il momento di agire per scongiurare quegli scenari nefasti sempre più spesso “gridati” come appello e supplica da parte dei numerosi gruppi di ricerca di tutto il mondo. La situazione è sempre più preoccupante e, nonostante ormai siano troppi i casi di diffusione in Italia, l’agenda politica continua a provvedere soluzioni palliative e non preventive. Il mercato globale di animali, sia per quanto riguarda gli allevamenti di animali domestici e “zootecnici” sia per l’allevamento e il commercio di animali selvatici ed esotici, è diventato una roulette russa, un vero e proprio mercato delle pandemie.

Di qualche giorno fa è la notizia, per lo più passata inosservata, che per il ceppo H5N1 dell’influenza aviaria (per la quale sono già morte 400 persone) sale notevolmente la probabilità di trasmissione e diffusione tra gli umani! L’OIE (Organizzazione Mondiale per la Salute Animale), lancia l’allarme attraverso dei dati più che allarmanti. Infatti, negli ultimi mesi i focolai in tutta Europa e in Asia sono raddoppiati, portando all’abbattimento di ben 14 milioni di animali solo in Italia, secondo i dati in nostro possesso. La possibilità di diffusione animale-umano di una zoonosi che ha una mortalità infinitamente superiore al Covid è oggi una possibilità sempre più probabile. E’ perciò di grande attualità l’affermazione dello stesso centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria, costituito presso l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie che, a proposito del virus dell’influenza aviaria, precisa che “data l’elevata frequenza con cui questi virus vanno incontro a fenomeni di mutazione, c’è la concreta possibilità che da un serbatoio animale possa originare un nuovo virus per il quale la popolazione umana risulta suscettibile dando modo alla malattia di estendersi a livello globale, provocando quindi una pandemia.”

Nonostante i gravi rischi evidenziati, ogni anno le associazioni venatorie organizzano massicce campagne di ripopolamento che prevedono l’immissione sul territorio di animali che i cacciatori uccideranno nel corso della successiva stagione di caccia. Si tratta di animali provenienti da allevamenti, in particolare fagiani, che a centinaia di migliaia sono rilasciati sul territorio e in numero irrisorio – 20 per allevamento/anno - testati circa l’eventuale positività al virus dell’influenza aviaria (come disposto dal piano nazionale di sorveglianza per l’influenza aviaria). E’ evidente quindi come si possa configurare il concreto rischio che animali eventualmente positivi possano essere rilasciati sul territorio con i conseguenti pericoli zoonotici, in particolare nei confronti degli operatori coinvolti nelle operazioni di movimentazione e ripopolamento che a loro volta possono diventare vettori dell’influenza aviaria verso tutte le persone con le quali entrano in contatto.

Il rischio di emergenza e diffusione di malattie zoonotiche, come l’influenza aviaria, dipende intrinsecamente dal rapporto malato che abbiamo con gli animali cosiddetti “da allevamento”. Solo in Italia, ogni anno, sono macellati circa 550 milioni di volatili, principalmente polli, tacchini. Questi animali vivono una vita di sfruttamento, stipati all’interno di capannoni dove nulla è naturale, nemmeno il loro stesso corpo. Sono infatti animali selezionati geneticamente con il solo scopo della massima produttività, un vero e proprio maltrattamento genetico che rende questi animali ciascuno identico all’altro, con gravi problemi di salute e debolissime difese immunitarie, creando il terreno ideale per l’insorgenza e la proliferazione di malattie causate da agenti patogeni.

È infatti proprio l’influenza aviaria che da ottobre 2021 ha colpito pesantemente gli animali rinchiusi negli allevamenti, causandone la morte di oltre 14 milioni tra quelli morti per malattia e quelli uccisi come protocollo di prevenzione e gestione dell’epidemia. Ma nessuna eradicazione sarà sufficiente per scongiurare il pericolo di contagio e salto di specie, se non si ripensa completamente il nostro rapporto con questi animali ed il nostro sistema alimentare, basato sulla sofferenza degli animali che si ripercuote con gravi conseguenze sulla nostra stessa salute.

Entro l’8 maggio prossimo il Governo è chiamato ad approvare lo Schema di Decreto Legislativo per adeguare la normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento europeo 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili prevedendo, come stabilito dall’articolo 14 lettera q) della Legge di delegazione europea n. 53 del 22 aprile 2021 - inserito grazie a un emendamento parlamentare, approvato con il parere favorevole del Governo, per la prevenzione di ulteriori zoonosi e pandemie come il Covid 19 e precedentemente Sars, Mers, influenza aviaria, Ebola, nonché come tutela degli animali, oggi principio confortato dalla previsione del nuovo articolo 9 della Costituzione - alcuni importanti cambiamenti fra i quali il divieto di importazione, detenzione e riproduzione di animali selvatici ed esotici. 

Chiediamo quindi ai Ministri della Salute Speranza, della Transizione Ecologica Cingolani e al Sottosegretario agli Affari Europei Amendola, di attuare la Legge-delega e dire basta a questa inutile sofferenza! 

 
IN PARTICOLARE, VOGLIAMO:
 

1 - il divieto di importazione, detenzione, utilizzo e commercio di animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche nonché di prodotti da essi derivati con pena della reclusione e contestuale multa per coloro che vi contravvengano o che prelevino in natura, importino, esportino, detengano o utilizzino animali di specie protette;

2 - il divieto per i detentori di animali esotici e selvatici già acquisiti di farli riprodurre, l’istituzione di un registro nazionale al quale gli animali e i detentori devono essere iscritti e l’obbligo di custodirli nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche;

3 - pene più efficaci contro il commercio delle specie protette;

4 - il divieto di vendita di animali, anche domestici, on-line e nei negozi;

5 - il divieto di attività ambulanti, fiere e ogni altra forma di esibizione o spettacolo che coinvolgano animali, norme più efficaci contro il traffico dei cuccioli, la verifica della destinazione degli animali invenduti.

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