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Pre-Vertice su sistemi alimentari sostenibili: il vero menu per il cambiamento

"Invertire la rotta e favorire sistemi alimentari davvero sostenibili". Come? Lo spiega LAV in occasione del Pre-Vertice delle Nazioni Unite alla FAO

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Menu del cambiamento: come i governi possono salvare persone, animali e Pianeta

Dal 24 al 26 luglio si svolge a Roma il Pre-Vertice delle Nazioni Unite. Si discuterà di sistemi alimentari sostenibili e di azioni del prossimo futuro, gettando le basi per l'evento globale che si terrà a settembre a New York.Leggi le news

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IL MENU

LAV davanti alla FAO consegna ai congressisti il *Menu del  cambiamento*, un vero e proprio menu da sfogliare con le le cifre del problema, che mostrano chi oggi paga il conto di scelte sbagliate e quali devono essere gli impegni necessari per supportare la transizione alimentare.

IL CONTO

Il cibo ha un impatto sull’ambiente, sulla salute umana, sugli animali e le loro condizioni di vita. Tramite uno studio LCA (Life Cycle Assessment) abbiamo calcolato gli impatti delle principali tipologie di carne consumate in Italia.

          Il conto del menu tradizionale include (ma non solo):

LA RICETTA LAV PER SISTEMI ALIMENTARI SOSTENIBILI

Per combattere il cambiamento climatico, migliorare la salute umana e fermare la sofferenza degli animali chiediamo che i Governi si impegnino a: 

Scopri il menu (pdf) e segui il nostro diario dei giorni del Pre-Vertice, commenteremo gli incontri e le conferenze.

Ultimo aggiornamento

giovedì 27 luglio 2023

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Concluso Pre-Vertice ONU: nulla su transizione alimentare e liberazione animali dagli allevamenti.

Si è concluso l'UN Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment, il Summit delle Nazioni Unite tenutosi presso la sede FAO a Roma, dove lunedì mattina la LAV ha consegnato il Menù del Cambiamento, per ricordare ai rappresentati istituzionali quali siano le priorità su cui lavorare.

La Transizione Alimentare menzionata solo marginalmente, urge riconoscere alimenti vegetali e cell-based come nuove fondamenta da cui ripartire.

Eppure, la crisi climatica globale in corso è evidente.

I sistemi alimentari non saranno mai sostenibili ed equi finché basati su sfruttamento animale

Durante i tre giorni l’attenzione si è focalizzata principalmente sulla necessità di aiutare re i Paesi più deboli a far fronte ai cambiamenti climatici e sviluppare le proprie economie e filiere agroalimentari, un tema giusto e importante, che tocca miliardi di persone in condizione di difficoltà, condizione destinata via via ad aggravarsi se non si agirà tempestivamente. 

È stata ricordata, inoltre, l’utilità strategica e l’urgenza sociale di coinvolgere giovani e donne nell’industria agroalimentare, come anche la necessità di innovare e modernizzare i sistemi, investendo in ricerca e sviluppo e allocando adeguati finanziamenti. 

I rappresentati dei Governi e delle Istituzioni si sono poi soffermati sul tema delle migrazioni, sulla necessità di un cambiamento globale che coinvolga in primis le persone sul campo e i policy maker locali, come LAV ha già iniziato a fare con la “Sfida Green”, campagna per la promozione dell’alimentazione vegetale che vede coinvolti i sindaci di cinque città italiane.

Alwin Kopse, Head of the International Affairs of the Federal Office of Agriculture, Swiss Confederation, ha ribadito che è necessario intraprendere una seria trasformazione dei sistemi alimentari e lavorare tenendo conto dei costi veri del cibo. Sono infatti enormi i costi accessori che la società è costretta a pagare.

Il consumo e la produzione di carne, in Italia, costano al Paese ben 37 miliardi di euro ogni anno, come dimostrato dall’analisi che LAV ha commissionato a Demetra. Questi risultati non sono un caso isolato, ma il sintomo di una problematica diffusa, riscontrata anche dall’indagine pubblicata da Eurogroup for Animals e come anticipato dal lavoro svolto da Poore & Nemecek.

Tuttavia, i talk sono rimasti ad un livello estremamente superficiale, rimarcando unicamente l’obiettivo sovraordinato, ma oltre all’uso di buzz words particolarmente di moda come “innovare per raggiungere un’economia green” o “sviluppare produzioni sostenibili” poco è stato detto.  

Solo marginalmente è stato dichiarato che a livello globale ci si trova davanti a una crisi climatica di portata mai vista prima, che richiede un cambio di paradigma netto e immediato.

Per dare una stima della gravità della situazione, le temperature globali hanno già raggiunto un incremento di circa 1,2°C: a +1,5°C le conseguenze ambientali saranno gravi e se giungeremo ad un aumento di +2°C gli effetti saranno a dir poco disastrosi.

Analogamente, nulla è stato detto sulla necessaria transizione alimentare e la liberazione degli animali negli allevamenti. A fare eccezione solo l’intervento di Lana Weidgenant, Vice-Chair del UN Food Systems Summit 2021, che ha portato l’attenzione alla pressante necessità di adottare un’alimentazione a base vegetale, introducendo nei sistemi alimentari le proteine da agricoltura cellulare e quelle derivanti dalla fermentazione di precisione.

E quello di Hans Hoogeveen, Indipendent Chairperson alla FAO, che ha rimarcato la necessità di “fare molto di più: per prima cosa un cambio radicale del funzionamento dei nostri sistemi alimentari”.

Per quanto riguarda il nostro Paese, sono intervenuti anche la Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Agricoltura.

Giorgia Meloni ha annunciato che l’Italia investirà nel settore agritech, al fine di puntare sull’innovazione dei sistemi alimentari, sulla sostenibilità e sulla qualità dei cibi. Una dichiarazione incoerente la direzione del Governo, che favoreggia la zootecnia e nega il cambiamento climatico.

Si pensi solamente ai continui finanziamenti destinati all’allevamento, di cui è esempio la nuova PAC 2023-2027, con la quale i pagamenti accoppiati destinati alla zootecnia ammontano a 218,17 milioni di euro ogni anno.

Solo pochi giorni fa, inoltre, il DdL che impedisce in toto lo sviluppo di un’industria italiana di cibi cell-based è stato appovato in Senato, Ddl proposto dal Ministro Lollobrigida, che analogamente alla Presidente si è distinto per incoerenza, dicendo che “politiche viziate da ideologismi hanno penalizzato il sistema agricolo”, ma proprio il Ministro ha dichiarato guerra all’agricoltura cellulare e ai cibi vegetali, con una battaglia antiscientifica ed – appunto – ideologica, che favoreggia unicamente la zootecnia. Infatti, oltre ad aver proposto il Ddl sopracitato, ha anche sostenuto l’emendamento ad hoc per ostacolare le produzioni plant-based, che vieta qualsivoglia terminologia “meatsounding” per designare i cibi vegetali.

È però ora che i Governi riconoscano l’obbligatorietà di attuare la transizione da un sistema alimentare basato sulle produzioni zootecniche, ad uno incentrato sugli alimenti vegetali e le proteine alternative (fermentazione di precisione e agricoltura cellulare). 

In attesa del Vertice delle Nazioni Unite a New York in programma il 18-19 settembre, LAV ricorda al Governo italiano e a tutti i Governi che finché si proverà a promuovere lo sviluppo e la trasformazione dei sistemi alimentari applicando lo stesso sistema antropocentrico di sfruttamento gli obiettivi di sostenibilità, sicurezza alimentare ed equità saranno irraggiungibili. È ora che la sofferenza animale venga esclusa dal concetto di “sviluppo”.

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mercoledì 26 luglio 2023

Il Summit si avvia alla chiusura: individuati i problemi, ora servono soluzioni.

Riconoscere ruolo cruciale di produzione e consumo plant-based e di proteine alternative per veri sistemi alimentari sostenibili

La terza giornata di Summit si apre con una sessione plenaria focalizzata sulle strategie finanziarie a supporto della trasformazione dei sistemi alimentari, è infatti essenziale che il cambiamento sia supportato anche economicamente dai Governi e dal settore privato.

Donald Brown, Associate Vice President, Programme Management Department di IFAD, porta l’attenzione sul fatto che non ci sono, globalmente, sufficienti finanziamenti indirizzati allo sviluppo sostenibile. Tuttavia, la sessione, come quelle che l’hanno preceduta nei giorni scorsi, resta incentrata sullo sviluppo sociale, che non considera però l'ostacolo primario del cambiamento, e che costituisce peraltro le fondamenta di tutti i sistemi alimentari: lo sfruttamento animale.

Questo bias macroscopico trova la sua conferma nelle parole di Maximo Torero Cullen, World Bank Group Executive Director per Argentina, Bolivia, Chile Paraguay, Peru e Uruguay, il quale pone il tema della digitalizzazione come strumento fondamentale per sviluppare i sistemi di mitigazione al cambiamento climatico e le economie più deboli.

Peccato che queste utili tecnologie vengano suggerite unicamente per implementare innovazioni nelle produzioni animali lasciando invariato il paradigma, il cui cambiamento radicale che implica un massiccio sostegno allo sviluppo di una filiera alternativa interamente basata su vegetali e proteine alternative, è invece essenziale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità a partire dalla lotta al cambiamento climatico che vediamo sempre più ferocemente abbattersi anche sul nostro Paese.

Le più recenti tecnologie sono anche indicate come soluzione alla crisi dei sistemi alimentari nella misura in cui consentono il cosiddetto allevamento di precisione, ma al di là dell’importanza di rilevare tramite la nuova tecnologia dati oggettivi sul “benessere” degli animali negli allevamenti al fine di informare la normativa di tutela degli animali stessi, tali soluzioni non possono che essere un passaggio intermedio.

Non può esserci sostenibilità senza un cambio di rotta radicale

Non può esserci sostenibilità senza un cambio di rotta radicale, in cui gradualmente ma senza battute d’arresto il numero degli animali allevati a scopi alimentari si riduca, l’allevamento estensivo venga preferito a quello intensivo, parallelamente a sempre maggiori incentivi su scala globale allo sviluppo di produzioni alternative. Certamente allevamenti più tecnologici, o nel gergo “intensivamente sostenibili”, non sono la soluzione né possono essere considerati il punto di arrivo, qualunque sia la prospettiva considerata, etica, ambientale e climatica, o di salute pubblica.

Ed è proprio in questo contesto che trovano particolare interesse le parole di Lana Weidgenant, Vice-Chair from UN Food Systems Summit 2021, la quale sottolinea finalmente che l'obiettivo di sviluppo sostenibile è vitale ed è ciò che deve guidare le decisioni dei Governi, rimarcando che “L'attivismo e l'impegno si sono dimostrati preziosi per evidenziare le priorità di lavoro, è ora essenziale adottare un’alimentazione a base vegetale, introdurre le proteine alternative e quelle derivanti dalla fermentazione di precisione. I progressi restano però ancora fuori strada: i conflitti politici, le disparità sociali, la pandemia di Covid 19 e le promesse non mantenute da parte di governi e istituzioni hanno ostacolato la capacità del mondo di affrontare l'obiettivo in modo efficace. Per superarlo è necessario rafforzare il partenariato coi giovani, invece di ostacolarli. Basarsi  su  proteine vegetali e da agricoltura cellulare è obbligatorio e deve essere inserito come Sustainable Development Goal.

Siamo del medesimo avviso: già nel 2021 abbiamo pubblicato un paper di approfondimento sui prodotti da agricoltura cellulare, aggiornato recentemente con le ultime evidenze scientifiche.

A questo proposito è bene notare che oggi, 26 luglio, Aleph Farms ha presentato una richiesta di approvazione normativa all'Ufficio federale svizzero per la sicurezza alimentare e la veterinaria (FSVO) con l'obiettivo di vendere i propri prodotti in Svizzera. La presentazione fa parte della collaborazione con Migros, la più grande azienda alimentare svizzera. L’implementazione di proteine alternative è ogni giorno di più una realtà ed è ora che diventi parte del discorso istituzionale.

Un’azione radicale è infatti necessaria e a questo proposito si è espressa anche Eurogroup For Animals, l’organizzazione paneuropea per la protezione degli animali, che nel proprio Paper “The Future of Farming Production” delinea con lucidità gli step fondamentali da perseguire entro il 2050 per attuare efficacemente la Transizione Alimentare.

Eurogroup for Animals, network europeo di cui LAV è parte, chiede infatti una riduzione del 70% della produzione e del consumo di prodotti di origine animale entro il 2030 in Europa.

In vista del Vertice delle Nazioni Unite – il cosiddetto “Vertice del Futuro” - che si terrà a New York questo settembre, LAV esorta il Governo italiano e tutti i Governi a rivalutare le proprie posizioni e dare priorità alla Transizione Alimentare, mettendo da parte individualismo e corsa al successo, per concentrarsi su una ristrutturazione dei sistemi alimentari che permetta di costruire un futuro resiliente al cambiamento climatico, in cui giustizia ed equità possano essere raggiunte, anche per gli animali, che ancora a miliardi sono vittime dell’industria agroalimentare.



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martedì 25 luglio 2023

Giorno 2 dell'UN Summit: grande assente transizione alimentare verso cibi vegetali e proteine alternative

Oggi al Summit, nella seduta plenaria della mattina, si è discusso di trasformazione dei sistemi agroalimentari, al fine di identificare le migliori pratiche e mostrare i successi che possono essere replicati in tutti i Paesi e le regioni.

Il panel si è soffermato principalmente su food security, cambiamento climatico e salute, eppure gli interventi non hanno dato adeguato riconoscimento alla transizione a un sistema alimentare basato su alimenti vegetali come una delle soluzioni ormai evidente e imprescindibile.

I sistemi alimentari odierni sono infatti responsabili di 1/3 delle emissioni globali di gas serra di origine antropica (UN Summit), per questo e per il fatto che gli altri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) non possono essere raggiunti senza che l’adattamento dei sistemi alimentari verta verso una riduzione della zootecnia, è essenziale che gli impegni siano rivolti all’attuazione della transizione da un paradigma basato sullo sfruttamento animale a uno basato sui cibi vegetali.

L'adozione di un approccio olistico ai sistemi alimentari è necessaria per affrontare più sfide contemporaneamente e accelerare la trasformazione perché i sistemi agroalimentari siano effettivamente equi e sostenibili. 

A questo proposito, scienza, tecnologia e innovazione possono essere potenti acceleratori della trasformazione dei sistemi alimentari, nel panel “Science, Technology and Innovation”, nel pomeriggio della seconda giornata di Summit, i relatori si sono infatti confrontati sui modi in cui è necessario supportare lo sviluppo sostenibile di tutti i Paesi e quali sono le opzioni da proporre per migliorare l’equità e la giustizia dei sistemi alimentari, riportando l’esperienza ognuno del proprio paese.

IL GRANDE ASSENTE

Il grande assente nella discussione, ma per ora anche dell’intero Summit, è il giusto riconoscimento della transizione alimentare  verso cibi vegetali e proteine alternative, quale strumento fondamentale per combattere la povertà alimentare, il cambiamento climatico e promuovere invece equità, sviluppo e inclusione.

La tecnologia e l’innovazione sono indispensabili, ma non si risolverà nulla se verranno utilizzate per rendere ancor più intensivo ed industrializzato il settore della zootecnia. Settore che non produce altro che sofferenze, per gli animali in primis, ma anche per tutti noi in termini di peggioramento del cambiamento climatico e degrado ambientale, e quindi di disparità sociali, e in termini sanitari, data la correlazione tra consumo di cibi animali e rischio di contrarre determinate patologie croniche, cardiache o tumorali (ricerca Carissima Carne), e in virtù della diffusione di zoonosi e della gravissima minaccia dell’antimicrobico resistenza.

La trasformazione dell’agroalimentare non riguarda solo il cibo, noi alla FAO abbiamo infatti il mandato di lavorare anche sulle foreste e sulla biodiversità non alimentare. Per favore, comprendete bene il vostro Paese, mi aspetto da voi conversazioni olistiche, innovatevi!Dr. Qu Dongyu – Direttore Generale FAO  (in apertura del Talk)

Parole forti e che rendono quelle del Ministro dell’Agricoltura italiano Lollobrigida, pronunciate in sessione plenaria poco prima, stridenti: “l’innovazione ha un ruolo determinante e deve essere rafforzata per rafforzare la competitività del Paese”.

Non solo sono parole  pregne di individualismo, ma anche paradossali all’alba dell’approvazione da parte del Senato del Ddl che blocca completamente ogni possibile sviluppo di una filiera basata sull’agricoltura cellulare. La dichiarazione del Ministro si fa ancora più grottesca quando si pensa che nel Ddl è stato approvato anche un emendamento ad hoc che vieta l’utilizzo di termini “meatsounding” per ogni forma di produzione completamente vegetale.

La produzione di cibo cell-based, su cui anche FAO e OMS si sono espresse nel marzo del 2023, potrebbe essere un’importante risorsa per la transizione alimentare, supportando il progressivo abbandono di  sistema alimentare basato sulla sofferenza animale, che inquina e distrugge gli ecosistemi, ed implementando un Food System etico ed ecologico, in cui alimenti vegetali e nuove tecnologie possano permettere di liberare miliardi di animali dagli allevamenti, cooperando allo stesso tempo al raggiungimento dei goal climatici e sociali oggetto del Summit UN di questi giorni.

Tuttavia, benché anche l’ultimo report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) abbia indicato l’alimentazione plant-based come quella con il potenziale di mitigazione della crisi climatica più forte, il Governo italiano sta mettendo in campo tutte le misure possibili per ostacolare la transizione alimentare, già in atto, verso le alternative vegetali.

Nel contesto globale, queste misure appaiono dannose ed inutili, poiché il cambiamento è già in atto e deve essere con ogni mezzo supportato e favorito, per la salvezza di tutti, umani e animali insieme.


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lunedì 24 luglio 2023

#SFIDAGREEN: il ruolo delle città nella trasformazione dei sistemi alimentari

24 luglio: "Sfruttare l'urbanizzazione per la trasformazione dei sistemi alimentari" (Leveraging Urbanization for Food Systems Transformation)Si prevede che la popolazione urbana raggiungerà il... LEGGI I DETTAGLI

24 luglio: "Sfruttare l'urbanizzazione per la trasformazione dei sistemi alimentari" (Leveraging Urbanization for Food Systems Transformation)

Si prevede che la popolazione urbana raggiungerà il 68% entro il 2050, rispetto all'attuale 56% circa.  Le città richiedono il 70% del cibo prodotto e contribuiscono in modo significativo alle emissioni di gas serra, ai rifiuti alimentari e al degrado ambientale. Inoltre, le disuguaglianze socioeconomiche e ambientali stanno rapidamente aumentando nelle città (UN Food Summit).

La distinzione urbano-rurale non sembra più essere un asse adeguato a comprendere la recente evoluzione dei sistemi alimentari, difatti l’urbanizzazione non è la soluzione alla povertà alimentare. È invece necessario, emerge dal panel, che le città uniscano le forze con i Governi nazionali, per garantire che le politiche generali sui sistemi alimentari riflettano le necessità locali e portino su scala più ampia un cambiamento che deve essere sistemico.

I relatori si focalizzano in particolare sulla problematica del food scarcity, rappresentando le città come punti di ingresso chiave per innescare la trasformazione dei sistemi alimentari a livello nazionale e globale.

Proprio a questo proposito Amy Pope, Presidente di OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) fa notare come le migrazioni di massa non siano solo una delle cause dell’insicurezza alimentare, ma anche un risultato. Sottolinea che il cambiamento climatico peggiorerà la situazione. Il coinvolgimento dei sindaci può essere una delle chiavi di volta per combattere il problema: le opportunità di vita reale si verificano all'interno delle città.

Senza un’efficace azione di trasformazione degli attuali sistemi alimentari, attuando la transizione a un nuovo modello che rifiuti lo sfruttamento animale e si basi su alimenti nutrienti, accessibili ed economici vegetali, non potranno essere protette le persone dalla povertà alimentare, né tanto meno dalle conseguenze del cambiamento climatico.

Anna Scavuzzo, vice-sindaca di Milano, e delegata alla Food Policy meneghina, durante il panel porta l’esempio di una delle nostre città, ricordando l’eredità lasciata da Expo 2015: il Milan Urban Food Policy Pact , un protocollo internazionale volto ad affrontare le questioni legate al cibo a livello urbano, da adottare dal maggior numero possibile di città mondiali.

Scavuzzo rimarca inoltre l’importanza di un approccio pragmatico, per creare un quadro di riferimento basato sulle comunità, includendo in primis i sindaci, i governi locali e quelli regionali.

Proprio in virtù di una visione analoga a quella della vice-sindaca Scavuzzo, abbiamo lanciato a inizio 2022, ha lanciato una sfida a cinque sindaci italiani, di Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna dal titolo “Sfida Green”.

Come giustamente è stato rimarcato durante il talk, la coesione tra Governi e Amministrazioni locali è fondamentale per mettere in atto la transizione alimentare. Dunque, al fine di stimolare un cambiamento a livello locale, LAV ha chiesto ai Sindaci di cinque tra le più grandi città italiane di agire sulla ristorazione collettiva pubblica, con gli obiettivi di:

  • impegnarsi a ridurre del 20% il consumo di carne nelle mense pubbliche di loro competenza nei prossimi 4 anni;
  • istituire un giorno a settimana 100% vegetale in tutti gli esercizi di ristorazione afferenti alle loro Amministrazioni.  

Le cinque città consumano quasi 1 milione e 500 mila kg di carne l’anno nelle loro mense, con un’impronta ambientale e sanitaria che “vale” oltre 13 milioni e 800 mila euro.
I dati, studiati a partire dalle analisi svolte nella ricerca “Carissima Carne” e dal consumo di carne nella refezione scolastica e pubblica, hanno rivelato emissioni e impatti ambientali annuali stimabili in 22 mila tonnellate di emissioni di gas serra, a 314 tonnellate di inquinanti equivalenti all’anidride solforosa responsabile dell’acidificazione terrestre, a 113 tonnellate di azoto, causa dell’eutrofizzazione marina, a 52 tonnellate di particolato Pm10, estremamente dannoso per la salute.

A partire dalla collaborazione con le città è possibile costruire un futuro sostenibile, in cui la povertà alimentare sia combattuta e sanata da un sistema alimentare che rispetti tutti gli esseri senzienti: animali e umani.

Se gli obiettivi della “Sfida Green” lanciata ai 5 sindaci saranno raggiunti saranno risparmiati quasi 2 milioni e 800 mila euro, ma soprattutto la vita di oltre 85 mila animali.

Ci rivolgiamo quindi ai Sindaci di Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna, chiedendo loro come e quando intendano implementare questi cambiamenti.



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lunedì 24 luglio 2023

“The True Cost of Food”: la necessità di conoscere i costi nascosti della produzione alimentare

Perché è fondamentale riconoscere le esternalità di produzioni e consumi alimentari per impostare una vera transizione alimentare? I costi nascosti dei sistemi agroalim entari sono stati stimat... LEGGI I DETTAGLI

Perché è fondamentale riconoscere le esternalità di produzioni e consumi alimentari per impostare una vera transizione alimentare?

I costi nascosti dei sistemi agroalim entari sono stati stimati a livello globale tra i 12 e i 17 mila miliardi di dollari all'anno (UN Food Summit). Si tratta del valore monetario delle cosiddette esternalità, effetti indesiderati/non conteggiati nel prezzo finale di un bene, in questo caso di un alimento, costi che quindi vengono sostenuti dall’intera collettività, indipendentemente dalle scelte di consumo di ognuna/o.

E' necessario aumentare la conoscenza del fenomeno con maggiore ricerca per stimare a livello nazionale e regionale i costi nascosti (Clark et al: "Estimating the environmental impacts of 57,000 food products).  

Tuttavia, dall’evidenza scientifica disponibile, emerge chiaramente che gli alimenti che generano in media i costi più alti sono quelli derivanti dalle produzioni animali, che hanno un impatto ambientale e sulla salute delle persone molto più alto di quello dei cibi vegetali.

Questi, infatti, producono emissioni di CO2 nettamente inferiori ai cibi di derivazione animale, hanno impatti minori in termini di inquinamento dell’aria ed eutrofizzazione marina e per quanto riguarda il consumo di acqua e terreno i dati sono nuovamente in favore degli alimenti plant-based. Inoltre, l’assunzione di cibi animali è fortemente correlata con l’aumentato rischio di contrarre determinate malattie cardiovascolari o tumorali.

Durante la sessione “The true cost of food” del Summit emergono chiaramente alcuni elementi che i decisori politici non possono più ignorare.

Alwin Kopse (Head of the International Affairs of the Federal Office of Agriculture, Swiss Confederation) ribadisce che è necessario intraprendere una seria trasformazione dei sistemi alimentari e lavorare tenendo conto dei costi veri del cibo, perché “non c’è trasparenza sul mercato e l’insufficiente considerazione delle esternalità rappresenta un forte disincentivo alla sostenibilità.

La Svizzera, per esempio, sta lavorando per includere i costi veri del cibo per lo sviluppo delle politiche di sostenibilità del Paese ma sarebbe importante lavorare anche su scala globale per una corretta misurazione standardizzata dei veri costi del cibo e delle esternalità.

La contabilità dei costi reali, infatti, facilita la creazione di sistemi alimentari equi, consentendo di esaminare congiuntamente gli impatti economici, ambientali, sociali e sanitari del cibo. Valutare i costi e i benefici nascosti dei sistemi alimentari aiuta a identificare e dare priorità agli interventi per raggiungere i risultati desiderati.

A questo proposito, LAV ha commissionato a Demetra una ricerca sui costi nascosti della produzione e del consumo di carne in Italia, da cui è emerso che nel nostro Paese, ogni anno, i costi accessori nascosti sono pari a 37 miliardi di euro.

Alcuni dei dati che sono emersi riguardano:

  • L'emissione di gas climalteranti: 12,62kg per 100 grammi di proteine di bovino vs. 0,16kg per 100 grammi di proteine di soia
  • L'occupazione di suolo: 12,5m2 per 100 grammi di proteine di bovino vs. 0,8m2 per 100 grammi di proteine di soia.
  • I costi sanitari: 2,70€ per 100 grammi di proteine di bovino vs. 0€ per 100 grammi di proteine di soia
  • I costi ambientali: 5,40€ per 100 grammi di proteine di bovino vs 0,15€ per 100 grammi di proteine di soia
  • I costi totali: 8,10€ per 100 grammi di proteine di bovino vs 0,15€ per 100 grammi di proteine di soia.

Lo studio realizzato per LAV conferma quanto già mostrato nella letteratura scientifica (Poore & Nemecek https://www.science.org/doi/abs/10.1126/science.aaq0216) e fornisce per la prima volta una stima precisa dei costi esterni, non previsti, dell’attuale produzione e consumo di carne in Italia.

Sono numeri inequivocabili che impongono una rilettura completa del nostro sistema alimentare e mostrano anche dal punto di vista economico e sociale, e non solo ambientale, sanitario ed etico, la necessità di favorire urgentemente la transizione alimentare verso cibi a base vegetale e altri cibi alternativi alle proteine animali, come quelli derivanti da fermentazione o da agricoltura cellulare.

Nel corso della sessione vene inoltre sottolineata l’importanza della responsabilità dei produttori per l’implementazione di una trasformazione positiva (Viktória Bourbon de Parme - Food Transformation Lead, World Benchmarking Alliance) e anche dalla finanza, con Berry Marttin (Board Member, Rabobank) si ribadisce la necessità di conoscere il vero costo e il vero valore del cibo per non sacrificare il futuro di tutti per guadagni di breve periodo.

Le parole in chiusura di Máximo Torero Cullen (Chief Economist della FAO) pongono l’accento sui fallimenti del mercato e delle politiche sui sistemi alimentari proprio in conseguenza dei costi nascosti.

“La contabilità dei veri costi può essere lo strumento per catturare gli impatti ambientali, sociali e sanitari in modo da garantire prezzi accessibili per un’alimentazione sostenibile e salutare. Si tratta di una grande sfida che è però sempre più necessaria per un’adozione su grande scala del metodo TCA (true cost accounting)”.
 Maximo Torero Cullen (Chief Economist - Fao)

I primi passi muoveranno proprio dalla definizione di una metodologia e da alcuni casi studio.

La transizione alimentare è necessaria e sempre più riconosciuta come unica soluzione possibili alle crisi attuali fortemente collegate ai sistemi alimentari ed al futuro di tutti.

Ora è necessario passare dalle parole ai fatti.

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Scopri la Ricerca LAV sul costo nascosto del consumo di carne in Italia

LAV-Demetra:  Carissima Carne - L'insostenibile impatto della carne in Italia (Sintesi)

Il costo nascosto del consumo di carne in Italia: impatti ambientali e sanitari (Integrale)

Un lavoro simile è stato  realizzato per calcolare i costi esterni dei cibi di origine animale in UE.

External Costs of Animal-Sourced Food in EU


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lunedì 24 luglio 2023

LAV alla FAO: per combattere la fame è necessario cambiare menu

Da oggi per tre giorni presso la sede della FAO a Roma si tiene lo UN Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment,  il Summit delle Nazioni Unite in cui si parlerà di transizio... LEGGI I DETTAGLI

Da oggi per tre giorni presso la sede della FAO a Roma si tiene lo UN Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment,  il Summit delle Nazioni Unite in cui si parlerà di transizione alimentare, sostenibilità e sicurezza alimentare, in preparazione al Vertice del prossimo  settembre a New York.

L’obiettivo del Pre Vertice è creare uno spazio di dialogo tra Paesi e vari stakeholder in cui esaminare i progressi sugli impegni all'azione e identificare problemi, i risultati e le priorità.

“Per combattere la fame, cambia menu”.

Questo il messaggio che oggi LAV sotto forma di vero e proprio menu da sfogliare, ha consegnato ai congressisti davanti alla sede FAO per dire a tutti i Governi della necessità urgente di favorire la transizione alimentare verso produzioni e consumi vegetali e produzioni da agricoltura cellulare perché non ci può essere equità senza un cambiamento radicale del sistema alimentare globale.

Un *menu del cambiamento *, su cui i Governi si devono impegnare in modo concreto per:

  • Fermare i finanziamenti alla zootecnia intensiva
  • Riconvertire le attività produttive zootecniche a produzioni completamente vegetali
  • Incentivare grazie a leve fiscali la riconversione e la scelta di prodotti vegetali, anche con IVA agevolata
  • Favorire la ricerca scientifica e gli investimenti commerciali per lo sviluppo di prodotti da agricoltura cellulare e di altre tecnologie alimentari applicate ad alternative alimentare plant-based
Solo con impegni concreti e ambiziosi sarà possibile proseguire nella direzione necessaria. Siamo presenti al Summit per ribadire l’urgenza di intraprendere azioni ambiziose e ripensare totalmente il sistema di produzione e consumo alimentare. Non può esserci giustizia per nessuno, persone e animali, se continuiamo a basare il nostro sistema di produzione di cibo sulla sofferenza di miliardi di individui ogni anno e sulla distruzione dell’ambiente Lorenza Bianchi, responsabile LAV Area Transizione alimentare

L’allevamento intensivo non solo si basa sullo sfruttamento di miliardi di animali detenuti negli allevamenti, 630 milioni ogni anno solo in Italia, ma è anche causa di severe ripercussioni ambientali, che aggravano la crisi climatica che, invece, è un’emergenza del nostro tempo e come tale dovrebbe essere trattata.

Oltre il 17% della foresta amazzonica è già stato disboscato per la produzione di mangimi, la temperatura media globale si è già innalzata di circa 1,2°C – sembra poco è ma è un grande incremento date le conseguenze irrimediabili e catastrofiche che dovremo affrontare se si arriverà ad un aumento totale di +2°C- e la crisi climatica ha già mietuto 2 milioni di vittime umane.

Mentre i Governi mondiali si ritrovano per tracciare le linee guida del futuro dei sistemi alimentari, l’Italia vara una legge, inutile e ideologica, che vieta ogni forma di produzione e commercio di alimenti da agricoltura cellulare.  Privando il Paese di una grande opportunità di sviluppo etico, ecologico ed economico.

Come se non bastasse, all’interno della legge sui cibi cellulari, è stato approvato anche il veto di utilizzo di nomenclature meat-sounding per prodotti completamente plant based.

Una manovra immorale, volta unicamente a sfavorire una maggiore diffusione di alimenti vegetali e in diretto antagonismo di un futuro che benefici gli animali, le persone e il pianeta.

Siamo, infatti, sempre più vicini al punto di non ritorno, alcuni scienziati addirittura ritengono che lo abbiamo già superato, gli animali sfruttati e uccisi dalla zootecnia sono miliardi, secondo le stime FAO sono destinati ad essere sempre di più visto che la richiesta di carne al 2050 potrebbe essere doppia di quella attuale, e questo assetto è semplicemente insostenibile, non solo eticamente, ma anche per i limiti fisici delle risorse e del nostro Pianete. È ora di supportare ed incentivare la transizione alimentare.

L’alimentazione vegana è infatti stata indicata nell’ultimo report IPCC come quella con il maggiore potenziale di mitigazione climatica e permetterebbe di liberare dagli allevamenti miliardi di animali e offrire un futuro migliore anche a tutti noi. Domiziana Illengo, responsabile LAV Settore Alimentazione Vegana

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