
La liberazione dei macachi dell'Universita' di Verona
La storia
Nei primi anni '90 Lorenza, storica attivista di LAV Verona, riesce a entrare nello stabulario di Fisiologia dell'Università: in un magazzino nel sotterraneo erano detenuti gatti con impianti cranici e elettrodi, costretti in piedi sulle grate delle gabbie, cani provenienti dal canile sanitario, e dei macachi, chiusi in gabbie di metallo, in una stanza senza finestre, con luce artificiale.
Charlie, Lucio e Bob ci sono stati affidati dopo l’accordo che prevedeva la chiusura definitiva della linea di ricerca sui primati.
Siamo andati a prenderli, per portarli nel Centro di recupero di Semproniano.
Il viaggio: fuori dal laboratorio
Siamo arrivati di mattina presto allo stabulario dell'Università, con la nostra ambulanza attrezzata per trasferirli nelle migliori condizioni, riducendo al minimo i disagi del trasferimento.
Dopo alcune ore, in attesa delle consuete pratiche burocratiche, li abbiamo finalmente visti uscire: i loro sguardi, attraverso le finestrelle delle casse adibite al trasporto, erano curiosi: per la prima volta, dopo più di venti anni, potevano guardare il cielo, gli spazi aperti davanti a loro.
L'arrivo a Semproniano e le prime scoperte
Al nostro arrivo a Semproniano, dopo un viaggio più tranquillo di quanto ci aspettassimo, Charlie, Lucio e Bob sono stati portati nelle aree predisposte per loro: ampi ricoveri con la possibilità di uscire all'aperto.
Charlie, è il più vecchio del gruppo: la cicatrice dell'impianto cranico, che gli è stato rimosso, è ancora molto evidente sulla testa. Ha 28 anni, e il pelo grigio e rado è lo specchio dei decenni passati in una gabbia. Arrivato a Semproniano, ha subito scartato il pellet, cibo insapore tipico dei laboratori, che costituiva il suo nutrimento fino al giorno prima, preferendo la frutta fresca, in particolare le pesche noci.
Lucio sembra essere il più coraggioso: al suo arrivo a Semproniano, dopo un primo momento di adattamento, è uscito nell'area all'aperto, si è arrampicato su un tronco, ed è rimasto a godersi la sensazione di libertà, dopo anni chiuso dentro la gabbia, in una stanza. L’arrivo della pioggia è stata una sorpresa: i macachi amano l’acqua, ma lui non l’aveva mai vista. È rimasto lì, a familiarizzare con la sensazione di sentirla scorrere sul pelo, e l'ha anche assaggiata.
Bob è quello che, molto probabilmente, avrà bisogno di un percorso più lungo di rieducazione. Contrariamente agli altri due, che erano tenuti in gabbie vicine, e avevano modo di interagire, Bob era da solo, nella sua gabbia, in una stanza in cui entravano solo i ricercatori.
Il futuro che li attende
Charlie, Lucio e Bob potranno finalmente vivere il resto della loro vita liberi dalle gabbie: nel Centro di Semproniano saranno inseriti nel progetto di riabilitazione, con veterinari e personale specializzato in primati, che coinvolge già i quasi 50 macachi provenienti dalle Università di Modena e Padova. Con Verona, infatti, sono tre le università che hanno chiuso le linee di ricerca sui primati, e hanno scelto di affidarci i macachi.
Saranno seguiti da primatologhe che li guideranno in un percorso di recupero la cui importanza, e i risultati scientifici ottenuti, sono stati recentemente riconosciuti con la pubblicazione sulla rivista internazionale “Primates” di un articolo sull’importante e pioneristico studio in collaborazione con il dipartimento di veterinaria dell’Università di Bologna.
Un’importante vittoria per LAV, frutto dell’impegno delle parti coinvolte.
Ma non possiamo dimenticarci di tutti gli altri animali che ancora sono vittime degli esperimenti.
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