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Elezioni europee 2024: "Anche gli animali votano", i 10 punti programmatici

Un manifesto per chiedere ai partiti e ai futuri candidati di sostenere concretamente la tutela degli animali in Europa.

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venerdì 19 aprile 2024

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La tutela degli animali sta a cuore alla stragrande maggioranza degli gli italiani

Un nuovo sondaggio realizzato per la campagna “Vote for Animals” mostra che per l’85% degli italiani la politica dovrebbe fare di più per gli animali e che il 57% degli elettori preferisce votare per candidati/e che hanno a cuore la tutela degli animali. Altissima, 82%, anche la percentuale degli attenti ai temi animalisti fra gli indecisi e coloro che a oggi si dichiarano astenuti e che quindi potrebbero tornare al voto.

È schiacciante la maggioranza degli italiani che vuole maggiori tutele per tutti gli animali, compresi quelli allevati a scopo alimentare e un italiano su due darebbe la preferenza a candidati/e che abbiano a cuore questi obiettivi.

Secondo l’ultimo sondaggio realizzato da Youtrend/Quorum per LAV, Essere Animali, Animal Law Italia, CIWF Italia e le altre 7 principali associazioni nazionali per la difesa degli animali che aderiscono alla campagna “Vote for Animals - Ancheglianimalivotano” l’85% degli elettori italiani si dichiara interessato alla tutela degli animali, con picchi dell’88% tra gli elettori di Fratelli d’Italia, del 90% tra gli elettori di PD e del 91% degli elettori del Movimento 5 Stelle, fino al 97% di Alleanza Verdi Sinistra.

Tra chi si dimostra concretamente interessato alle varie tematiche che riguardano la tutela degli animali, quasi uno su cinque (18%) alle Europee vorrebbe esprimere una preferenza per un candidato che metta espressamente al centro del suo programma questo tema. Molti elettori di questo tipo si trovano davanti una politica che fino ad oggi non ha soddisfatto le loro esigenze: l'83% di loro, infatti, è d'accordo con l'affermazione "i partiti non rappresentano la mia sensibilità verso gli animali”.

Gli italiani e le italiane che hanno a cuore la salvaguardia degli animali sono una maggioranza schiacciante all'interno di tutti i segmenti demografici: uomini e donne, giovani e anziani, elettori di destra, di centro e di sinistra. In tema di preferenze, gli elettori che hanno manifestato un interesse per la difesa degli animali performano ancora meglio della media nazionale (54%), con un 24% che afferma che sicuramente esprime una preferenza e un 36% che probabilmente lo farà, per un totale di 60%.

Sui temi specifici gli italiani chiedono maggiori tutele, senza distinzioni tra animali. Il 76% di tutti gli elettori vuole l’eliminazione di pratiche crudeli negli allevamenti, mentre il 63% vuole restrizioni anche a livello UE sulla produzione e commercializzazione di pellicce. Il 73% chiede standard minimi chiari per tracciabilità, allevamento e cessione di cani e gatti e il 70% vuole maggiori protezioni per la fauna selvatica.

I dati che abbiamo rilevato parlano chiaro. Gli italiani sono un popolo che ama gli animali e ha a cuore il tema della loro tutela. A differenza di molti altri temi che indaghiamo regolarmente, quando si parla di tutela degli animali, in tutte le sue declinazioni, riscontriamo una condivisione elevatissima, che va oltre le differenze anagrafiche e politiche. È sicuramente un tema difficile da ignorare per chi fa politica e deve rappresentare – e intercettare – il consenso degli elettori. Salvatore Borghese, Cofondatore Quorum/You Trend
Con la campagna Vote for Animals in Italia diamo voce a milioni di italiani e italiane che chiedono di più per gli animali e che si aspettano candidati e candidate che faranno la propria parte anche in Europa. Le elezioni europee di giugno sono un’opportunità unica per tutti i partiti italiani per mostrare al proprio elettorato che lavoreranno anche in questa direzione, prendendo impegni concreti come quelli proposti dalla nostra coalizione. Chiediamo a tutti i partiti, candidati e candidate di aderire ai nostri 10 punti programmatici e di lavorare in Europa per un mondo con più diritti per tutti gli animali, per l’ambiente e per la nostra salute concretizzando così davvero il principio One Health. Le Associazioni

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Nota metodologica:
Sondaggio svolto con metodologia CATI, CAMI e CAWI tra il 4 e il 9 Aprile 2024 su un campione di 1500 intervistati rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Italia, indagati per quote di genere ed età incrociate, stratificate per titolo di studio. Il margine d’errore è del +/- 2,5% con un intervallo di confidenza del 95%

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mercoledì 17 aprile 2024

Vote for An!mals: maggiori tutele per cani e gatti in Europa!

Per molti cani e gatti rappresentano preziosi membri della famiglia, amati e curati, e la sensibilità verso la tutela dei loro diritti aumenta sempre di più. Secondo un'indagine Eurobarometro condotta nel 2023, il 44 % dei cittadini dell'Unione vive con animali familiari e il 74 % ritiene che il loro benessere dovrebbe essere tutelato meglio.

Su 10 iniziative dei cittadini europei finora andate a buon fine, sei riguardano il benessere degli animali, il che riflette l'importanza che i cittadini attribuiscono a una migliore protezione degli animali in generale. In questo scenario positivo, tuttavia, non mancano ampie zone d’ombra che li vedono sfruttati come fonte di reddito nell’ambito dell’allevamento e del commercio o considerati un “problema” da eliminare quando sono randagi.

Non esiste attualmente una normativa generale dell'UE sul benessere di cani e gatti, la situazione della loro tutela è frammentata e, nonostante si stia cercando di compiere passi avanti per armonizzare la normativa vigente negli Stati membri, sono ancora molti i fronti non adeguatamente regolamentati che generano sfruttamento e maltrattamento.

COMMERCIO E TRAFFICO ILLEGALE

Il commercio di cani e gatti è un’attività estremamente redditizia, con un valore annuo stimato delle vendite di cani e gatti nell'Unione Europea pari a 1,3 miliardi di euro e quindi attrae operatori disposti a intraprendere pratiche commerciali illecite con ripercussioni sulla salute e sul benessere degli animali coinvolti, cuccioli spesso malati strappati precocemente alle madri e sottoposti a viaggi estenuanti prima di essere venduti, ma anche sulla salute pubblica, per la potenziale esposizione a malattie zoonotiche, oltre ad alimentare direttamente le popolazioni di randagi o il numero di animali detenuti nei rifugi in caso di abbandono.

In occasione dell'azione coordinata dell'UE sul commercio illegale di cani e gatti, condotta nel 2022 e nel 2023, sono state raccolte prove relative a un volume importante di documenti contraffatti, informazioni fuorvianti e indicazioni di movimenti dissimulati di cani a fini commerciali come movimenti a carattere non commerciale per beneficiare di norme di controllo meno rigorose. Il problema è esacerbato dalle piattaforme online e dai social media che consentono la pubblicazione di annunci non verificati.

Secondo il Report della Commissione Europea “Illegal trades of cats and dogs” si stima che 438.000 cani e 80.000 gatti siano in vendita in qualsiasi momento online e al momento non esistono obblighi specifici dell'UE relativi alla vendita di cani e gatti tramite piattaforme online.

Inoltre l'allevamento di cani e gatti con caratteristiche fisiche “estreme” e particolarmente richieste, come le razze brachicefale o completamente prive di mantello, è in crescita in tutta Europa con gravi conseguenze per il benessere e la tutela di questi animali, a partire dalla fase di trasporto.

TRACCIABILITÀ LACUNOSA

Molti dei rischi che corrono cani e gatti in Europa sono legati a pratiche di identificazione e registrazione non sufficienti. L'identificazione e la registrazione obbligatorie (I&R) sono essenziali non solo per una efficace tracciabilità, ma anche come base per una convivenza responsabile, per contrastare ogni attività illegale e per gestire adeguatamente gli animali liberi sul territorio.

Nonostante il Regolamento UE 2016/429 abbia permesso di fare un passo avanti per la riorganizzazione del sistema di identificazione e registrazione nei singoli Paesi membri, a livello europeo, non esiste un database ufficiale o un sistema che consenta di collegare o accedere ai dati nazionali. L'identificazione obbligatoria e la registrazione in una banca dati nazionale dei cani è già prevista in 24 Stati membri, mentre solo in 7 per i gatti.

MANCANZA DI POLITICHE EFFICACI E UNIFORMI DI GESTIONE DEL RANDAGISMO

Il randagismo è un fenomeno estremamente complesso e articolato, non gestito a livello europeo per mancanza di una legislazione che stabilisca politiche uniformi e adeguate. E’ compito degli Stati membri regolare le loro popolazioni di randagi, questo consente che ad oggi in diversi Stati gli abbattimenti siano legali e praticati invece dell’applicazione di politiche di prevenzione basate sulle sterilizzazioni, e che canili e gattili siano prigioni a vita e non luoghi di riabilitazione e passaggio prima del reintegro nella società.

COME RAFFORZARE LA TUTELA DI CANI E GATTI

La proposta di Regolamento Europeo relativo al benessere dei cani e gatti e alla loro tracciabilità, pubblicata a dicembre 2023 rappresenta indubbiamente un avanzamento importante per dettare standard minimi a cui tutti i Paesi membri devono attenersi per garantire la tracciabilità degli animali e regole uniformi per l'allevamento e la cessione di cani e gatti, in quanto sono infatti state previste banche dati nazionali che devono essere interoperabili a livello europeo.

La proposta include diverse misure per migliorare le pratiche di allevamento, in particolare l'obbligo per gli allevatori di ottenere l'approvazione delle autorità competenti. Inoltre gli interventi di chirurgia estetica, comprese le mutilazioni, come il taglio delle orecchie e della coda della coda, saranno rigorosamente vietati, a meno che non siano eseguiti per motivi medici.

Ma si può fare di più.

CHIEDIAMO INFATTI ALL'EUROPA DI IMPEGNARSI AFFINCHÉ:

  • Si adotti un approccio armonizzato, orientato al welfare e standardizzato alla gestione delle popolazioni di cani e gatti in tutta l'UE, che garantisca il benessere degli animali e delle comunità;
  • Sia resa obbligatoria l'identificazione di tutti i cani e i gatti, anche detenuti da privati e venga implementato un efficace sistema di I&R con banche dati interconnesse e chi vive con un animale familiare sia educato all'identificazione e alla registrazione;
  • Venga introdotto il divieto di vendita on-line di animali, attraverso i negozi e le strutture ambulanti;
  • Quanto previsto dal Regolamento in termini di contrasto al traffico di cani e gatti venga applicato in tutti gli Stati membri e che l'identificazione e la registrazione degli animali avvengano prima dell'ingresso fisico del cane o del gatto nello Stato membro di destinazione;
  • Venga migliorato quanto previsto dalla nuova proposta di Regolamento Trasporti con disposizione specifiche per garantire che viaggino solo animali che hanno effettuato tutte le profilassi e in stato di buona salute certificato da un medico veterinario, adeguatamente monitorati e accuditi durante il viaggio secondo disposizioni previste da un medico veterinario in base ad età e condizioni psico-fisiche dei singoli animali;
  • Le misure di gestione e controllo previste dal Regolamento per le strutture che detengono animali vengano applicate anche a negozi, allevamenti e rifugi, anche di piccole dimensioni, e i rifugi rivestano il ruolo di centro culturale per la diffusione di una corretta cultura della convivenza con i cani e gatti, evidenziandone il valore sociale e promuovendo le adozioni consapevoli in collaborazione con le associazioni di protezione animali;
  • Vengano definita una politica comunitaria di gestione del randagismo basata su attività preventive come la sterilizzazione e prevedendo la re-immissione sul territorio quando possibile al fine di mantenere un equilibrio nella popolazione randagia;
  • Vengano previste norme di tutela degli animali familiari dalla violenza e dai maltrattamenti domestici attraverso il riconoscimento del reato a danno dell’animale e misure per garantire la sicurezza e il benessere delle vittime sia umane che animali, con disposizioni specifiche dedicate agli animali familiari.

Tu puoi fare la tua parte: i prossimi deputati avranno una voce in capitolo per migliorare la situazione, scegli chi si impegnerà su questo!

A decidere sulla sorte degli animali sei anche tu!

Scopri il manifesto "Vote For An!mals": 10 punti proposti a partiti e futuri/e candidati/e alle elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno per chiedere più tutela e diritti per gli animali nell'UE.

#VoteForAnimals #AnchegliAnimaliVotano

“Vote For Animals” è una campagna svolta insieme ad Eurogroup con il contributo di decine e decine di associazioni in tutti e 27 i Paesi UE.


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mercoledì 10 aprile 2024

Vote for An!mals: stop produzione e commercio di pellicce animali

Nel 2021 abbiamo ottenuto uno storico risultato qui in Italia: abbiamo vietato, per sempre, gli allevamenti di pellicce.

Purtroppo, in Unione Europea sono ancora attivi oltre 1.000 allevamenti dove quasi 8 milioni di animali, tra visoni, volpi, cani procione e cincillà sono confinati in anguste gabbie di rete metallica.

CHI E DOVE

I principali Stati membri produttori sono Finlandia, Polonia e Grecia ma è ancora possibile sfruttare animali per la pelliccia anche in Bulgaria, Danimarca, Spagna, Romania e Svezia.

In tutti gli altri Stati membri è già vigente un esplicito divieto di allevamento (in Austria, Belgio, Rep. Ceca, Croazia, Estonia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Slovenia, Slovacchia, anche Lituania, Lettonia, Spagna rispettivamente dal 2027, 2028, 2030. In Ungheria, Francia e Danimarca il divieto vale solo per alcune specie) o sono vigenti norme così rigide che hanno decretato la chiusura degli ultimi allevamenti (Germania).
In Svezia invece è stato approvato un piano di dismissione volontaria degli allevamenti entro il 2025.

GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE

L'unica soluzione è estendere i divieti nazionali a tutta l'Unione Europea e, per coerenza, vietare il commercio (e l'import) di prodotti di pellicceria da paesi terzi, con un evidente positiva ripercussione anche verso milioni di animali allevati fuori dai confini europei.

Per questo il 18 maggio 2022 LAV, insieme ad Eurogroup for Animals e con il supporto della Fur Free Alliance, ha avviato l'Iniziativa dei Cittadini Europei “Fur Free Europe”. La Commissione Europea non ha potuto non riconoscere lo straordinario successo della nostra ICE (in soli 9 mesi e mezzo - la chiusura della petizione è stata anticipata all'1 marzo 2023 - ha raccolto più di 1,5 milioni di firme validate superando la soglia nazionale in 18 Stati membri).

Nonostante l'abbondante letteratura scientifica attesti che le condizioni di stabulazione in allevamento non sono compatibili con le esigenze etologiche di animali selvatici quali sono quelli allevati per la pelliccia, la Commissione ha rimandato la decisione sull'eventuale divieto di allevamento (e commercio/import) di pellicce al 2026, conferendo mandato all'agenzia EFSA di produrre un nuovo Parere Scientifico (che sarà pubblicato entro marzo 2025).

I CITTADINI EUROPEI DICONO NO ALLE PELLICCE!

I cittadini europei hanno risposto in massa alla ICE Fur Free Europe chiedendo un esplicito divieto all'allevamento di animali (di qualunque specie) per la produzione di pellicce, così come un divieto di commercio (quindi anche import) di prodotti di pelliccia.

Una sensibilità confermata anche dalla rilevazione di Eurobarometro che, nel sondaggio pubblicato il 19 ottobre 2023, ha documentato come il 57% degli intervistati è favorevole ad un divieto UE all'allevamento di animali destinati alla produzione di pellicce.

E GLI STATI UE?

Anche gli Stati membri si sono già espressi sul possibile divieto europeo: in occasione di due riunioni del Consiglio Agricoltura e Pesca, il 28 giugno 2021 e il 26 giugno 2023.

  • Nel 2021, 12 Stati membri[1] hanno sostenuto un divieto dell'UE sull'allevamento “da pelliccia”.
  • Nel 2023, 17 Stati membri[2] hanno sostenuto la proposta di vietare l'allevamento di animali “da pelliccia” nell'UE, mentre solo Grecia, Finlandia, Polonia e Danimarca si sono espresse contro tale divieto.

I DOVERI DELLA COMMISSIONE EUROPEA

La Commissione Europea dovrà anche tenere in considerazione i possibili rischi per la salute pubblica nel mantenere in funzione questo sistema di sfruttamento di animali: tra il 2020 e il 2023 in UE sono stati registrati 400+ focolai di coronavirus Sars-CoV-2 in allevamenti di visoni (di cui 4 in Italia), e 70+ focolai di Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (H5N1) in allevamenti di visoni, volpi e cani procione.

La Commissione Europea deve tenere conto in modo integrale delle istanze della ICE Fur Free Europe, non limitare eventuali decisioni solo alle specie oggetto del Parere Scientifico commissionato ad EFSA.

In attesa di un divieto formale, dovrebbe almeno impedire l'avvio di nuovi allevamenti negli Stati membri dove questa attività zootecnica non è già stata vietata da provvedimenti nazionali.

L'Iniziativa dei Cittadini Europei è uno strumento ideato dalla stessa Commissione Europea per generare un processo decisionale più democratico e consentire la partecipazione attiva dei cittadini alla definizione delle politiche europee (Reg. EU/2019/788). Dato il risultato raggiunto da Fur Free Europe la Commissione Europea deve dare una risposta concreta e coerente con le aspettative dei cittadini.

Il prossimo assetto del Parlamento Europeo è importante anche per gli animali. Bisogna decretare misure stringenti per la loro tutela a fronte di sofferenze intollerabili.

Tu puoi fare la tua parte: i prossimi deputati avranno una voce in capitolo per migliorare la situazione, scegli chi si impegnerà su questo!

A decidere sulla sorte degli animali sei anche tu!

Scopri il manifesto "Vote For An!mals": 10 punti proposti a partiti e futuri/e candidati/e alle elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno per chiedere più tutela e diritti per gli animali nell'UE.

#VoteForAnimals #AnchegliAnimaliVotano

“Vote For Animals” è una campagna svolta insieme ad Eurogroup con il contributo di decine e decine di associazioni in tutti e 27 i Paesi UE.



[1] AT, BE, BG, DE, EE, FR, IE, IT, LU, NL, SI, SK.

[2] AT, BE, BG, CZ, DE, EE, FR, HU, HR, IE, LV, LU, LT, MT, NL, SK, SI


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mercoledì 10 aprile 2024

Vote for An!mals: stop al commercio di animali esotici

Gli animali esotici sono molto spesso vittime del commercio, sottoposti a condizioni di vita inadeguate, privati dei loro habitat naturali, della loro libertà e delle loro esigenze biologiche e compo... LEGGI I DETTAGLI

Gli animali esotici sono molto spesso vittime del commercio, sottoposti a condizioni di vita inadeguate, privati dei loro habitat naturali, della loro libertà e delle loro esigenze biologiche e comportamentali. Inoltre, gli animali che sono catturati in natura sono sottoposti a torture e maltrattamenti durante il loro trasporto e la loro detenzione e quelli allevati in cattività nascono e crescono in condizioni comunque inadeguate per le loro caratteristiche etologiche e biologiche.

Sia il commercio illegale e non regolamentato, che il commercio legale e regolamentato di fauna esotica sono collegati all’emergenza di zoonosi. Il commercio di animali esotici, le fiere e i negozi sono un rischio enorme a livello sanitario, ed andrebbero vietati anche alla luce della prospettiva “One Health”, seguita oggi dall’ Unione Europea.

In Europa, solo nel 2021, si contavano circa 62 milioni di animali esotici detenuti come animali da compagnia, ma una stima ufficiale è davvero complessa da ottenere poiché esiste una percentuale di illegalità molto alta e quindi fuori controllo numerico. Tra questi, i più commercializzati sono piccoli mammiferi, uccelli e pesci ornamentali e rettili. L’Italia presenta il maggior numero di individui posseduti nelle famiglie private con 17,5 milioni di animali esotici nel 2021. Seguono Germania e Francia con oltre 11 milioni.

La vendita di questi animali avviene prevalentemente tramite canali ufficiali, come negozi e allevamenti autorizzati, ma anche attraverso il web, sia su piattaforme on-line autorizzate, che tramite pagine social e siti di scambio gestiti da privati. Rapporti recenti indicano che il commercio illegale di animali online è fiorente, ed è causa di problemi di conservazione per una vasta gamma di specie.

Tradizionalmente, la legislazione controlla o limita le specie di animali che si possono acquistare, vendere o tenere e delinea quali specie non sono ammesse. Una lista positiva, invece, è un atto legislativo che elenca tutte le specie di animali che le persone sono autorizzate ad acquistare, vendere e tenere in casa come animali domestici. Tutte le specie animali che non sono elencate nella lista positiva non possono essere commercializzate o detenute (o, in alcune circostanze, possono essere vendute o tenute solo con un permesso speciale).

L'UE svolge quindi un ruolo importante nell'importazione e nel commercio di migliaia di specie e di milioni di individui, catturati in natura o allevati in cattività per essere tenuti come animali domestici. La mancanza di uniformità in tutta l'Unione rende difficile il monitoraggio dei flussi commerciali e l'applicazione delle norme.

Nel 2022, la Commissione per le petizioni del Parlamento UE ha votato per chiedere alla Commissione europea di regolamentare il commercio di animali da compagnia esotici attraverso una lista positivo a livello europeo. Nel novembre dello stesso anno, il Parlamento ha adottato una risoluzione sul miglioramento delle norme UE sugli animali selvatici ed esotici da tenere come animali da compagnia nell'Unione europea attraverso un elenco positivo UE.

La Commissione europea ha poi menzionato brevemente una lista positiva nel nuovo piano d'azione dell'UE contro il traffico di animali selvatici, mentre nella riunione del Consiglio Agricoltura e Pesca del maggio 2022, 19 Stati membri, Italia inclusa, hanno mostrato sostegno per un documento di posizione che menziona esplicitamente l'allevamento in cattività e gli animali prelevati dall'ambiente naturale.

Nel 2022 in Italia, con Decreto del Ministero della Salute ai sensi dell’articolo 5, comma 1 del D. Lgs. 135/2022, è stata approvata l’adozione di una “lista positiva”, che elenca 5 specie di pesci ed 1 mollusco gasteropode che possono essere importati, detenuti e commercializzati come “animali da compagnia” anche se provenienti da ambiente selvatico.

Di fatto, qualsiasi specie che non rientri nell'elenco non può essere legalmente commercializzata per essere detenuta e, dunque, è oggetto di sequestro da parte delle autorità.

Attualmente, nell'Unione europea sono state implementate diverse liste positive con criteri anche in altri Stati membri fra cui Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Cipro e Malta; mentre Lituania, Francia, Slovenia, Portogallo, Spagna e Finlandia stanno discutendo il contenuto della lista positiva già legalmente adottata.

Le ricerche condotte in alcuni di questi paesi hanno dimostrato l’efficacia della lista positiva nel ridurre il commercio di animali selvatici ed esotici e nel sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica.

Il prossimo Parlamento Europeo sarà importante anche per gli animali. Chiediamo ai candidati se saranno eletti di supportare una lista positiva europea. Questa renderebbe concrete la salvaguardia e protezione di milioni di animali ogni anno e garantirebbe azioni concrete di prevenzione contro la diffusione di zoonosi, anche gravi, con conseguenti pandemie ed epidemie.


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lunedì 25 marzo 2024

Vote For An!mals: il voto in Europa sarà vitale per gli animali selvatici

La tutela degli animali selvatici in Europa è incardinata su due fondamentali provvedimenti legislativi: la Direttiva Habitat e ( “Direttiva n. 92/43/CEE relativa alla... LEGGI I DETTAGLI

La tutela degli animali selvatici in Europa è incardinata su due fondamentali provvedimenti legislativi:

  • la Direttiva Habitat e ( “Direttiva n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche
  • la Direttiva Uccelli ("Direttiva n. 79/409/CEE relativa alla conservazione degli uccelli selvatici”).

Recepite da ciascun Stato Membro, le direttive hanno l'obiettivo di custodire e migliorare la qualità dell'ambiente nel quale viviamo attraverso la protezione di specie animali e vegetali e dei loro habitat.

L'applicazione delle disposizioni contenute in queste due norme chiave ha inoltre la funzione di creare una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione Europea, chiamata Rete Natura 2000. Una rete ecologica, appunto, priva di confini geografici ha l'obiettivo di garantire la conservazione degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati a livello comunitario.

La Direttiva Uccelli in particolare dispone regole a tutela delle specie di volatili dettando in particolare norme uniformi tese a proteggere le specie migratrici in tutti gli Stati Membri attraversati dalle loro rotte migratorie.

Negli ultimi anni stiamo assistendo nel nostro Paese a una positiva ripresa della presenza di alcune specie particolarmente protette dalla Direttiva Habitat, quali il lupo e l'orso.

  • Il primo grazie al particolare status di tutela che lo ha salvato dall'estinzione degli anni '70 del secolo scorso, ha oramai colonizzato la gran parte del nostro Paese.
  • La presenza dell'orso invece è concentrata in due sottopopolazioni, una ricadente nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, l'altra nel Trentino occidentale dove sono stati reintrodotti nei primi anni 2000 a seguito di progetti europei.

Il ritorno di queste due specie non è stato però accompagnato da una adeguata campagna informativa istituzionale, con la conseguenza che i cittadini si sono ritrovati abbandonati a confrontarsi con un fenomeno a loro sconosciuto, al quale hanno reagito riportandolo ad antichi pregiudizi mai sopiti e favoriti dalla politica locale e nazionale.

Tuttavia, a livello europeo la Direttiva Habitat garantisce il massimo livello di protezione alle due specie perché considerate a rischio, motivo per cui nel nostro Paese non è per ora possibile avviare una vera e propria caccia come accade invece in altri Stati Membri. Ma lo status di protezione, in particolare del lupo, è stato messo più volte in discussione a livello comunitario venendo, sino ad ora, sempre confermato al massimo livello.

A febbraio 2024 è stato avviato nuovamente il dibattito che potrebbe condurre al riconoscimento di un minor livello di protezione della specie

Considerando che le richieste di aprire una stagione di uccisioni di orsi e lupi sono figlie della mancata o limitata adozione delle azioni che favoriscono la convivenza tra le attività umane e la presenza di orsi e lupi sugli stessi territori, è evidente la necessità di agire su tali elementi per limitare il più possibile il malcontento e le legittime preoccupazioni dei cittadini, pacificando il loro rapporto con i grandi carnivori.

L'Europa deve continuare a mantenere il massimo livello di protezione per orsi e lupi, predisponendo allo stesso tempo, nuovi strumenti per obbligare gli Stati Membri alla capillare implementazione delle più aggiornate informazioni scientifiche e dei migliori strumenti che in concorso tra loro possano garantire la convivenza pacifica tra cittadini e grandi carnivori.

I CENTRI DI RECUPERO

I centri di recupero della fauna selvatica sono istituiti e gestiti con norme regionali. A livello nazionale questo comporta difformità di approccio e gestione del recupero, cura e successiva reimmissione in natura degli animali selvatici in difficoltà.

Inoltre, di anno in anno le esigenze di razionalizzazione delle spese regionali, hanno comportato gravi ricadute sui centri di recupero. Riduzione degli orari di servizio, limitazioni geografiche dell'intervento, riduzione del numero di specie destinatarie del servizio, hanno determinato un notevole impatto negativo sul benessere degli animali selvatici in difficoltà.

È necessario che l'Europa, in continuità con il dettato delle Direttive Habitat e Uccelli, provveda a licenziare una norma che disponga regole certe e uniformi per il recupero e la cura degli animali selvatici feriti quale servizio essenziale in tutti gli Stati Membri.

LA NATURE RESTORATION LAW

Il 27 febbraio 2024 il Parlamento Europeo ha approvato la Nature Restoration Law che rappresenta uno dei cardini dell'European Green Deal e che ha obiettivi molto chiari:

  • ripristino del 30% degli ambienti naturali degradati entro il 2030, 60% entro il 2040 e 90% entro il 2050;
  • piantumazione di 3 miliardi di nuovi alberi negli Stati Membri;
  • ripristino delle condizioni di 25.000 km di alvei fluviali trasformandoli in fiumi a scorrimento libero;
  • tutela della biodiversità anche attraverso l'adozione di specifici indicatori di presenza di elementi ad elevata biodiversità;
  • incremento della tutela riservata alle Aree Natura 2000.

I Governi degli Stati Membri dovranno quindi adottare piani di ripristino nazionali che descrivano il percorso che sarà intrapreso allo scopo di raggiungere gli obiettivi prefissati e per garantire l'impegno perché non si avvii una nuova fase di degrado.

Sarà quindi fondamentale che l'Europa riesca a garantire la necessaria vigilanza perché ogni Stato Membro assuma concretamente tutti gli impegni derivanti dall'adozione della Nature Restoration Law, introducendo anche i necessari correttivi e incentivi per indurre l'urgenza di raggiungere gli obiettivi prefissati.

COSA CHIEDIAMO AL PROSSIMO PARLAMENTO EUROPEO

Chiediamo che si impegni su:

  • Adozione di una “lista positiva” a livello europeo contro il commercio e la detenzione di animali esotici come quella già realizzata dall'Italia​ e altri Stati Membri
  • Rispetto delle direttive europee “Habitat” e “Uccelli” ed estensione della protezione di specie nuovamente in pericolo come orsi e lupi
  • Sostegno ai Centri di Recupero della fauna selvatica e disincentivazione di zoo e acquari, fine dell'esibizione degli animali in circhi e delfinari
  • Introduzione del divieto di importazione, esportazione e riesportazione dei trofei di caccia da animali protetti dalla Cites
  • Divieto della pratica dello “spinnamento”, di importazione, esportazione e transito delle pinne di squalo all'interno dell'UE in adesione all'Iniziativa dei Cittadini Europei Stop Finning – Stop the Trade.

È urgente, dunque, un impegno concreto da parte dell'UE, per proteggere maggiormente gli animali selvatici.

A decidere sulla sorte degli animali sei anche tu!

Scopri il manifesto "Vote For An!mals": 10 punti proposti a partiti e futuri/e candidati/e alle elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno per chiedere più tutela e diritti per gli animali nell'UE.


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giovedì 14 marzo 2024

Vote for An!mals: stop al trasporto di animali vivi

Trasportati in camion affollati, con temperature troppo alte o troppo basse, in condizioni igienico sanitarie precarie: gli animali affrontano spesso viaggi estenuanti su strada, via mare, per ferrovi... LEGGI I DETTAGLI

Trasportati in camion affollati, con temperature troppo alte o troppo basse, in condizioni igienico sanitarie precarie: gli animali affrontano spesso viaggi estenuanti su strada, via mare, per ferrovia o per via area da/verso il territorio dell’Unione Europea, per una serie di ragioni diverse che li costringono ad essere spostati per finire in un altro allevamento, all’“ingrasso” o per la macellazione.

Inoltre, milioni di animali vengono trasportati anche fuori dai confini dell’Unione, dove è impossibile assicurare il rispetto delle norme minime di benessere previste dal Regolamento UE, con la grave conseguenza che gli animali rimangono senza alcuna protezione, neanche minima.

In Europa i requisiti minimi di tutela per gli animali trasportati sono previsti dal Regolamento 1/2005, nello specifico recepito in Italia con il Decreto Legislativo 151/2007, ma sono misure del tutto insufficienti e, come minimo, da rivedere e migliorare.

Numerose inchieste hanno, infatti, messo più volte in luce l'incapacità degli Stati membri dell'UE di far rispettare le norme. Anche quando la Legge viene rispettata, l’inadeguatezza della medesima e gli scarsi controlli causano sofferenza per le orribili condizioni di trasporto. Da sottolineare inoltre che lo stesso regolamento non viene applicato in egual modo in tutti gli Stati membri e questo comporta disomogeneità sanzionatoria e quindi di comportamento.

Le gravi criticità del trasporto di animali vivi sono state documentate proprio dalle Istituzioni europee in due analisi pubblicate dalla Commissione nel 2020. Entrambe, una prima sul trasporto su strada di animali vivi verso Paesi terzi e l'altra sul trasporto via mare, rivelano violazioni gravi e routinarie delle norme. Una situazione costante che palesa l’insita drammaticità nei continui disastri che si verificano nei lunghi viaggi, per esempio, verso i Paesi del Medio Oriente.

Anche la Corte dei Conti europea ha pubblicato, lo scorso aprile, una propria analisi sul trasporto di animali vivi nell’UE, con l’obiettivo di contribuire al dibattito in vista della promessa revisione normativa in materia di benessere degli animali.

Il trasporto animali nell’Unione Europea necessita di nuove norme, uniformi e più restrittive per assicurare la salute di animali allevati.

L’Europa deve dare seguito agli impegni già presi sulla riforma normativa per garantire maggiori tutele degli animali e scegliere, ambiziosamente, di porre fine ad un commercio crudele ed anacronistico. È necessario porre fine all’esportazione di animali vivi.

Bisogna ascoltare la voce dei tanti cittadini e delle tante cittadine che da tempo chiedono maggiori tutele per gli animali allevati, anche attraverso riduzione al minimo del trasporto di animali vivi (situazione di per sé estremamente stressante) e attraverso nuove regole e controlli serrati che assicurino condizioni di trasporto adeguate. Un’ampia maggioranza di cittadini europei richiede maggiori tutele per il benessere degli animali durante il trasporto, come dimostra l’ultimo Eurobarometro sul tema, sondaggio condotto dall’UE stessa: il 94% dei cittadini europei sono a favore di mettere fine alle esportazioni di animali vivi.

LAV sta lavorando, anche insieme ad altre organizzazioni italiane ed europee, per far sì che il Governo italiano si impegni a definire una posizione sul tema. Infatti, le varie DGs della Commissione stanno lavorando sulle proprie priorità da trasmettere alla prossima Commissione Europea e in questa occasione abbiamo ribadito le priorità vedono maggiori tutele per gli animali allevati, anche attraverso riduzione al minimo del trasporto di animali vivi e attraverso nuove regole e controlli serrati che assicurino condizioni di trasporto adeguate.

DISCUSSA IN PLENARIA AL PARLAMENTO UE LA REVISIONE DELLE REGOLE SULLA TUTELA DEGLI ANIMALI ALLEVATI

Inoltre oggi, 14 marzo, si è tenuta al Parlamento Europeo l’interrogazione orale sul benessere animale per discutere sulla normativa che dovrebbe tutelare gli animali allevati in tutta Europa. È fondamentale ribadire che il fatto che l’Europa abbia regole tra le più stringenti al mondo in tema di animali allevati non significa che siano regole sufficienti a garantire agli animali la tutela necessaria.

Tanto è che le stesse norme ora vigenti non assicurano che, soprattutto le importazioni, rispettano gli standard. E una testimonianza importante e recente di ciò lo è il documentario "Food For Profit." Come già evidenziato, tra l’altro, la stessa commissione di inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto aveva sottolineato le gravi criticità e sofferenze di milioni di animali trasportati dentro e fuori i confini europei.

La Commissione europea deve ascoltare le richieste dei tantissimi cittadini e rendere effettivo il Green Deal e la strategia Farm to fork, perchè il futuro è e deve essere un sistema alimentare sostenibile, senza sofferenze per gli animali e con aiuti agli agricoltori per la transizione.

ELEZIONI EUROPEE 2024: FACCIAMO LA NOSTRA PARTE!

Il prossimo assetto del Parlamento Europeo è importante anche per gli animali. Bisogna decretare misure stringenti per la loro tutela a fronte di sofferenze intollerabili.

Tu puoi fare la tua parte: i prossimi deputati avranno una voce in capitolo per migliorare la situazione, scegli chi si impegnerà su questo!  

“Vote For An!mals” è una campagna svolta insieme ad Eurogroup con il contributo di decine e decine di associazioni in tutti e 27 i Paesi UE.


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venerdì 08 marzo 2024

Vote For An!mals: Ricerca senza Animali

Il Tribunale amministrativo di Strasburgo, con sentenza del 30 gennaio 2024, ha deliberato in favore della cessazione delle attività del centro di primatologia dell'Università di... LEGGI I DETTAGLI

Il Tribunale amministrativo di Strasburgo, con sentenza del 30 gennaio 2024, ha deliberato in favore della cessazione delle attività del centro di primatologia dell'Università di Strasburgo (UNISTRA) per possibili rischi di contaminazione ambientale su quasi 900 scimmie.

Dopo anni di battaglie legali, la Corte si è pronunciata per la sospensione delle attività sperimentali dello stabulario, con effetto immediato.

Il giudizio è chiaro, l'attività del Centro UNISTRA, a causa dei test sugli animali presenta: rischi per l'ambiente, compresi quelli naturali, come la formazione di rifiuti chimici e biologici, potenziali rischi di incidenti di laboratorio soprattutto nella produzione di farmaci e vaccini e, infine, smaltimento di prodotti tossici nello scarico delle acque usate.

Dai documenti risulta che molti rifiuti, tra cui scarti di attività sanitarie a rischio infettivo e cadaveri, vengono prodotti dallo stabulario, sia come conseguenza dell'allevamento che dall'utilizzo di animali. I residui vengono scaricati, regolarmente, nelle acque reflue della rete igienico-sanitaria pubblica.

I rischi ambientali rappresentano l'ennesimo lato oscuro e dannoso della sperimentazione animale che miete vittime di ogni specie senza distinzioni.

Nell'oceano di omertà e segretezza della vivisezione, l'aver appreso questa notizia è un fatto eccezionale!

CRUDELE, COSTANTE, DIFFUSA E SILENZIOSA

La sperimentazione animale, una pratica che il 77% dei cittadini europei vuole abbandonare, (Savanta ComRes- 2023), non avviene mai sotto i nostri occhi: è un'attività crudele e costante, diffusa e silenziosa.

Migliaia di animali al giorno muoiono per avvelenamento, ustioni, mutilazioni, infezioni e altre malattie. Tutto questo è inaccettabile: gli animali sentono e soffrono come noi.

È fondamentale perciò:
  • dire STOP a a tutti i test cosmetici sugli animali in adesione all'Iniziativa dei Cittadini Europei “Save Cruelty Free Cosmetics
  • assicurare e sostenere la transizione verso la ricerca scientifica senza uso di animali anche nei test regolatori e formativi.
  • attuare una strategia concreta che ponga fine alla sperimentazione animale in tutta l'UE facendo avanzare la ricerca con modelli animal-free.

L'IMPORTANZA DELLA LEGISLAZIONE EUROPEA

L'Europa si pone, nell'ambito della ricerca senza animali, all'avanguardia rispetto ad altri continenti, nei quali cui non vi è alcun limite alla sperimentazione animale.

Ciò nonostante, sebbene la Direttiva in vigore da quasi 15 anni dichiari chiaramente l'importanza dell'utilizzo di modelli animal-free, il numero di animali impiegati nella ricerca è ancora altissimo (8 milioni nel 2022) ed è palese come sia necessario un piano concreto per accelerare la transizione verso modelli sostitutivi. Inoltre, nonostante il divieto in vigore di test di prodotti cosmetici sugli animali, ci sono ancora eccezioni che sottopongono milioni di animali a terribili sofferenze.

L'introduzione della direttiva 63/2010 ha chiarito in maniera precisa la direzione che l'Europa vuole avere: vuole superare l'utilizzo di animali nella ricerca e garantirne, nel mentre, il benessere. L'adozione del principio delle 3R (replacement, reduction, refinement) vede la sua applicazione nella direttiva in cui viene riportata chiaramente l'importanza di utilizzare modelli non animali.

Dal 2013, grazie ad oltre 25 anni di lotte animaliste di cui siamo stati protagonisti come Associazione, vige il divieto di testare prodotti cosmetici e i loro ingredienti sugli animali e, allo stesso tempo, viene vietata l'importazione di cosmetici i cui ingredienti sono stati testati su animali in paesi extra UE.

Nonostante le precise indicazioni della direttiva 63/2010, il numero di animali utilizzati non è diminuito come avrebbe dovuto e non sono state prese misure stringenti affinché i metodi sostitutivi venissero effettivamente implementati secondo la direttiva.

L'iniziativa “Save Cruelty Free Cosmetics”, che chiedeva un divieto totale di test su animali per i prodotti cosmetici, ha raccolto oltre 1.2 milioni di firme valide in tutta Europa di cui più di 91 mila solo in Italia (superando il quorum del 172%) e ha ricevuto la risposta della Commissione Europea lo scorso luglio.

Da un lato la CE ha preso l'impegno di sviluppare un piano concreto per il superamento dell'utilizzo di animali nella ricerca (attraverso l'istituzione di un team di esperti - ERA), dall'altro ha ignorato le richieste di milioni di cittadini europei per un divieto assoluto di test su animali per i cosmetici.

Di fatto il percorso intrapreso dalla UE non può essere considerato neanche un mero palliativo, rispetto alle aspettative.

Oggi è necessario:

  • Istituire un programma verificabile tramite obiettivi a breve e medio termine, di superamento dell'utilizzo di animali nella ricerca di base, nei test regolatori e nell'alta formazione universitaria
  • Aumentare il supporto economico ai metodi sostitutivi, accelerando il processo di validazione degli stessi affinché possano essere accettati a livello regolatorio come sostitutivi al modello animale
  • Dare credito a quanto richiesto da milioni di cittadini europei, rafforzando il divieto di test su animali per i cosmetici, senza eccezioni
  • Dare la possibilità di immettere sul mercato farmaci senza test su animali, così come avviene negli Stati Uniti, grazie alla decisione dell'FDA.

Noi di LAV, concretamente:

  • Abbiamo contribuito a raccogliere 1.2 milioni di firme valide per l'Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Save Cruelty Free Cosmetics, portando davanti alla Commissione Europea una richiesta chiara e precisa: rafforzare il divieto di test di cosmetici sugli animali, senza eccezioni e accelerare la transizione verso una ricerca animal-free innovativa e all'avanguardia
  • Nel 2015 abbiamo sostenuto l'Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Stop Vivisection in cui oltre 1 milione di cittadini in tutta Europa ha chiesto la completa abolizione della sperimentazione animale, ma nonostante questo grande risultato, la Commissione ha risposto affermando che non intendeva presentare una proposta di abrogazione della direttiva 2010/63/UE, né proporre l'adozione di un nuovo quadro legislativo.

A DECIDERE SEI ANCHE TU!

La ricerca che tutela l'essere umano, gli animali e l'ambiente ha bisogno del supporto dell'Europa, attraverso una reale transizione scientifica e culturale, non più ancorata a modelli obsoleti e inerziali. Oggi a decidere sei anche tu!

Abbiamo lanciato il manifesto"Vote For An!mals": 10 punti proposti a partiti e futuri/e candidati/e alle elezioni europee dei prossimi8 e 9 giugno per chiedere più tutela e diritti per gli animali nell'UE. L'Europa infatti è importante anche per gli animali, per decretare la loro tutela o le loro sofferenze e uccisioni!

#VoteForAnimals #AnchegliAnimaliVotano man mano segnalerà partiti e candidati che saranno impegnati a battersi all'Europarlamento per far attuare alla prossima Commissione Europea l'impegno di diventare leader globale nella ricerca innovativa e senza animali.

I prossimi eurodeputati avranno una voce in capitolo per migliorare la situazione, tu hai la possibilità di decidere chi si impegnerà su questo.

“Vote For An!mals” è una campagna condotta insieme a Eurogroup For Animals con il contributo di decine e decine di associazioni in tutti e 27 i Paesi UE.


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martedì 27 febbraio 2024

Vote for An!mals: la sofferenza delle galline ovaiole

Abbiamo lanciato il manifesto "Vote For An!mals": 10 punti proposti a partiti e futuri/e candidati/e alle elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno per chiedere più tutela e diritti per gli animali... LEGGI I DETTAGLI

Abbiamo lanciato il manifesto "Vote For An!mals": 10 punti proposti a partiti e futuri/e candidati/e alle elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno per chiedere più tutela e diritti per gli animali nell'UE. L'Europa infatti è importante anche per gli animali, per decretare la loro tutela o le loro sofferenze e uccisioni!


LE GALLINE OVAIOLE

Tra gli animali a soffrire ancora nelle gabbie degli allevamenti di tutta Europa vi sono anche le galline ovaiole. In Italia sono ancora moltissime le galline ovaiole confinate in allevamenti in gabbia, circa 15 milioni di individui.

Per l’allevamento delle galline ovaiole si fa riferimento, ad oggi, alla disciplina generale (d.lgs. 146 del 2001) e anche alla normativa specifica per la specie (d.lgs. 267 del 2003). Le norme di riferimento fissano dei requisiti minimi per l’allevamento che, tuttavia, non possono proprio ritenersi sufficientemente rispettosi delle condizioni etologiche degli animali, in particolar modo quando si tratta di allevamento in gabbia.

Anche l’EFSA, che è l'Autorità europea per la sicurezza alimentare che fornisce dati scientifici e consulenze indipendenti sui possibili rischi nella filiera alimentare, nel suo ultimo parere sul benessere delle galline ovaiole in allevamento, ha criticato l’allevamento in gabbia, definendolo in contrasto con il benessere animale.

Il report EFSA offre una solida base scientifica per l'imminente revisione della legislazione europea sul benessere delle galline ovaiole, indicando problematiche prioritarie di benessere in tutte le fasi del ciclo produttivo ed identificando fattori di rischio e relative misure per prevenirli e correggerli (come ad esempio evitare l’uso delle gabbie ed evitare la densità in allevamento).

Ma come vivono in gabbia le galline?

Sia in gabbie convenzionali, che in gabbie arricchite, questi animali soffrono molto. Basti pensare che, rinchiuse non riescono banalmente neanche ad aprire le ali, fare bagni di polvere fondamentali per le loro esigenze di igiene, sono impossibilitate ad esplorare o anche solo ad isolarsi dalle altre.
Le gabbie, nella loro struttura, sono causa di deformazioni importanti nella ossatura delle galline. Deformazioni che si possono riscontrare spesso nelle zampe per gli spazi angusti. L’impossibilità di godere di luce naturale, fa sì che sviluppino anemia, la stabulazione contribuisce a steatosi epatica (fegato grasso) e ad osteoporosi, data anche dalla costante produzione di uova.

La condizione cui sono costrette determina forte stress per le galline, che spesso sfocia in episodi di plumofagia e aggressività.

Tutte queste informazioni, insieme ad altre, sono disponibili nel dossier elaborato da LAV:

Non solo la letteratura scientifica ha ormai acclarato che le gabbie non possono garantire agli animali le necessità di base, ma l’evidenza a sostegno del cambiamento arriva anche dal mercato: i consumatori hanno iniziato a mostrare grande sensibilità sul tema degli allevamenti, e in numero sempre maggiore decidono di acquistare prodotti provenienti da sistemi di allevamento che garantiscano una migliore tutela degli animali.

Questo è lo stato attuale, dobbiamo ora, in primis:

  • evitare l’uso di gabbie
    • anche se allevamento senza gabbie non vuol dire automaticamente benessere per gli animali. È un punto di partenza per assicurare loro libertà, dignità e vita.
  • ridurre la densità di allevamento
    • per dare agli uccelli spazio sufficiente per eseguire i comportamenti tipici della loro specie.

È urgente, dunque, un impegno concreto da parte dell’UE, per proteggere ogni animale da maltrattamenti e crudeltà.

  • La fine dell’era delle gabbie per 300 milioni di animali allevati era stata annunciata dalla Commissaria europea Stella Kyriakidou, in accoglimento dell’iniziativa dei cittadini europei End The Cage Age promossa da oltre 170 organizzazioni europee in tutta la UE, tra cui LAV.
  • Era stata considerata una vittoria storica per gli animali, grazie alle firme di 1.5 milioni di cittadini europei.
  • Il 30 giugno 2021, la Commissione europea aveva, infatti, dichiarato che entro il 2027 sarebbero state abolite tutte le gabbie e si era impegnata a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per avviare la transizione.

Tuttavia, la Commissione non ha avanzato ad oggi nessuna proposta, facendo, di fatto, marcia indietro su quanto promesso.

Per questo motivo le prossime elezioni europee di giugno devono essere l’occasione per mettere fine a questa pratica crudele ed obsoleta dell’allevamento in gabbia e per chiedere maggiori tutele anche per le galline ovaiole. L’Europa deve dare seguito agli impegni già presi e abolire per sempre l’era delle gabbie, vere e proprie prigioni per gli animali.

Il contesto europeo è, infatti, importante anche per gli animali, per decretare la loro tutela a fronte di sofferenze e uccisioni.

#VoteForAnimals #AnchegliAnimaliVotano man mano segnalerà partiti e candidati che saranno impegnati a battersi all’Europarlamento per far attuare alla prossima Commissione Europea l’impegno di porre fine all’era delle gabbie.

I prossimi deputati avranno una voce in capitolo per migliorare la situazione, tu hai la possibilità di decidere chi si impegnerà su questo.

Scorri la storyline e scopri la campagna “Vote For An!mals”!



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venerdì 23 febbraio 2024

PUNTO 1: abolizione delle gabbie

Abbiamo lanciato il manifesto "Vote For An!mals": 10 punti proposti a partiti e futuri/e candidati/e alle  elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno per chiedere più tutela e diritti per gli an... LEGGI I DETTAGLI

Abbiamo lanciato il manifesto "Vote For An!mals": 10 punti proposti a partiti e futuri/e candidati/e alle  elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno per chiedere più tutela e diritti per gli animali nell'UE.

L'Europa infatti è importante anche per gli animali, per decretare la loro tutela o le loro sofferenze e uccisioni!

VoteForAn!mals/AncheGliAnimaliVotano segnalerà via via i partiti e i/le candidati/e che si saranno impegnati a battersi all’Europarlamento per far attuare alla prossima Commissione Europea l’impegno di ognuno dei 10 punti del programma per gli animali.

Il primo punto del manifesto è:

  • Abolizione delle gabbie negli allevamenti

La situazione attuale
Dopo averlo promesso, la Commissione europea ha inaspettatamente fatto marcia indietro sull'impegno di presentare nel 2023 una legislazione che vieti le gabbie e non ha neanche fornito ulteriori dettagli su quando tale proposta avrebbe potuto esser pubblicata in futuro.
Ad oggi sono ancora oltre 300 milioni gli animali rinchiusi in gabbie strette e squallide negli allevamenti di tutta Europa.

  • Cosa ha fatto l’Europa?
  • Cosa NON ha fatto l’Europa?
    • La Commissione ha inaspettatamente fatto marcia indietro sull'impegno di presentare una legislazione che vieti le gabbie nel 2023 e non ha neanche fornito ulteriori dettagli su quando tale proposta avrebbe potuto esser pubblicata in futuro. Questo atteggiamento mina le norme che governano le ICE e la credibilità stessa del processo democratico partecipativo che rappresentano.
  • Cosa potrebbe fare l’Europa?
    • Questo comportamento da parte della Commissione non è affatto un bel segnale da inviare ai cittadini, che vedrebbero compromesso lo strumento democratico dell’ICE. L’Europa potrebbe intanto motivare questa marcia indietro e prendere l’impegno a definire la proposta, impegno da rispettare, nel medio breve termine, indicando delle date.
  • Cosa chiediamo all’Europa
    • Di mantenere il suo impegno e rendere noto un calendario che indichi quando saranno pubblicate le proposte di riforme normative promesse e tanto attese dai cittadini europei ed italiani, per liberare dalle gabbie oltre 300 milioni di individui e segnare un primo passo importante verso la libertà dalle costrizioni e dalla sofferenza dell’allevamento.
  • Cosa abbiamo fatto 
    • Abbiamo raccolto le firme   per l'Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) End the Cage Age insieme alle altre associazioni italiane ed europee che hanno portato avanti la campagna per la fine delle gabbie in Europa
    • Abbiamo scritto per sollecitare le proposte di riforma promesse entro il 2023
    • Abbiamo presentato una denuncia formale al Mediatore Europeo per richiamare la Commissione alle sue responsabilità!


Focus: galline ovaiole

Tra gli animali maggiormente allevati in gabbia vi sono le galline ovaiole, circa 16 milioni solo in Italia. Il nostro dossier illustra la tragica siituazione di questi animali.

Immagini LAV, diffuse dalla coalizione End The Cage Age, hanno mostrato la realtà di allevamenti di galline ovaiole del Nord Italia, evidenziando un quadro molto critico. All’interno delle strutture gli animali appaiono sofferenti e le condizioni igienico-sanitarie sono del tutto inadeguate. Si tratta di vere e proprie fabbriche dove gli animali vivono in condizioni di grave privazione una forma di costrizione e confinamento inaccettabile. Queste condizioni hanno inevitabilmente gravi conseguenze sulla salute e sul benessere degli oltre 40 milioni di animali che, solo in Italia, vivono in gabbia. 


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martedì 13 febbraio 2024

Chiediamo un impegno chiaro e forte dalla parte degli animali

In vista delle elezioni europee che si terranno l'8 e il 9 giugno prossimi, le principali organizzazioni italiane per la difesa degli animali si sono unite sotto lo slogan "Anche gli anima... LEGGI I DETTAGLI

In vista delle elezioni europee che si terranno l'8 e il 9 giugno prossimi, le principali organizzazioni italiane per la difesa degli animali si sono unite sotto lo slogan "Anche gli animali votano" all’interno della campagna europea Vote For Animals per chiedere più tutele e maggiori protezioni per gli animali all’interno dell’Unione europea. 

Con le altre 11 organizzazioni aderenti* lanciamo oggi un programma composto da 10 punti con cui si chiede alle forze politiche e ai/alle candidati/e alle elezioni europee di impegnarsi, tra le altre cose, a sostenere l’eliminazione graduale delle gabbie negli allevamenti attuando l’Iniziativa Europea dei Cittadini, nonché di appoggiare una riforma ambiziosa della legislazione europea sul benessere animale con alti standard e specifici avanzamenti per tutte le specie negli allevamenti, includendo gli animali acquatici nella normativa di tutela e rendendo obbligatorio lo stordimento pre-macellazione per tutti gli animali

Non mancano punti specifici sul sostegno alla ricerca scientifica senza animali, alla estensione a tutta l’Unione dei divieti nazionali dell’allevamento per le pellicce e sulla richiesta di una politica europea per il contrasto e la prevenzione del randagismo e degli abbandoni di cani e gatti e per la lotta  al traffico dei cuccioli. 

Le organizzazioni chiedono inoltre un impegno affinché nella nuova proposta di Regolamento europeo sui trasporti vengano vietati i trasporti su lunga distanza per allevamento e macellazione, quelli di animali gravidi e non svezzati, nonché le esportazioni di animali vivi verso Paesi extra UE, con una transizione al trasporto di animali già macellati.

Le richieste includono il sostegno a una politica europea che favorisca le produzioni vegetali, quelle ad alto contenuto di benessere animale e di prodotti animali dall’agricoltura cellulare, e infine l’attribuzione al Commissario alla Salute e Sicurezza Alimentare di una nuova delega alla tutela degli animali. 

Con questo manifesto chiediamo ai partiti di inserire il tema del benessere animale nei loro programmi, per dimostrare a cittadini e cittadine la propria volontà di mettere fine alle peggiori sofferenze cui sono sottoposti ancora milioni di animali ogni anno, ma anche la volontà di tutelare la salute delle persone e dell’ambiente. I risultati scientifici dimostrano che l’approccio One Health — cioè quello che prende in considerazione le connessioni fra la salute di animali, esseri umani e ambiente — è il più efficace per fronteggiare le emergenze sanitarie come l’antibiotico-resistenza, le zoonosi o la degradazione degli ecosistemi. Negli anni i cittadini e le cittadine dell’UE hanno ampiamente dimostrato di avere a cuore il destino degli animali, allevati e non, e chiedono che chi li rappresenta faccia di più. Noi ci impegneremo a informarli su chi avrà aderito alla nostra campagna sottoscrivendo il programma che abbiamo stilato.Associazioni  firmatarie

*Le associazioni firmatarie sono Animal Equality Italia, Animalisti Italiani, Animal Law Italia, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, LAC, LAV, LEIDAA, LNDC Animal Protection, OIPA e Save the Dogs and Other Animals.


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